Capitolo 52

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31 dicembre 1818

L’oscurità serpeggiava lenta e soave nell’accampamento in cui stanziava il battaglione di soldati guidato dal generale Riego.

Era una notte senza luna, punteggiata da miliardi di stelle che brillavano inquiete sulle teste di quegli uomini le cui gesta avrebbero cambiato il destino della Spagna.

Tutti loro sapevano che l’indomani, il giorno della partenza per l’America, sarebbe stato decisivo.

Tra di loro erano presenti membri illustri della confraternita il cui scopo principale era distruggere e annientare il potere di Ferdinando VII di Borbone, che avevano agito in tal senso portando quegli uomini disposti a sacrificarsi in nome della libertà, con quel carisma tipico dei rivoluzionari, dalla loro parte.

Nessuno di loro si sarebbe imbarcato per l’America, consapevoli che il loro nemico più pericoloso governava la Spagna.

L’animo di quei giovani fremeva burrascoso e impaziente di portare a termine una missione che avrebbe cambiato per sempre le sorti della patria, amata al punto da perdere la vita in nome di essa.

Le truppe erano accampate in Andalusia, a Cadice, dove qualche giorno prima Ferdinando in persona aveva supervisionato le truppe.

Il re si aggirava maestoso lungo le fila dell’esercito, fiero e autoritario.

Era avvolto nel suo mantello color porpora e la spada gli pendeva, lunga e scintillante, dal fianco sinistro.

Ogni singolo uomo, a capo chino, attendeva il suo passaggio e quando aveva terminato il giro aveva raggiunto i generali, che lo attendevano in testa ai battaglioni assegnati.

Si era posizionato di fronte a loro, complimentandosi per l’organizzazione e la disciplina eccellenti, poi aveva pronunciato un lungo discorso per risvegliare nei suoi soldati la devozione verso di sé, esprimendosi con un fervente patriottismo.

Dopo quel giorno si era trattenuto a Cadice fino al 25 dicembre, assicurandosi che tutto fosse predisposto secondo la sua volontà, poi aveva lasciato il tutto in mano ai generali.

La data della partenza era nota già da un paio di mesi e così la confraternita aveva avuto il tempo di avvisare Bolivàr, che stava attendendo i loro ordini, per mezzo di Remo.

Il servitore aveva consegnato al generale un biglietto con tutte le informazioni necessarie ed era ripartito immediatamente per raggiungere il duca in Andalusia, era arrivato proprio il giorno del discorso del re e aveva avvisato immediatamente il suo padrone del buon esito dell’operazione.

Ora che ogni cosa era stata stabilita era giunto il momento di agire.
Adrian osservava il cielo stellato, mentre il volto di Teresa si materializzava nella sua mente.

Erano passati due mesi dall’ultima volta che aveva avuto occasione di accarezzarla e stringerla a sé.
L’ultima notte trascorsa con lei era stata indimenticabile.

L’intensità di quegli occhi verdi che lo amavano teneramente lo accompagnava ogni singolo istante, riportandolo con la mente a quei momenti indelebili, colmi di amore e desiderio.

Lacrime e carezze si erano susseguiti senza posa durante i giorni che precedettero la partenza, poiché da quando si erano sposati non avevano mai passato tutto quel tempo lontano l’una dell’altra. Entrambi vivevano quel momento come un vero e proprio abbandono avviluppato da una nostalgia sempre più crescente.

Adrian era pienamente consapevole dei propri doveri e del grande compito che l’aspettava, ma non avrebbe mai pensato che una donna gli devastasse a tal punto la vita da far passare anche la Spagna in secondo piano.

Quei mesi di lontananza lo avevano portato alla consapevolezza che l’unico suo vero desiderio era quello di vivere al fianco di Teresa per sempre e condividere con lei ogni istante. Passava ore intere a visualizzare nella mente il suo sorriso fanciullesco e sorrideva tra sé dolcemente agognando con fervore l’attimo in cui avrebbe sfiorato ancora la sua bocca.

Giurò a sé stesso che non si sarebbe separato mai più da lei, era disposto a sacrificare persino la sua amata terra per quell’amore struggente e perenne.

Sfilò dal taschino una delle ultime lettere che gli aveva inviato e cominciò a leggerla:

“Amore mio, da quando sei lontano la vita per me è diventata un inferno, la tristezza mi accompagna in ogni istante e non c’è momento della giornata che la mente non si perda nei meandri del ricordo dei giorni felici in cui eravamo l’uno tra le braccia dell’altro.
Non ti dico questo per addolorarti, sono consapevole dei tuoi obblighi e non desidero affliggerti con le mie lamentele, voglio soltanto che tu sappia quando è grande l’amore che provo per te, un amore che m’impedisce persino di respirare.
Sei la mia ragione di vita e aspetto il tuo ritorno con impazienza.
Ti amo
Per sempre tua.
Teresa.”

Lesse e rilesse quei versi parecchie volte, come se da quelle parole riuscisse a distinguere il suono della sua voce che puntava dritta al suo cuore, poi la conservò tristemente rivolgendo nuovamente lo sguardo verso il cielo, perdendosi nello scintillio gemmato delle stelle.

Verso mezzanotte era rientrato nella tenda, che condivideva con Juan, Pedro, Alvaro, Carlos e Remo, per riposare un po', ma il sonno tardava ad arrivare.

Anche il cuore di Teresa tremava, smosso dallo scintillio vibrante della volta celeste.

Osservava quel fremito incessante che s’irradiava dall’abisso dell’universo fin nelle profondità del suo spirito completamente rivolto al suo amore lontano.

Con le mani poggiate sulla balaustra del balcone della sua camera immaginava il volto dell’amato, accarezzandone i tratti col pensiero; i suoi occhi, la sua bocca, i suoi capelli, il suo intero essere a cui si sentiva avvinta sempre di più.

La mancanza di Adrian era una presenza profonda e radicata nella sua anima, non passava istante senza che la mente e il cuore si proiettassero all’unisono su di lui, facendolo divenire un’occupazione costante.

Teresa era molto preoccupata, era a conoscenza dell’avventura che suo marito aveva intenzione di intraprendere e temeva il peggio. Uno strano presentimento l’assillava, incutendole un timore ingiustificato.

Sospirò angosciata e ritornò nella camera.

Il cuore tamburellava impazzito, mentre estraeva dal cassetto l’ultima lettera che Adrian le aveva inviato.
Si accomodò sul letto e la lesse per l’ennesima volta:

“ Amore mio,
questa lontananza mi consuma ogni singolo minuto.
L’anima e il cuore ti reclamano ininterrottamente e bramano il tocco delicato delle tue mani.
Rivederti è il mio unico scopo, farei ritorno in quest’istante se potessi, solo per stringerti un solo minuto e lotto con me stesso per resistere a questa tentazione struggente, soltanto il pensiero di saperti al sicuro mi consola e mi conforta in quest’inferno che ci separa.
La battaglia è imminente amore mio, la lotta contro cui ci spinge il fato segnerà il destino di tutti noi e si protrarrà per intere generazioni... ma tu non temere, combatterò anima e corpo per poter rivedere il tuo volto, foss’anche per l’ultima volta.
Ti amo e ti amerò per tutta la vita.
Per sempre tuo,
Adrian.”

Una lacrima le solcò il viso, mentre istintivamente portò quel foglio sul cuore, come se volesse intrappolarvi all’interno le parole impresse sulla carta.

Pregava giorno e notte affinché il suo Adrian uscisse sano e salvo dallo scontro, che sarebbe esploso a breve, ma non avrebbe mai immaginato che la battaglia imminente di cui parlava nella lettera avrebbe avuto luogo l’indomani stesso.

La Confraternita dell'Arma BiancaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora