29. Lukas

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LUKAS

«My darling, devi esserci, lo sai. Il Ringraziamento è importante.» 

Il tono di mia madre è molto diverso da quello del suo caro consorte.
Mio padre è un carrarmato che schiaccia tutto quello che capita sotto i suoi cingoli, pur di arrivare alla meta. 

La mamma sa che un atteggiamento troppo risoluto con me ottiene l'effetto opposto: quello di farmi impugnare il bazooka e finire in sanguinosa guerra aperta. 

Perciò, soprattutto quando ritiene che io abbia qualcosa da farmi perdonare, lei adotta un atteggiamento diplomatico, tanto più morbido e affettuoso quanto più sono, a suo parere, in torto.
Lo scopo è lo stesso, ma cerca di farmici arrivare in modo più scaltro.

Per gran parte della mia vita non ho dovuto scontrarmi né con la sincera risolutezza di mio padre né con la falsa diplomazia di mia madre, perché, tranne per qualche colpo di testa, ho sempre fatto quello che dicevano loro. 

Ultimamente, invece, pare che io sia caduto dal piedistallo.
Anzi, il fatto che adesso – poiché non dubito che mi tengano d'occhio – stia ospitando Alyssa e Blaine, deve averlo fatto proprio implodere, quel piedistallo.

«Dove si terrà il lieto evento?» le domando, ironico.

«Lo sai dove, a Martha's Vineyard, nella nostra villetta. Non lo festeggiamo sempre tutti lì?»

Vorrei precisare che "la villetta" della quale parla non è un monolocale con due camere e cucina, bensì un'enorme casa in stile New England, che arriva, tra edificio principale e dépendance per gli ospiti e per la servitù sparpagliate su venti ettari di terreno, a una superficie abitabile di circa cinquemila metri quadri. A questo va incluso un miglio di spiaggia privata, un campo da tennis, un garage grande quanto una concessionaria di auto e un eliporto. 

Ma lei la chiama così, la villetta, e non so se si renda conto che è una definizione grottesca. E aggiungo che quando dice "tutti", riferito alle persone che parteciperanno alla cena del Ringraziamento, non intende solo la nostra famiglia. 

Di solito, infatti, ci ritroviamo in circa trenta persone, fra parenti e amici, molti dei quali sono ospiti di convenienza, pezzi grossi ai quali dimostrare qualcosa o dai quali pretendere qualcosa, che si fermano anche per la notte.

«Ti farò sapere», le rispondo vago, anche se so che dovrò partecipare, o mia madre entrerà in una modalità ancora peggiore della finta diplomazia. 

Quella della delusione, alla quale fa ricorso in casi estremi, quando sono particolarmente recalcitrante e il solito metodo non è sufficiente a ricondurmi sui giusti binari.

Lo so che lei e mio padre stanno ribollendo al pensiero delle mie follie di quest'ultimo periodo. Non hanno battuto ciglio per le vere cazzate che ho fatto in passato, ma sono in fibrillazione per l'unica cazzata falsa della mia vita: essermi interessato a una ragazza che reputano non solo inferiore, ma addirittura pericolosa.

«Ma dimmi, come vanno le cose?» la butta lì, prendendo tutto molto alla lontana.

«A quali cose ti riferisci?»

«Gli studi, la vita privata...»

Per tutta risposta entro nel merito dei miei ultimi esami, e mi dilungo come non ho mai fatto prima, perché lo so che non è esattamente questo l'argomento che le interessa.

«E le ragazze? Come vanno le cose con le ragazze?» Non mi chiede mai come va con le ragazze, anzi, di solito non vuole sapere niente perché la mia condotta non può dirsi esemplare e mi qualifica come becero maschilista.
Stavolta, invece, insiste.

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