8. Alyssa

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ALYSSA


Faccio sempre il solito sogno. 

È terribile, e mi consuma come una corsa con scarpe fatte di chiodi.
Ogni maledetta volta mi risveglio scombussolata, il cuore in gola e la sensazione d'essere sepolta sotto vangate di terra. 

La sento ovunque, la terra, che preme addosso al mio corpo come se non fosse fatta di granelli ma di incudini. Stavolta è più pesante. Non riesco a muovermi.

Apro gli occhi. Dove mi trovo? 

Non riconosco il luogo, e per un attimo il terrore si moltiplica. Poi mi ricordo.
Sono a casa di Lukas, a New York. Lui ieri sera è andato via, ha raggiunto degli amici a una festa da sballo, stando a quanto ha detto a Every. "Meglio così" ho pensato appena l'ho saputo, "sarà tutto più facile". Se sono abbastanza fortunata, oggi non lo incontrerò, e potrò fare quella cosa che ho promesso, perciò devo alzarmi, prepararmi e...

E continuo a non riuscire a muovermi. E non so perché. Cosa sta accadendo?

Subito comprendo.

Sul letto, in questa bella stanza che non mi piace perché è falsa come un set cinematografico fatto solo di facciate, non sono più da sola. 

Accanto a me c'è Lukas. 

Dorme profondamente, e mi tiene bloccata con un braccio. Un braccio intorno alla mia vita, il suo viso sprofondato nel cuscino ma girato verso di me, la sua bocca accanto ai miei capelli. 

Non si è infilato sotto le coperte, ci grava sopra a pancia in giù, ma ha occupato il mio spazio come un invasore.

E non è questa la cosa più sconcertante. La più sconcertante è che ha solo le mutande addosso. Lo giuro, su un metro e novanta di ragazzo tutto muscoli c'è giusto uno slip aderente, nero, di Calvin Klein, e nient'altro.

Ok, è un'allucinazione, oppure sto ancora sognando, perché non è possibile che ci sia Lukas Walton quasi nudo, sul letto, che mi abbraccia. 

Non è proprio possibile. Adesso mi pizzico un braccio, mi do uno schiaffo, mi scrollo, e... Lukas Walton quasi nudo che mi abbraccia è ancora qui.

La mia prima reazione è di stupore.

La seconda è di stupore raddoppiato nel constatare che l'orrore non appare sulla scena. 

Cioè, ho appena fatto quel sogno, e dovrei sentirmi devastata da un raccapriccio tridimensionale nel constatare che il risveglio ci somiglia un poco, che un uomo indesiderato mi trattiene, e invece niente, lo stupore resta tale. Uno stupore sconfinato, ma niente angoscia, niente bisogno di fuggire con un milione di gambe se avessi un milione di gambe.

La terza reazione è di dispetto. 

Vorrei scaraventarlo giù dal materasso e fargli fare un tonfo che si ricorderà nei secoli dei secoli, ma devo essere prudente. Per il mio piano è necessario che Lukas dorma, che non si accorga di nulla e non mi metta i bastoni fra le ruote.

Quindi lo sposto cautamente – quasi trattenendo il fiato durante queste operazioni lente e attente come il gesto di sfilare dal mucchio un bastoncino da Shangai senza muoverne nessuno – e scendo giù dal letto.

Lo osservo per un momento. Che schiena ha, e che braccia, e che gambe, e che culo, e tutti quei miliardi di capelli color miele e... stop, time out, keep calm. Resettiamo questa lista di stronzate.

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