Capitolo 39

13 5 3
                                    



Il 20 maggio, come stabilito da molti mesi, in un monastero sperduto, sulle cime dei Pirenei, aveva avuto luogo la riunione della Confraternita dell’Arma Bianca.

Adrian non aveva ancora ricevuto notizie di Rafael quindi era stato costretto a indire una riunione straordinaria, ma a questo avrebbe pensato a suo tempo, adesso doveva consegnare ai confratelli il programma degli eventi futuri attraverso cui avrebbero mosso le fila della storia.

Ogni confratello aveva ricevuto una lettera con cui veniva formalmente invitato a partecipare alla riunione e li avvisava di prendere tutte le precauzioni per evitare rischi e pericoli.

Tutti loro erano arrivati con vetture anonime, lasciate molto lontano dal monastero per poi proseguire il resto del cammino a piedi, incappucciati per non farsi riconoscere, nel bel mezzo della notte.

Quando arrivavano, mostravano l’invito ricevuto ad uno dei monaci, posto all’entrata del portone principale, un monumento in noce alto quattro metri, il  quale controllava che ogni singola missiva fosse siglata dal sigillo della loggia.

Una volta ammessi, raggiungevano, passando per una scala di pietra, un’enorme sala circolare, arredata da una grande tavola rotonda composta da venti posti dove potevano sedere i rappresentanti ufficiali eletti dai membri della confraternita, mentre gli altri potevano accomodarsi ad una delle sedie posizionate circolarmente per tutta la stanza.

Il rito iniziale prevedeva i saluti, in assenza del generale erano stati svolti dal giovane capitano, spalla destra di Riego e vera mente del progetto in corso, stimato e rispettato al pari del generale, che sedeva al tavolo insieme agli alti ufficiali della confraternita, la quale contava tra le sue fila i rampolli di alcune delle casate più importanti d’Europa; erano presenti anche Giuseppe Pignatelli, Eleonora di Grammonte e il Barone Nero, che grazie all’intervento di Luigi era riuscito a preservare la sua libertà.
Ai saluti era seguito il rituale, in cui ognuno di loro beveva vino rosso dalla stessa coppa, in oro massiccio e ornata di brillanti preziosissimi, accompagnato dai canti religiosi dei frati del convento. Mano a mano che la coppa passava in mezzo agli ospiti, una bandiera con il pugnale rovesciato veniva issata sopra le loro teste al cospetto della quale i presenti avevano l’obbligo d’inchinarsi in segno di rispetto, restando in silenzio per alcuni minuti.

Il primo a prendere la parola avrebbe dovuto essere il gran maestro Rafael del Riego, ma non essendo presente doveva parlare colui che nella gerarchia della loggia occupava il secondo posto, ossia il capitano, affiancato dal Conte Salvatierra.

«Benvenuti, fratelli!» proferì, in tono solenne.

Era seguito un istante di rispettoso silenzio, subito dopo gli astanti  avevano risposto sollevando la mano sinistra chiusa a pugno, che indicava la stretta del pugnale, simbolo della confraternita.

«Siamo qui riuniti per discutere gli sviluppi del nostro progetto».

Intanto Juan aveva preso l’urna di vetro in cui erano custodite le copie che contenevano i punti principali da discutere. L’aveva adagiata delicatamente sul tavolo, poi il conte aveva distribuito i fogli a tutti i presenti, mentre Adrian riprendeva la parola.

«Avrete notato l’assenza del gran maestro, il generale Rafael del Riego...» fece una breve pausa per raccogliere tutta l’attenzione su di sé

«Ebbene, il generale sta affrontando un’ardua missione, ne parleremo a breve!» concluse.

Quando ognuno ebbe la sua copia aveva ricominciato a parlare.

La Confraternita dell'Arma BiancaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora