La carrozza con lo stemma dei Grammonte aveva lasciato Napoli da circa un’ora e all’interno vi regnava un clima gioviale dovuto all’esito del processo.
Giuseppe aveva finalmente ritrovato la libertà e poteva volare verso il futuro, disegnato dalla sua mente come un cielo sereno che si estendeva all’infinito verso l’alto.
Al suo fianco c’era Carmela, la donna della sua vita, colei che aveva rischiarato il suo cuore dal buio fitto del dolore vissuto per anni dopo morte di Maria.
Il passato era solo un ricordo lontano, il ricordo di Maria sarebbe rimasto indelebile, ma la sua vita non poteva soccombere in nome della sua memoria.
I giorni in carcere, trascorsi in solitudine nella piccola cella spoglia, l’avevano indotto alla riflessione, donandogli la consapevolezza che non era lui il colpevole di quella morte prematura e ingiusta.
Il suo unico peccato era stato quello di innamorarsi della figlia del suo nemico e, insieme a lei, aveva pagato rovinose conseguenze, forse più lui che lei, che aveva mitigato il dolore abbandonandosi alla morte, spiegando ali invisibili verso la speranza di un al di là migliore.
Giuseppe invece era restato e aveva dovuto affrontare i giudizi, l’odio e la vendetta da parte del carnefice che aveva calpestato senza ritegno quell’amore innocente, spingendo la figlia al suicidio, ma non solo, aveva sopportato per molto tempo una croce che pendeva sulla sua testa come una spada di Damocle: Annamaria.
Sua madre era stata la causa delle sue sofferenze, dapprima spifferando la sua relazione con Maria e poi proteggendolo quando aveva commesso quell’atto ignobile, accecato dalla rabbia, legandolo per sempre a lei.
Solo a Palermo aveva ritrovato la sua libertà, il conforto nel giovane cuore di Carmela e nell’animo grande dei Grammonte e Adrian.
Lì, in quel luogo che inizialmente rappresentava una condanna per lui aveva ricominciato a vivere e a sperare nel futuro. Era soddisfatto, felice e finalmente padrone della sua vita.
Adrian aveva sfiorato la mano di Teresa, mentre Conte narrava uno dei suoi aneddoti della vita di avvocato. La principessa appariva serena, ma era consapevole dell’angoscia che l’asfissiava.
Il principe stava molto male, era peggiorato giorno dopo giorno, e in un batter d’occhio si era ritrovato nuovamente avvolto dalle fauci della malattia, che corroborava il suo corpo scuotendolo con violenti colpi di tosse e febbre altissima.
Le previsioni del dottore Mancuso erano pessime, aveva previsto per Luigi solo qualche giorno di vita scatenando in Eleonora e sua figlia un dolore inspiegabile, inconsolabile.
Con il passare del tempo sembravano essersi rassegnate alla prossima morte dell’uomo, cercavano di stargli il più vicino possibile, carpendo ogni secondo che inesorabilmente lo allontanava dalla vita.
La carrozza trottava ad un ritmo costante quando fu scossa all’improvviso da uno strattone violento.
Il cocchiere aveva tirato le redini dei cavalli, frenando bruscamente e innervosendo le bestie che ora scalpitavano impazzite.
«Cosa succede?» chiese Conte, preoccupato.
Adrian aveva udito una voce minacciare il povero conducente che tremava terrorizzato.
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La Confraternita dell'Arma Bianca
Ficção HistóricaQuando il giovane duca Adrian d'Alba e il generale Riego fondarono la Confraternita dell'Arma Bianca per portare l'Europa alla libertà, non avevano considerato la grande avventura che si accingevano a compiere. Intrepidi duelli e scontri spietati ac...