Piece of a Puzzle || Seungbin (Book 2)

53장: trastullo tra amici (parte seconda)

«Questo non è giusto.» Gemette frustrato Seungmin lasciando cadere la pistola giocattolo, mentre Jeongin ballava entusiasta della sua vittoria: batteva le mani, sorrideva entusiasta, muoveva la testa, saltava sul posto scivolando verso sinistra e poi verso destra, «Mi hai distratto, brutto imbroglione.»

«Tu prima mi stavi dando i calci alla moto, dente per dente occhio per occhio.» Affermò il più piccolo mentre prendeva la mano dello studente e lo trascinava ad un altro gioco, non lasciandogli il tempo nemmeno di muovere le gambe tanto che stava quasi per cadere; eppure la risposta di Seungmin fu semplicemente ridere, «Adesso farò il bravo, non imbroglio. Tanto fai schifo ai giochi a prescindere.»

«Io dopo non ti compro lo yogurt alla pesca.» Jeongin si voltò con il broncio, «Non te lo meriti, sei un imbroglione.»

«Ma hai iniziato tu a comportarti in modo scorretto.» Calpestò i piedi per terra avvicinandosi di più al suo migliore amico, «Io mi sono comportato di conseguenza. È colpa mia se sei scarso?»

«Bastardo.» Esclamò a gran voce prima di portarlo di fronte agli arcade, «Ascolta, chi perde...»

«Tanto perderai tu.» Lo canzonò prima di mettere un gettone ed entrambi si ritrovarono a guardare lo schermo scegliendo il proprio giocatore.

Eppure quando iniziò il gioco, sia Seungmin che Jeongin si ritrovarono a spintonare, premere i tassi dell'altro e coprire lo schermo dell'avversario. Finché Seungmin non vinse e Jeongin si ritrovò a cadere sulle proprie ginocchia gemendo esasperato, stanco di quei giochi e di tutte quelle energie sprecate, eppure, nonostante la stanchezza, era contento di star passando quella serata con lui. Gli ricordavano i vecchi tempi dove nonostante la preoccupazione per le condizioni del suo amico, Jeongin cercava di restare forte e farlo distrarre inventando delle uscite per vederlo ridere e giocare come un normale adolescente.

Changbin non poteva avere idea di quanto fosse difficile stare al fianco di Seungmin, per quanto lo volesse bene a volte gli risultava difficile restare forte in sua presenza. Seungmin aveva da sempre avuto l'abitudine di scappare a casa di Jeongin dopo ogni abuso che subiva, si chiudeva in sé stesso piangendo e non parlava; non una parola per ore ed ore, allora Jeongin, alla sua giovane età, inventava dei modi per provare a fare sentire la sua presenza e distrarlo. Lo voleva un bene dell'anima, lo avrebbe protetto con tutto sé stesso: ma a quindici anni non aveva idea di come poterlo aiutare, di come poter denunciare quello che lui riceveva ogni singolo giorno.

Nessuno in quel gruppo si era mai chiesto come Jeongin stesse, come avesse reagito a quella dura realtà, alla morte. Jeongin si era sempre incolpato della morte del suo migliore amico, perché se solo si fosse attivato prima forse sarebbe stato ancora vivo. Si era incolpato di tutto, di non avergli reso quei momenti abbastanza indelebili nella sua memoria, di non aver protetto abbastanza il ragazzo; almeno non come Seungmin faceva con Jeongin.

«Cose che capitano, ti comprerò lo stesso lo yogurt alla pesca. Su andiamo, non piangere.» Jeongin lo guardò mentre riceveva delle pacche affettuose sulla spalla con un sorriso raggiante.

Se solo fosse stato in grado di salvarlo prima, come Jisung aveva fatto con Minho. Se non era ancora vivo con il suo corpo precedente, era completamente colpa sua.

«Ya, andiamo o vuoi continuare a guardare la parola loser, eh?» Jeongin si alzò subito, si sentiva avvolto dai pensieri, distratto da ciò che era il passato che aveva trascorso con Seungmin, «Lo yogurt ci aspetta!»

«Voglio anche gli extra di cioccolatini.» Esclamò saltando sul posto ed inseguendo lo studente, «Di tutti i colori.»

«Va bene, ma non esagerare che dopo Chan si arrabbia con me.» Lo guardò come una madre che diceva al proprio figlio piccolo che non poteva mangiare i biscotti quindici minuti prima del pranzo.