5-Destino

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ENEA'S POV:

"Alcune strade portano più a un destino che a una destinazione"

Jules Verne

Destino e destinazione, due parole diverse, stessa etimologia.

Si dice che il destino sia qualcosa di non casuale, qualcosa che c'è sempre anche quando non ce ne rendiamo conto, e che ci accompagna nel sentiero della vita.

"Era destino", dicono, pfff.

Sono solo cazzate.

Tra le due, infatti, la parola che mi convince di più credo sia proprio destinazione, o almeno, lo credevo fino a oggi.

È un po' come un "destino-in-azione", dove siamo noi a scegliere quando spegnere la luce del destino, quando siamo noi a prendere le redini della nostra vita.

Mia madre, da piccolo, mi recitava sempre una frase di Vecchioni, un cantautore italiano, che sentiva quando conobbe mio padre in Italia, che dice:

"Non importa quanto si vive (destino), ma con quanta luce (destinazione) dentro".

Ed io avrei tanto voluto spegnere quella luce.

Quella luce che mi ricordava che io ero ancora in vita, mentre lei no.

Lei che mi aveva dato la vita, lei che si era sacrificata per me.

Lei che mi aveva amato ancor prima di conoscermi.

Lei che avrebbe fatto di tutto pur di vedermi felice.

Lei che era semplicemente e unicamente la mia mamma.

Ed io non avevo fatto altro che creare problemi.

Avrei preferito non nascere che sapere che la causa della morte di mia madre ero proprio io.

Era un sabato di agosto, e come nostra tradizione, ero al lago con i miei fratelli e i nostri genitori per trascorrere del tempo tutti insieme.

Ci eravamo trasferiti da poco a Chicago.

Fino a qualche mese prima avevamo vissuto in un appartamento a Roma, città natale di mio padre, poi tutti insieme avevamo deciso di spostarci a Chicago, dove mia madre è nata e ha trascorso parte della sua vita, prima di conoscere mio padre.

Lui grande ricercatore in ambito medico, lei appassionata di arte.

Si conobbero a un convegno a Roma, dove papà aveva accompagnato un suo amico.

Quella sera camminarono per tutta Roma, parlando di loro come se si conoscessero da una vita.

Quella sera si sono presi per mano e non si sono più lasciati.

Appartenevano a due mondi completamente diversi, eppure vederli insieme era spettacolare... proprio come quel giorno.

Ricordo che io e i miei fratelli stavamo giocando, quando a un tratto sono caduto in acqua e non ho più sentito la sabbia sotto i miei piedi.

Ho cominciato a sudare e gridare per lo spavento, l'aria mi mancava, cominciavo a non sentire e capire più niente.

A un tratto ho visto il volto di mia madre, l'ho abbracciata e, finalmente, ho chiuso gli occhi, tranquillo di essere salvo, sereno di essere a casa...

Quando mi sono svegliato, però, la situazione è stata ben diversa.

Ho visto i miei fratelli accanto a me con le lacrime agli occhi, mio padre più distante da noi, che parlava con un poliziotto, c'era anche un'ambulanza nei paraggi.

IRIS SOULDove le storie prendono vita. Scoprilo ora