Capitolo 9

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Molti braccianti e cacciatori si erano riuniti nei terreni confinanti con il bosco, le grida disperate di una donna si mescolavano al pianto di una ragazzina accovacciata sul sentiero arido e pietroso ed immersa in un lago di sangue. Un proiettile vagante aveva colpito la fanciulla avventuratasi di soppiatto nella foresta per raccogliere le more e altri frutti di bosco.

La cesta, riempita a metà, era rotolata poco lontano da lei, versando tutto il contenuto a terra. La pallottola l'aveva colpita al polpaccio dal quale sgorgava un generoso fiotto di sangue.

La piccola osservava la ferita spaventata, piangendo e urlando insieme alla madre, una contadina che lavorava nei poderi del principe. Essendo impossibilitata a camminare, Antonio aveva inviato alcuni braccianti al castello a prendere un calesse, ma la strada che portava in città era dissestata e c'era il pericolo di provocare ulteriori danni alla ferita.

Quando Adrian era arrivato, al galoppo, la folla si era allargata per farlo passare.

«È arrivato il duca!» constatò uno degli uomini, che assisteva alla scena.

«Cosa è accaduto?» Adrian si rivolse ad Antonio.

«La ragazzina è stata colpita da un proiettile, signor Adrian. Avevamo intenzione di trasportarla a casa sua con il calesse, ma la strada non è sicura, bisogna procedere lentamente e temiamo che la situazione possa peggiorare».

Il duca era smontato da cavallo.

«Capisco!».

Si avvicinò alla ragazzina che lo guardava spaventata.

«Come ti chiami, piccola?» chiese teneramente, sperando di non spaventarla con la sua presenza.

«Rosalia, signore» rispose tremante, il dolore era insopportabile.

«Rosalia, adesso controllerò la ferita, non temere, non succederà nulla!» la tranquillizzò.

Adrian alzò la gamba, piccola e magra, afferrandola delicatamente per il piede.

Il proiettile aveva raggiunto l'osso, occorreva immediatamente un medico.

«Dunque non c'è un altro metodo per portarla in città, don Antonio?».

L'uomo dissentì.

«Non nello stato in cui si trova la bambina, signor Adrian!».

Il duca si era fermato un istante a riflettere, mentre un brusio generale si diffondeva nell'aria.

«D'accordo, portiamola al castello!» affermò, in tono deciso.

Antonio aveva eseguito l’ordine titubante, non sapeva come il principe e la principessa avrebbero reagito, ma non poteva abbandonare quella povera creatura in mezzo alla strada, il duca aveva ragione, il luogo più vicino che poteva offrirle l'aiuto necessario era il castello.

Il calesse partì, guidato da Antonio, con a bordo Rosalia e sua madre, mentre Adrian li scortava a cavallo; i braccianti, invece, erano lentamente sciamati verso i poderi, riprendendo il loro lavoro, ma i cacciatori avevano interrotto la battuta di caccia.
Una disgrazia era più che sufficiente.

Teresa ed Eleonora erano in giardino quando il calesse era arrivato.

Il sangue continuava a scorrere dal polpaccio di Rosalia che durante il breve tragitto era svenuta. Sua madre continuava a piangere e si era accorta che la piccola scottava, aveva la febbre alta.

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