Capitolo 21

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Quando Pedro aveva visto Adrian in quello stato, la notte precedente, lo aveva raggiunto immediatamente sull’uscio per accompagnarlo al tavolo dove, insieme a Carlos e Alvaro, avevano consumato la cena poche ore prima.

Sembrava esausto e nervoso, era desolato dentro e fuori, come se avesse lottato in uno scontro corpo a corpo con una meteora vagante, ed era proprio una lotta interna che trasudava il suo aspetto stanco.

I suoi occhi azzurri erano lucidi, i capelli bagnati e appiccicati alla fronte, gli abiti zuppi, segno che aveva cavalcato sotto la pioggia. Non era il solito Adrian austero e sicuro di sé, era sconvolto, come se qualcuno o qualcosa lo avesse scosso nel profondo, lacerando a più livelli la sua solita imperturbabilità.

Tutti i presenti lo osservavano con malcelata curiosità, alcuni lo avevano riconosciuto immediatamente, altri domandavano del nuovo arrivato, scatenando nella sala un brusio sommesso che non giungeva alle sue orecchie otturate dalla voce dei pensieri.

Il musicista, un giovane marinaio dai lineamenti mediterranei, riprese a suonare l’organetto, riportando la situazione alla normalità, mentre Adrian si era fermato un istante di fronte al bancone per ordinare una bottiglia di vino.

Pedro non l’aveva mai visto così.

Nel locale c’era un forte odore di vino e di sudore, alcuni marinai e contadini bevevano qualunque cosa, vino, whisky, grappa, divisi in piccoli gruppi, mentre le donne danzavano al ritmo della musica, facendo svolazzare le gonne in mezzo al fumo dei sigari e delle pipe.

«Benvenuto, signor duca!».

A parlare era stato un uomo dalla lunga barba scura e una benda sull’occhio sinistro che lasciava intuire il suo passato cruento da uomo di mare.

Il pugnale attaccato alla cintura e i numerosi anelli che arredavano le sue dita gli conferivano un aspetto piratesco, ma il suo volto era bonario e gentile.

Il vino, che doveva aver bevuto a fiumi, velava l’unico occhio sano, arcigno e scuro, allungato da una piccola ruga accanto alla coda dell’occhio che spiccava leggera in un guizzo goliardico.

Adrian gli lanciò uno sguardo truce.

«Volevo ringraziarvi per l’aiuto che state dando a mio fratello. Lui abita a Monreale sapete, e la sua casa è stata danneggiata dall’uragano» asserì cordiale, inceppandosi qua e là a causa dei fumi dell’alcol.

Adrian aveva annuito silenziosamente.

Quel clima gioviale strideva con la tristezza del suo cuore.

Aveva ricambiato quel sorriso pieno di gratitudine, ma non aveva risposto, le parole erano bloccate in gola. Erano parole non dette, che urlavano nella sua mente, sovrapponendosi alla melodia suonata dal giovane marinaio e alle urla boriose degli astanti.

Si era accomodato al tavolo dei ragazzi, aveva aperto la bottiglia e aveva versato un bicchiere di vino, bevendolo avidamente.
Riprese fiato e continuò a bere versandosi a ruota altri due bicchieri.

«Va tutto bene, Adrian?» chiese Pedro, notando la sua agitazione.

Aveva gli occhi cupi.

«Tutto bene!» rispose, nervoso.

Quel tono poco convincente aveva insospettito i suoi amici.

La Confraternita dell'Arma BiancaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora