24. RESPONSABILITÀ NON VOLUTE

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KILLIAN


L'allenamento del mattino è stato estremamente sfibrante. Alcuni errori nella prima partita di campionato non sono andati giù al coach Dunn, tanto da pretendere d'ora in avanti più costanza.

Dieta, palestra e allenamento.

Pressing.

Tiro.

Pattinare.

Ad una certa non riuscivo nemmeno più a respirare, ed è stato quello il momento in cui ha fischiato e ci ha mandati tutti sotto la doccia. So anche che il coach sta rivalutando la scelta del capitano. Ogni due per tre guarda qualcuno e scrive qualcosa sul suo taccuino, per poi discuterne con uno dei suoi assistenti.

Non mi lamento. Il suo obiettivo come quello di tutta la squadra è accedere alla finale del Frozen Four e poi ovviamente vincere.

Ma anche solo arrivare lì per la Silverleaf sarà un qualcosa.

Aspetto che Jack finisca di fare la doccia, mentre da seduto sulla panca, mi asciugo i capelli con una tovaglia.

Gli altri sono troppo stanchi per dire una parola, a malapena riescono a respirare e a tenere gli occhi aperti. Il coach ci sta distruggendo con questi allenamenti doppi di prima mattina, e se prima ci allenavamo due ore e finiva lì, adesso il tempo è moltiplicato e ci si aspetta un maggiore sforzo da parte di tutti, nessuno escluso.

Quando con Jack e Gerald usciamo dagli spogliatoi, accendo il mio cellulare. Di solito lo spengo per evitare che mia madre mi cerchi insistentemente, e faccio bene.

Solo le prime dieci chiamate sono da parte sua, con altrettanti venti messaggi di suppliche.

Le ho già mandato tre giorni fa i soldi che le toccano. Ora basta.

MUM: Per favore.

MUM: Kill, per favore. Ti supplico, piccolo mio.

MUM: Do fuoco alla casa se non trovo i soldi sul mio conto entro dieci minuti.

MUM: I dieci minuti sono terminati.

MUM: Rispondi, fottuto stronzo!

MUM: Sei uno sbaglio! Mi hai rovinato.

MUM: Dovevo abortirti.

MUM: Sei nato soltanto perché credevo di riavere indietro quel figlio di puttana di tuo padre.

MUM: Sei un figlio di puttana come lui.

Scrollo verso gli ultimi messaggi che di solito sono quelli più teneri, e chiudo la sua chat quando leggo qualcosa che una mamma dovrebbe dire al proprio figlio sempre. Anche se lei lo dice quando sa che nonostante continui a infierire contro di me, nulla cambierà.

Non l'ho mai risposta ai messaggi. Non so nemmeno perché si ostina a scrivermeli. All'inizio pensavo che non risponderla significasse farle credere che non li avessi nemmeno letti, invece penso che lei sa che eventualmente prima o poi li leggerò, così continua a inviarli.

Be' ha ragione, li leggo.

Soltanto per odiarla un po' di più.

«Ti piace?» Mi chiede Jack mostrandomi un video di un gatto che porta in bocca il suo cucciolo alla padrona.

THE PUCK PROMISEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora