Capitolo 35

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Formicolii a parte, nonostante fossi invasa dal calore della sua pelle e inebriata dal suono della sua voce, rimasi senza parole...era come se fossi in uno stato di pace da cui non volevo svegliarmi e andare avanti... mi bastava stare ferma li abbracciata a lui e ad ascoltare il suono della sua voce all'infinito.

"In che senso?" fu l'unica cosa che mi venne in mente di dire anche per contestualizzare un attimo la sua domanda, alla fine voleva dire tutto, ma voleva anche dire niente. Restare significava che non sarei dovuta sparire dai radar dopo la mia partenza? Significava restare a Parigi con lui? Oppure significava rimanere in contatto senza perdersi?!?

"Intendo dire, se ti va di rimandare il tuo rientro a Milano per stare insieme qualche giorno in più"  disse mentre eravamo ancora abbracciati e la sua voce,  già sapete, mi faceva sognare soprattutto perché vibrava direttamente vicino al mio orecchio ed era pura poesia, di fatto ogni volta era sempre la stessa storia, ci mettevo un po' per metabolizzare e rispondere.

Comunque solo una stupida avrebbe risposto di no o si sarebbe fatta scappare un'occasione come quella che mi si era appena presentata: trascorrere tempo di qualità con un ragazzo dalle mille qualità, ma con cui soprattutto ci stavo divinamente.

Tuttavia, tra le tante soluzioni post-viaggio a cui stavo pensando, quella di rimanere con lui e rimandare la partenza per Milano non l’avevo ancora presa in considerazione. Rimasi di fatto in silenzio. Nel mentre pensavo che avrei dovuto per forza riprendere a lavorare e, di fatto sarebbe stato impossibile chiedere altri giorni di ferie; non che non li meritassi, ma avevo esaurito le mie due settimane di svago (la prima settimana ero andata a trovare i miei per stare un po’ in famiglia e la settimana successiva ero salita a Parigi per la vacanza con le mie amiche, quella che non ci eravamo mai concesse dalla maturità). Ripensandoci meglio, avevo ancora a disposizione il sabato e la domenica, ma il rientro a Milano, si sa, va metabolizzato e ormai non ho più l’età per fare tutto un tiro o tirare dritto senza avere conseguenze o rimpianti di non essermi riposata e preparata psicologicamente al rientro al lavoro.

In tutto questo però ero contenta che lui mi avesse chiesto di rimanere con lui, significava che ci teneva a me più di quanto mi aspettassi. Lo si poteva dedurre anche dal modo in cui mi guardava, perché nel frattempo si staccò da me per guardarmi perdermi nel mio silenzio, ma vi posso assicurare che io stavo messa peggio di lui. Io ero nel mio fottuto silenzio mentre calcolavo ogni possibilità per potergli rispondere di SI, ma non smettevo di fissarlo. Desideravo avere i suoi occhi concentrati su di me in attesa di avere una mia risposta dalla quale sarebbe, penso dipeso tutto il nostro destino (o almeno questo è quello che pensavo in quel momento).

Non dovevo fissarlo troppo, dovevo continuare a concentrarmi sulle possibili soluzioni, sui dei metodi alternativi ma lui e quelle sue fossette mi distraevano. Mi guardava e mi sorrideva, impaziente di sapere, poi giocava con quella sua linguetta tra le sue labbra e io lí, mi persi un'altra volta. Smisi di pensare e ricambiai il sorriso e Charles fece altrettanto, intensificando la mia persuasione. Se di lui se ne sarebbe accorto anche un bambino, di me se ne sarebbe accorto anche un cieco. Eravamo in sintonia, lo percepivo che eravamo sulla stessa linea di pensiero, stesse vibes ed era evidente, ma rimasi un po’ troppo in silenzio per i suoi gusti perché cercando le mie mani, mi chiese:

“ma quindi?”

“Si, scusami...ci stavo riflettendo..un po' troppo in effetti”

“Hai ragione, forse sono stato un po' troppo diretto”

“Non è quello Charles..” dissi ma senza avere modo di continuare la frase

“Comunque non devi per forza rispondermi adesso... solo prima che prendi quel volo" disse ridendo, ma giocherellava con le mie mani (forse segno di agitazione? forse non si aspettava questa risposta...)

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