19. Alyssa

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ALYSSA


Balzo in piedi in fretta, faccio entrare Hemingway nella stanza e gli impongo di tacere. 

Erin entra nell'appartamento subito dopo. Sta parlando con qualcuno al cellulare, per questo credo non abbia udito il ringhio di poc'anzi.

Fisso Lukas, che è rimasto a letto, nudo, apparentemente del tutto disinteressato a questa complicazione. Fa un gesto, come se mi invitasse a chiudere a chiave la porta della stanza. Lo faccio, mentre Erin litiga al telefono con chissà chi.

«Come facciamo?» domando a Lukas sottovoce, un po' agitata.

«Non facciamo niente», risponde lui, tranquillissimo, sempre a bassa voce. Continua a rimanere nudo, e non sembra sfiorato dalla benché minima preoccupazione. Anzi, batte una mano sul materasso, quasi volesse invitarmi a stendermi con lui di nuovo. Quando mi siedo sul letto, mi domanda: «Che problema c'è?»

«Se capisce che...»

«Cosa? Che io sono qui? Sai quanto me ne importa.»

«Ma importa a me! Nessuno deve saperlo. Non voglio i commenti velenosi e laidi di nessuno. Non voglio sentirmi dire quello che mi direbbero di sicuro tutte le ragazze, Erin in testa. E soprattutto, non voglio che questa cosa attiri l'attenzione su di me, l'attenzione degli altri ragazzi, le loro battutine, i loro sguardi schifosi.»

«Nessun ragazzo ti guarderebbe in modo schifoso, perché metterei in chiaro che, in quel caso, gli strapperei i coglioni. Quanto alle ragazze, che ti importa? Solo le più stronze sputerebbero qualche sentenza, ma le altre ti invidierebbero e basta.»

«E invece ti sbagli. Capirebbero tutti che è una cosa per finta, cioè... che non stiamo davvero insieme, e sarebbe orribile.»

Lukas mi fissa per qualche secondo con una strana espressione.

«Potremmo dire una bugia», commenta subito dopo. «Potremmo... inventare che sei la mia ragazza.»

«Oh, sì, sai che soluzione! Sarebbe ancora peggio, perché tu nel frattempo andresti con le altre, e io farei la figura della cretina, e mi riderebbero tutti dietro! No, nessuno crederebbe al fatto che stiamo insieme, tranne forse Brianna, che già lo crede, ma solo perché è scema. E tuo padre indagherebbe su di me, sul mio passato, sulla mia famiglia, puoi starne certo. Ma io non voglio che succeda, non voglio che succeda! La mia vita è solo mia, la mia storia è solo mia, nessuno deve impicciarsi!»

Tremo, tremo talmente che devo infilare le mani sotto le gambe per frenarne la vibrazione. Lukas si allunga sul letto e mi si siede accanto.

«Calmati. Nessuno saprà niente. Resterò qui finché Erin non andrà a dormire.»

«O-ok», sussurro. «Scusami, ma... voglio restare nascosta, anonima, bruttina.»

«Bruttina è difficile, Lyssa.»

«Hai capito cosa intendo. È meglio pure per te, no? Che non si sappia nulla. Oppure tuo padre ti darebbe il tormento. .»

«Ci sono troppi mai nel tuo discorso. Perché parli così? Cosa diamine ti è successo?»

Mi volto di scatto, gli parlo aggressiva e supplichevole al contempo.

«Neppure tu dovrai mai saperne niente. Preferisco lasciarti un bel ricordo di me, dopo, quando tutto questo sarà finito, e anche il college sarà finito, e non ci rivedremo più. Non devi pensare a me né con disprezzo né con pietà. Mai. Promettimi che non lo farai. Che, se qualche volta penserai a me, non lo farai né con disgusto né con compassione. Io odio la compassione. Potrei perfino concederti il disgusto, ma la compassione no.»

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