2. Lukas

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LUKAS


Lukas Walton ha l'aspetto di un dio greco. 

In molti vorrebbero farselo: e non intendo solo le ragazze, alle quali concede volentieri i suoi favori, se sono belle e sexy e gli dimostrano fin da subito di essere brave con la bocca. 

No, intendo anche i maschi. In molti avrebbero voluto profanare il suo appartamento sul retro. Ma da quel punto di vista non c'è trippa per gatti.

Ok, fa un po' psicopatico parlare di se stessi in terza persona, ma è già tanto che non uso il plurale maiestatis.

D'accordo, sono un po' troppo arrogante e sicuro di me stesso, e del tutto privo di una cosa semplice e carina come la modestia, ma io non sono semplice e carino, e la modestia è la virtù dei falliti.

Io sono nato con la camicia, perché dovrei vergognarmi di ammetterlo? 

Mio padre è uno degli uomini più ricchi degli Stati Uniti: possiede alberghi di lusso sparsi in tutto il mondo. Il suo nome è incluso nella classifica di Forbes. Mia sorella è sposata con un conte francese e vive nella Loira, in un vero e proprio castello. Mia madre insegna Letterature romanze a Princeton, ma non era mica una sfigata con la borsa di studio: è nata con la camicia pure lei, la sua famiglia di origine gestisce un'importante società immobiliare nei paesi arabi e suo nonno è stato governatore del New Jersey.

Ho diritto di essere un po' vanitoso, no?

Dovunque vada attiro gli sguardi, e non esagero, lo giuro. Accade anche adesso, mentre entro in uno dei caffè vicino alla scuola d'arte di Yale.
Non proprio un localino di lusso, pieno di ragazze eccentriche, di quelle che se non te le scopi al college non te le scoperai mai più perché col cazzo che, dopo, puoi farti vedere in giro con una dai capelli viola la cui maggiore ambizione è dipingere i muri dei palazzi per mimetizzare il degrado urbano.

A Everton, il mio migliore amico, piace una di queste qui. Dice di averla conosciuta al museo, anche se non so cosa diamine ci facesse al museo visto che la sua cultura artistica è talmente dozzinale da non saper distinguere una pittura rupestre preistorica dagli scarabocchi del suo fratellino di sei anni. 

Non che abbia tutti i torti, sono schifezze molto somiglianti fra loro, ma io sono stato costretto da mia madre a conoscerne la differenza. 

Da piccolo avevo una specie di precettore che mi portava nelle gallerie d'arte, perché secondo i miei un po' di conoscenza artistica è indispensabile o si finisce col sembrare i classici ricchi americani bifolchi. 

E noi, invece, vogliamo sembrare i classici ricchi americani eleganti, quelli che indossano abiti e scarpe Made in Italy, non mangiano orribili cose mollicce ammassate tutte nello stesso piatto, si intendono di vini, e se gli metti davanti la Monna Lisa pensano sia un'opera immortale e non il ritratto di un antico travestito.

Every non ha avuto la mia fortuna, se girare per musei con un sessantenne fastidioso come un testicolo gonfio può definirsi fortuna.
I suoi sono dei buzzurri veri, ricchi sfondati ma indubbiamente cafoni, originari del Texas, di quelli che hanno fatto i soldi con le vacche, che pure se si atteggiano a signori tradiscono un'origine da cow boy ripuliti. 

Quindi continuo a non capire cosa ci facesse nella galleria d'arte di Yale. Non che non sia un ragazzo sensibile: se li meritava più lui di me, i giri culturali. 

Siamo così diversi che a volte mi domando come facciamo a essere amici, e poi mi dico che è proprio per questo che siamo amici. Non siamo minimamente in competizione, in nessun campo. 

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