Capitolo 23

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L'immagine è un incontro ravvicinato con Harry Styles, se siete facilmente impressionabili non la guardate, potreste morire di orgasmo acuto. Grazie.

Faceva caldo, troppo caldo. Non riuscivo a respirare. Aprii gli occhi con fatica cercando di abituarmi alla luce del giorno.
Un braccio era posato sulla mia pancia. Lo seguii fino al viso. Non era possibile. Harry?
Mi salì subito il panico.
E adesso cosa facevo?

Provai a scostare il suo braccio, ma lui si svegliò.

"Cosa?" Disse lui guardandosi intorno.

"Perché diamine sono qui?"
Dopo pochi secondi si rese conto.

"Oh no...tutto questo è sbagliato."
Disse passandosi una mano sulla faccia.
Io cercai disperatamente i miei vestiti. Imbarazzata, mi alzai dal letto e presi i vestiti che avevo il giorno prima. Me li sarei cambiata appena Harry avrebbe lasciato la stanza.
Non sapevo che dire. Era tutto così strano e imbarazzante.

"Puoi...puoi andartene per piacere."
Ignorai le lacrime che minacciavano di scendere. Non volevo che stesse qui dopo tutto quello che avevo passato.
Abbassai lo sguardo. Se avessi incontrato il suo nero e cupo sarei scoppiata in lacrime.

"No, non me ne vado. Devo ancora capire che cosa mi sta succedendo!"

Perché era così lunatico? Passava da tranquillo ad arrabbiato in pochi secondi. Si alzò da letto e notai che era splendidamente senza maglia. Non potevo fare a meno di fissarlo.

Venne verso di me, finché non ci ritrovammo faccia a faccia.

"Io devo sapere come mai tu mi stai rovinando la vita e mi stai fottendo il cervello."
Rovinando la vita io? Semmai era lui che l'aveva rovinata a me!

"Cosa mi hai fatto?"
Sussurrò avvicinandosi sempre di più con voce roca. Mi morse il lobo dell'orecchio e io ci misi tutta la mia volontà per non gemere. Cercai di spingerlo via con le mie mani che si erano posare sul suo petto.

Lo guardai finalmente dritto negli occhi. Non aveva un'aria così cattiva quella mattina. Era più sereno.

Dio era bello da morire.

Scacciai i miei pensieri velocemente, non capivo perché la mia mente pensava quelle cose quando quel bellissimo essere presente davanti a me mi stava rovinando lentamente.

Iniziò a sorridere. Spalancai gli occhi. Non era un sorriso maligno. Non era uno di quelli che faceva sempre, quelli che apparivano nei miei incubi. Quello era diverso. Era come uno di quelli che aveva quando eravamo bambini, un sorriso sereno e spensierato.

"Ciao amore." Disse prima di scomparire nel nulla.
Toccai davanti a me. Era sparito. Guardai per tutta la stanza e lui non c'era più.

Era così strano. Prima mi minacciava e mi chiedeva delle risposte a delle domande che nessuno dei due riusciva a comprendere e poi ad un tratto se ne andava. Volevo tanto capire quali erano i suoi pensieri, volevo capire tutta questa strana situazione dal suo punto di vista. Volevo delle risposte anche io, volevo capire se lui in qualche modo provava le stesse cose che provavo io.

Mi sedetti a terra per rielaborare quello che era appena successo.
Non ero io che avevo fatto qualcosa a lui, era lui che di sicuro aveva fatto qualcosa a me. Stavo letteralmente impazzendo.

***

Aprii la porta e una madre allegra si presentò davanti a me.

"Ciao!" Squittì lei entrando in casa. Alzai gli occhi al cielo per il suo troppo entusiasmo.

"Come è andato al lavoro?" Le chiesi chiudendo la porta.

"Bene!" Rispose sempre con una voce acuta.

"C'è qualcosa che devi dirmi?"
Dissi sedendomi in cucina.

"No perché?" Rispose velocemente con un'aria dispersa e confusa.

La guardai da capo a piedi.

"È che...mi sembri così felice." Era vero, aveva un sorriso enorme stampato in faccia. Era così grande, quasi finto. Era così strano. Forse perché dopo quel brutto periodo con papà non l'avevo più vista sorridere in quel modo.

"Oh! È perché ho ricevuto lo stipendio!"
Alzai gli occhi al cielo di nuovo.

Misi in un piatto la pasta che stavo cuocendo e lo servii a mia madre. Poi preparai il mio è mi sedetti di nuovo a tavola.

"Probabilmente ti starai chiedendo perché ieri sera non mi sono presentata a casa..."
Ci pensai un attimo. Ieri sera?
Iniziai a pensare alle mani di Harry che mi toccavano il corpo e alle sue spinte violente dentro di me. Mi sentii accaldare le guance. Meno male che non era in casa.

"Ecco ho avuto delle complicazioni a lavoro, sai una mia collega si è ammalata così l'ho sostituita io. Spero che non ti sia preoccupata tanto." Spiegò gesticolando ogni due per tre.

"Non ti preoccupare per me, mamma. Ormai sono grande, posso anche cavarmela da sola."
Ricambiai il sorriso.

Misi tutto a posto, mi misi le scarpe e presi il telefono.

"Mamma io esco!" Le urlai.

"Con chi esci?"
Apparì da salotto con un'aria investigatrice.

"Con degli amici." Risposi vaga.

"Maschi o femmine?"
Alzai per l'ennesima volta gli occhi al cielo. Ma perché a me?

"Ma che importanza ha?" Le dissi spazientita. Non ero più una bambina, potevo uscire con chi volevo.

"Non importa..."

Feci per uscire quando mia madre mi interruppe ancora.

"Senti tesoro, se ha ancora dei problemi con...sai...Harry," disse pronunciando in modo strano il suo nome. "Io sono qui se ne vuoi parlare."
Cosa voleva ancora da me? Tanto lei pensava ogni volta che fossi pazza.

"Mamma, no."
Sbuffai chiudendo finalmente la porta.
Mi dava fastidio il fatto che per lei sembravo un caso perso. Mi trattava con una bambina di 6 anni solo perché secondo lei mi immaginavo cose strane. Lui però era reale, ma nessuno poteva vederlo a parte me.

Ritornai nel posto dell'altro giorno. Mi pareva fosse la casa di Luke.

Gli mandai un messaggio dicendogli che lo aspettavo e in pochi secondi uscì dalla porta.

"Ehi." Disse mordendomi il labbro vicino al punto in cui c'era il piercing.

"Ciao." Lo salutai sorridendogli. Ci eravamo organizzati per farmi fare un giro della città.
Qualche minuto dopo arrivò anche Sam.
Mi portarono in una zona che non avevo ancora visto. Ogni due per tre incontravamo delle persone che a quanto pare loro conoscevano. Erano tutti punk, pieni di piercing e tatuaggi.

Se mia madre avesse visto con chi uscivo di sicuro ci saremmo trasferiti di nuovo.

Non era una brutta idea, di sicuro non avrei più rivisto Harry. Ma qualcosa mi voleva fare restare in quella città, qualcosa mi legava ancora stretta ad Harry. In qualche modo mi sentivo così unita a lui, forse era nato un legame, forse era questo di cui parlava Harry all'inizio. Diceva che in qualche modo si sentiva collegato a me, come un pezzo di puzzle. Quei due pezzi erano in qualche modo uniti e non potevano essere legati a nessun altro. Quella persona poteva essere collegata in quel modo solo ad un altra persona. Avevo paura che noi potevano essere proprio quei due pezzi di puzzle.

Dark Eyes  ➳ h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora