LUKAS
Se fosse stato un altro a organizzare questa uscita lo avrei mandato affanculo in un lampo.
A Everton, invece, permetto di trascinarmi in un ristorante italiano di quelli tipici, con tanto di tovaglie a quadretti, una penombra romantica e un tizio tutto sorrisi e mezzi inchini che gira fra i tavoli e vende rose destinate alle signore.Io, che di solito bazzico locali alla moda ovunque vada, mi ritrovo in una fottuta trattoria per coppiette a Hell's Kitchen.
Meglio cogliere il lato comico della faccenda, altrimenti li mollo tutti e me la batto.
Cosa non difficile, in effetti, poiché il lato comico abbonda. In pratica, secondo un ometto insistente, dall'aspetto più bengalese che italiano, devo assolutamente acquistare un fiore per la mia bella. La mia bella, giusto per far traboccare definitivamente il boccale delle assurdità di questa serata, sarebbe Morticia.
Everton ha preso una rosa per Dinka, quindi secondo questo rompipalle adesso tocca a me. Stavo per dirgli che lo spettro imbronciato che mi siede accanto non è la mia bella e mai lo sarà finché mi funziona anche un solo neurone, quando mi accorgo che la frase del fioraio l'ha inorridita fino a farle strabuzzare gli occhi e che, in definitiva, la stronzetta ha una faccia più schifata della mia.
Allora lo spirito del bastian contrario mi invade, e compro quella dannata rosa. Una cosa malmessa, che appassirà sicuramente entro stasera, d'un rosso quasi violaceo, che sa più di lutto che di amore.
Per Morticia è come se l'avessi offesa a suon di parolacce. Non mi risponde male solo per non rovinare la serata alla sua amica e a Everton, che si scambiano di continuo occhiate languide.
Sono felicissimi di come stanno andando le cose, del luogo in cui ci troviamo, del chitarrista che ogni tanto si avvicina e rompe i coglioni con melodie popolari italiane, e non fanno più caso a quanto io e Morticia vorremmo strangolarci.
O meglio, lei vorrebbe strangolare me più di quanto io vorrei strangolare lei. In special modo dopo il fiore.
«Non specifico dove te lo puoi mettere», mi dice, a denti stretti, scansandolo come se fosse un grumo di immondizia.
«In effetti per te una rosa è sprecata, sarebbe stato più adatto un carciofo», ribatto. «Ma che vuoi farci, io sono un gentiluomo.»
«Tu, un gentiluomo? Ma se sei un cafone della peggior specie!»
«Se io sono un cafone, tu cosa sei? Sei più rozza di una donna delle caverne, Morticia.»
«Smettila di chiamarmi Morticia», mi intima, sempre a voce bassa, anche se è chiaro che vorrebbe gridare i suoi insulti per farli arrivare sulla luna.
«Per meritarti un altro nome dovresti evitare di andare in giro completamente vestita di nero. Hai mai pensato di indossare qualcosa che non ti faccia sembrare appena rientrata dal funerale di tua madre?»
«E tu hai mai pensato di collegare il cervello prima di parlare?» mormora lei, con un tono ancora basso ma molto aggressivo. Ha un'espressione talmente sconvolta che perfino io me ne accorgo, io che di solito non sono esattamente un campione nel notare le emozioni degli altri.
E nel dar loro un'importanza qualsiasi, aggiungo. Occhi lucidi, una mano artigliata attorno al tovagliolo, la posata che cade sul piatto, lei che si alza di colpo, dichiara di dover andare in bagno e lascia il tavolo.
Dinka ed Everton non si sono accorti del nostro scambio di battute mordaci, tanto appaiono presi da un chiacchiericcio sdolcinato di bassissima lega. Senza contare che proprio adesso il chitarrista ritorna e loro, invece di rifilargli una banconota da cinquanta dollari affinché si tolga di torno, gli chiedono di suonare non so che altra roba melensa.
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Beautiful Obsession
ChickLitE se l'odio a prima vista di trasformasse in amore eterno? Alyssa ha vent'anni, e chi la vede per la prima volta non può fare a meno di restare spiazzato dal suo aspetto: lunghi capelli neri, un trucco pesante che ne enfatizza il pallore naturale, p...