18. Alyssa

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ALYSSA


Lukas sta venendo qui.
Lukas sta venendo qui?

Mio Dio, mi scoppia il cuore.
Mi tremano le mani.

La mia testa, all'improvviso, pare imbottita di cotone.

Dovevo dirgli di non raggiungermi? Dovevo rimandare?

Non respiro, non respiro, non respiro.

Mentre cerco di trovare il bandolo della matassa, ovvero un pensiero lucido all'interno del groviglio di pensieri che fanno wrestling nel mio cervello, eccolo che arriva.

Mi piomba addosso come una secchiata d'acqua gelida che risveglia un ubriaco dal torpore. Il pensiero consapevole, intendo. L'unico che non sta annegando nel mare oscuro del "non ci capisco un cazzo".

Sono emozionata, ma non ho paura.

Salto giù dal letto, e mi rendo conto di una cosa spaventosa.

Ho un aspetto terribile! Nel piccolo specchio che ho in camera si riflette l'immagine di una ragazzetta con una tuta larga, i capelli spettinati sulla pelle pallidissima, le occhiaie, e...

La confusione si impadronisce di nuovo della mia povera mente.
Ripenso a Erin, e il ricordo di quanto è bella mi fa sentire una definitiva schifezza. Lei è alta e molto formosa, senza un capello fuori posto, sembra una modella di Victoria's Secret, e indossa pure la loro biancheria. Lo so perché la sparpaglia sempre ovunque.

Lukas farà un inevitabile confronto, e questa cosa mi ferisce e mi umilia ancora prima che sia avvenuta.

Però ha detto che gli piaccio, lo ha detto chiaramente!

Sì, ma aveva appena fumato erba forte. Magari, senza essere strafatto, non la penserà più allo stesso modo.

Dove ho messo il cellulare? Adesso gli riscrivo, gli dico che è meglio rinviare a un altro giorno, anche se non basterebbe un secolo a rendermi provocante come Erin. Neppure dopo sette reincarnazioni e una dozzina di interventi di chirurgia plastica sarei alla sua altezza.

Non che me ne sia mai importato, anzi, era un vantaggio per me che volevo passare inosservata. Che voglio passare inosservata.

Tranne che con lui, stanotte.
Stanotte vorrei essere attraente, vorrei che avesse voglia di baciarmi, e di toccarmi.
Ma prima devo darmi una sistemata, e ora non c'è tempo.

Perciò cerco il telefonino tra le lenzuola, lo trovo, sto per scrivergli e...

Sono fuori. Non busso per non fare troppo rumore.

O-ok.

Respira, Alyssa.

Respira, respira, respira!

E apri quella dannata porta, prima che qualcuno lo veda.

Apro, con finta tranquillità.

Lui entra rapido, senza neppure permettermi di spalancarla. Abbasso e rialzo le palpebre, come se volessi essere certa che sia qui. È reale, giusto? Lukas Walton è veramente in questa stanza?

Hemingway, che si è accorto del suo arrivo, si avvicina scodinzolando. Lukas gli elargisce una rapida carezza, poi torna a posare il suo sguardo su di me. Sorride, sorride in un modo spettacolare.

«Ok, respira, o muori», mi esorta, con un tono solo appena venato di ironia, in realtà molto gentile. Anzi, addirittura premuroso.

«Co... cosa...»

«Stai trattenendo il fiato, ti tremano le mani, e fra un po' ci resti secca. Non succederà niente che tu non voglia, Lyssa. Se non riesci a convincerti che sono un gentiluomo, perché in effetti se lo fossi non vorrei così tanto scoparti, pensa almeno che non sono uno stupratore. Puoi dire stop, basta, togliti dalle palle, in ogni momento, e io rimetto il cazzo in spalla e me ne vado.»

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