9. Alyssa

417 22 34
                                    


ALYSSA


«Non credere che tutto questo sia gratis, Morticia», mi informa Lukas, mentre Hemingway divora ogni pietanza con la fame arretrata di chi non ha mai mangiato fino a saziarsi davvero. «Quel pozzo senza fondo sta ingurgitando più di cinquecento dollari di cibo, senza contare che per lavarlo hai usato il mio bagnoschiuma di Hermes. Non avevi un merdoso sapone da discount da adoperare? Magari quello che usi per te?»

Gli indirizzo l'ennesima occhiata spazientita e cerco di tenere a bada la voglia di procurarmi un imbuto e versarglielo in gola, il bagnoschiuma. 

Che era molto buono, in effetti. Profumava di agrumi, di muschio, di libertà dall'obbligo di far caso ai centesimi, e di possibilità di comprare quello che si vuole, sempre. 

E non è escluso che io lo abbia usato per meschino dispetto.
 Non è affatto escluso.

«Ho dimenticato di portare il mio», mento.

Lui, che se ne sta ancora a torso nudo, come se volesse vincere la sfida tra la sua sfacciataggine e la mia indifferenza, mi fissa con la compassione un po' beffarda che si riserva a un essere inferiore.

«Certo, ricordarsi di portare la pistola è più importante», commenta.

«Lo è», ammetto con energia, continuando a ignorarlo. 

Perché, se mi lasciassi tentare dalla necessità di guardarlo in faccia – come si fa quando vuoi tenere testa a qualcuno e competere con la sua arroganza esibendo la tua – rischierei di non guardarlo per niente in faccia. 

Per quanto addomesticati, gli occhi finirebbero col puntare i numerosi centimetri di pelle nuda che il cretino si ostina a non coprire, ed è una cosa che non intendo fare neppure per caso o per curiosità. 

Non sono una di quelle galline ovaiole che battono voluttuosamente le ciglia quando Lukas Walton le onora di un sorriso. 

Però so che lo guarderei, anche perché guardare altrove sarebbe come cercare un ago in un pagliaio. L'unico indumento che indossa sono le mutande, e non mi pare proprio il caso di fissarlo . Tuttavia, prima, ho fatto in tempo a notare tre tatuaggi. Piccoli e quasi invisibili, se paragonati ai miei.

Sulla spalla destra ha una L e una W intrecciate e circondate da una corona di alloro. Suppongo siano le sue iniziali, nello stile grafico del noto stemma degli hotel Walton, che di solito però ha solo la W.

Il secondo si trova sul lato sinistro del torace. Non lo facevo tipo da tatuaggi così delicati, eppure all'altezza del cuore c'è un fiorellino rosa, e so di cosa si tratta solo perché sotto c'è la scritta Azalée. Azalea.

Il terzo è più adatto a lui: sull'addome, in basso, molto in basso, in un semplice corsivo, campeggia la scritta: Be strong. Sii forte. Il che potrebbe essere un consiglio dedicato all'anima oppure, molto più verosimilmente, un'esortazione indirizzata al suo pisello.

«Il conto salirà di parecchio, lo sai?» insiste lui, sempre più mordace.

«Lo so», ammetto di nuovo.

Nel frattempo Hemingway, appagato dal pasto, dimostra purtroppo di non aver dimenticato che il suo padrone non è qui. 

Dalla sua vecchia gola scaturisce un flebile lamento, che poi diventa un abbaio rauco ma convinto. Ieri sera era frastornato e sopraffatto, ma adesso è come se una brutta consapevolezza avesse squarciato la sua rassegnazione. 

Non sono un'estranea per lui, ci conosciamo fin da quando era un giovane cane con un piglio battagliero e tutte e quattro le zampe, ma anche se mi vuole bene, anche se alcuni anni fa mi ha salvato la vita, il suo vero amore è Blaine.

Beautiful ObsessionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora