24. Lukas

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LUKAS



Quanto detesto questi eventi del cazzo.

Purtroppo quando mio padre è nei paraggi sono molto frequenti.
Lui arriva a Yale e fioccano gli inviti da parte di qualunque pezzo grosso del circondario. 

 E io, il più delle volte, sono costretto a partecipare, e mi rompo le palle come mai nella vita.

Specialmente in questo periodo.
Mr. Walton è arrivato a sorpresa con un'aria talmente tirannica da far cagare Adolph Hitler nei pantaloni. Evidentemente non è soddisfatto di me. 

Le mie repliche aspre, il mio non piegarmi ai suoi desideri, il fatto che il più delle volte non gli risponda al telefono hanno scatenato ogni possibile campanello d'allarme e lo hanno indotto a venire a controllare quanto sia grave la disobbedienza del suo unico figlio maschio.

La mia disobbedienza è grave, in effetti, anche se è meno grave della mia incazzatura. 

Da qualche giorno io e la furia conviviamo come gemelli siamesi.
Non mi sono mai sentito così, in tutta la vita. Mi pare di non riuscire a collegare i pensieri.

A volte sono talmente distratto che sarei capacissimo di uscire per comprare le sigarette a New Haven, guidare fino in Virginia e accorgermene soltanto alle porte di Richmond.
Altre volte ancora mi scopro a fissare il telefono, perfino nel bel mezzo di una cena formale, in cerca di qualcosa, e di qualcuno, di cui dovrei fottermene, e di cui invece, a quanto pare, una parte di me ha un prepotente bisogno.

E il caro papà se n'è accorto.
Insomma, lo vede che sono distratto, e che non mi faccio spaventare dalle sue occhiate severe. 

Lo vede che può invitare Brianna quanto gli pare ad accodarsi al gruppo di famiglia, ma mi farà sempre più schifo di un ratto. Lo vede, ma continua a coinvolgerla: forse spera di prendermi per sfinimento?

Be', un po' sfinito lo sono, lo ammetto, ma è uno sfinimento diverso.

Sono sfinito perché vorrei Alyssa.

Ok, l'ho detto.

Mi manca.

È assurdo che mi manchi così tanto, ma non c'è niente che io possa fare per evitare di provare una cosa che non voglio provare ma che provo lo stesso. 

Ce l'ho messa tutta per resettare il casino che ho in testa e tornare al mio solito strafottente equilibrio. 

Mi sono detto che è una ragazza qualunque, che è carina, ma ho avuto ragazze molto più belle, ho condiviso il letto con la perfezione assoluta, con tipe che non sfigurerebbero sulle copertine delle riviste di moda. 

Mi sono detto che neanche la conosco, che chissà quali segreti nasconde, che è una povera sfigata senza una famiglia, senza un soldo, senza neanche un vestito decente. 

Una nullità, lo zero assoluto sociale.
E si è pure permessa di mollarmi per prima, come se si fosse stufata di avermi intorno.
Me. Avete presente? 

Quella stronza si è stufata di avere intorno Lukas Walton! Lukas Walton, cazzo! Davvero mi manca una così? Una che ha la faccia tagliuzzata dai piercing e il corpo deturpato da lugubri tatuaggi? E neanche un pompino come si deve sa fare!

Ma, mentre mi dicevo queste cose, mi sono odiato a morte, e avrei voluto prendermi a pugni. Perché non credo a una sola delle parole crudeli che ho ripetuto a me stesso. 

Perché non riesco a smettere di pensare a lei. 

Perché la considero la ragazza più interessante con la quale abbia mai avuto a che fare, la più bella, la più desiderabile, e quella con il cuore più grande.

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