16. Lukas

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LUKAS



Se non facesse tanto freddo da ferire il viso, penserei di stare facendo un sogno assurdo. 

Io, Alyssa ed Hemingway camminiamo lungo la stradina che separa l'area boschiva dalla spiaggia, diretti verso il litorale. 

A poca distanza, sulla destra, c'è il porticciolo con le imbarcazioni attraccate; dietro, sul promontorio, il faro che torreggia; tutt'intorno l'Oceano Atlantico.

Io non porto le ragazze a passeggio, insieme ai loro cani, dopo il tramonto, in aree ridicolmente romantiche.

E allora cosa ci faccio qui?

Cosa ci faccio è un mistero indecifrabile, ma la domanda che le pongo poco dopo non ha nulla di ermetico.

«Cosa vuole Jeffery Saunders da te?»

Alyssa non mi appare né sorpresa né infastidita. Scrolla le spalle e poi dichiara stancamente: «Quello che vuoi anche tu, suppongo».

Trasalisco mio malgrado.
Vorrei dirle che, sì, tecnicamente è la stessa cosa, ma allo stesso tempo non lo è, perché io non faccio merdose scommesse, io sono diretto e franco, e non drogo le ragazze che fanno resistenza.
E non perché nessuna ha mai fatto resistenza.

«Non fidarti di lui», la avverto, in modo vago. 

Non posso sputtanare a questo modo un confratello Phi, per quanto sia un pezzo di merda. Anche perché non so precisamente che intenzioni abbia.

«Io non mi fido di nessuno. Siete tutti uguali. Così... così prevedibili. Alcune ragazze per voi sono invisibili, e altre invece sono prede. Però a volte capita che quella che credevate poco attraente non lo sia davvero, magari cercava soltanto di vivere tranquilla, così un bel giorno vi rendete conto con stupore che vale una scopata, ed ecco che cominciate a mostrarvi interessati, le fate l'onore di rivolgerle la parola, e vi aspettate pure che vi sia grata perché avete notato la sua esistenza. Lo ripeto, siete tutti uguali.»

Ha parlato in modo quieto, come se stesse semplicemente constatando un fatto.

Se si fosse espressa con tono accusatorio forse avrei reagito diversamente, ma questa voce, questa voce rassegnata, come quella di un guerriero stanco di combattere contro mulini a vento che in realtà sono mostri mascherati, mi fa sentire... strano. 

Mi fa sentire responsabile, cazzo.

Scaravento il mozzicone sulla sabbia, e poi dico: «A proposito delle cose che ti ho detto l'altra notte. Ero strafatto, ho fumato un cannone che avrebbe steso un tossico. Non ci capivo molto. Ho parlato a vanvera».

Alyssa continua a guardare la strada ed Hemingway che annusa qualsiasi cosa.
Abbiamo sorpassato il porticciolo, siamo arrivati alla spiaggia vera e propria.
Il mare è talmente nero da non sembrare mare, da sembrare cielo notturno, pozzo senza luna e inchiostro antico.

Vorrei che dicesse qualcosa, dannazione, che dicesse va bene, tu sei migliore di Jeffery, ti perdono e...

Cosa?

Vorrei il suo perdono?

Non ho bisogno del suo perdono!

Non le ho fatto niente di male!

Ok, sono stato un po' troppo esplicito, ma...

«Quindi non era vero?» La sua voce interrompe la mia sequenza di pensieri pressanti.

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