4. Alyssa

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ALYSSA


«Avevi detto che lui non sarebbe venuto!» grido a bassa voce all'orecchio di Dinka. Non so come sia possibile urlare in sordina, ma ci riesco. 

Mentre ci avviciniamo alla Mercedes che ci aspetta appena al di fuori del Campus, un violento conato di nausea trasforma il mio stomaco nella cabina di un aereo che sta cadendo in picchiata.

Il lui che mi scatena la rabbia è Lukas Walton.
Il sole è tramontato da un pezzo, l'aria è umida e fresca, e lo stronzo se ne sta appoggiato contro l'automobile del suo amico, le braccia incrociate sul petto, sulla faccia un sorrisetto spavaldo dedicato in esclusiva alla mia voglia di strangolarlo. 

Non doveva esserci. Ho accettato, nonostante i mille dubbi dell'ultima settimana, perché mi avevano giurato che lui non intendeva partecipare.

Lo avevano giurato.

«Così mi aveva detto Everton», dichiara Dinka, per nulla turbata della mia rabbia. 

Lei è così, una specie di principessa fatata. Non l'ho mai vista seriamente in collera per qualcosa. Affronta ogni contrattempo con la paziente serenità di un lungo fiume tranquillo. 

Ci conosciamo da alcuni mesi, frequentiamo gli stessi corsi, lavoriamo nella stessa caffetteria, e ci siamo piaciute da subito, anche se siamo come il giorno e la notte. 

Dinka è bellissima e piena di talento, e tutti restano incantati dai suoi modi quieti, che calmano anche le bestie rognose. 

Io sono la bestia rognosa, presente. Sono sempre incazzata, imbronciata, sospettosa, ringhiosa. Ho tutti i motivi per esserlo, ma non voglio giustificarmi. 

Non piaccio alle persone, e me ne sbatto, perché neanche le persone mi piacciono. Tranne Dinka col suo cuore sinceramente d'oro.

La persona che mi piace meno di tutte è quell'odioso che mi fissa come se si stesse divertendo un mondo a farmi capire che renderà un inferno il mio fine settimana a New York. 

Io già non ci volevo andare in quella città, odio quella città, ho ricordi terribili legati a quella città, e ho accettato solo per Dinka. La presenza di Lukas non semplifica le cose.

«Evidentemente ha cambiato idea», continua la mia amica. «Forse gli piaci. È un ragazzo molto corteggiato, sai.»

«Tu chiami corteggiamento il suo schifoso infilarsi nei letti di tutte. Sei così d'altri tempi. E io gli piaccio tanto quanto lui piace a me, cioè neanche l'ombra del niente mischiato col nulla.»

«Quindi dai forfait?» mi domanda Dinka amareggiata. «Mi lasci da sola?»

Borbotto una serie di parole incomprensibili prima di risponderle col mio solito malumore.

«Non potevate cominciare a conoscervi al Campus, tu ed Everton? Così, poi, saresti potuta andare a New York insieme a lui senza chaperon. Chi fa un viaggio di settanta miglia come primo appuntamento? Un cinema e una pizza a New Haven non andavano bene? Comunque.... suppongo di non poterti piantare in asso, proprio perché c'è quel porco del suo amico.»

«Il diavolo potrebbe essere meno brutto di come viene dipinto. Magari è un bravo ragazzo, in fondo.»

«Molto in fondo. Li conosco quelli come lui: ricchi e stronzi, cattivi e violenti.»

«Lui ed Everton si conoscono da quando erano ragazzini, e me ne ha parlato benissimo. Non potrebbero essere amici se fosse davvero cattivo e violento. Io credo che sia solo un ragazzo a cui piace divertirsi, un po' superficiale, ma non malvagio.»

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