CAPITOLO 39

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"Guardami, quando ti parlo" la voce di Harry era ferma, ma bassa e profonda. Louis si sforzò di fissare lo sguardo sul viso a pochi centimetri dal suo, annuendo meccanicamente. Le mani di Harry scivolarono in basso, afferrandolo per i fianchi e attirandolo contro di sé. Louis si rilassò istintivamente, portando le mani sul torace muscoloso dell'uomo. La bocca di Harry si avvicinò al suo orecchio, il respiro caldo che lo fece ansimare rumorosamente. "Torna a casa con me, mio dolce kitten, so che ti sono mancato, quanto tu sei mancato a me" sussurrò in tono suadente, lento ed ipnotico. Anche se il suo corpo reagì positivamente, il membro ormai completamente duro, quasi dolorosamente pressato contro i boxer e i pantaloni, Louis si sforzò di rimanere lucido. Aveva paura, era certo che una terribile punizione gli sarebbe stata inflitta, per la sua fuga. Scosse la testa con veemenza, agitandosi nella stretta dell'altro, che però lo lasciò andare immediatamente. "Ti ho promesso una scelta, Lou. Non vengo mai, meno alla mia parola" lo informò serio, scostandosi sul sedile per lasciargli spazio. "N-non posso tornare, mi dispiace" sussurrò, chiudendo gli occhi e prendendo un respiro profondo. "Non puoi o non vuoi?" gli domandò Harry, in tono gentile. Louis riaprì gli occhi e lo fissò, combattuto. Era un uomo attraente, forte, di successo e molto volitivo. In quei mesi, il maggiore si era reso conto di non essere esattamente etero, come pensava. Forse, non lo era mai stato. Aveva trovato ripugnanti alcuni uomini, quando era stato costretto a lavorare al club, ma le attenzioni di un uomo affascinante e giovane come Harry avevano avuto su di lui un effetto completamente diverso. I suoi complimenti, le lodi, gli strani giochi erotici, lo avevano eccitato e condotto verso vette di piacere, mai provate prima. Aveva paura, ma non dell'altro uomo. Era spaventato da quel lato oscuro di se stesso, dal modo in cui si perdeva completamente, nel ruolo di sottomesso. In quei mesi solitari, si era spesso dato piacere fantasticando sempre di essere istruito su cosa fare da una voce bassa, da una voce maschile. Non c'erano più donne attraenti o ragazze gentili, nei suoi sogni proibiti. Aveva scoperto cose di sé che lo avevano sconvolto, così come la sua stupida ossessione per quel collare. Un segno tangibile di appartenenza, per uno come lui che non aveva famiglia o amici. Un legame forse perverso e insolito, ma che lo aveva comunque fatto sentire parte di qualcosa e suscitato una forte sensazione dentro di lui. Aveva combattuto contro quelle emozioni, quei sentimenti, uscendo esausto e confuso. Aveva sempre pensato di essere forte e indipendente, non poteva accettare tranquillamente di amare essere dominato e comandato. Non poteva.

Dopo un lungo silenzio, posò esitante una mano sulla gamba di Harry, sentendo i muscoli tesi contro i propri polpastrelli sensibili. "Mi dispiace, non voglio" mormorò con voce carica di rimpianto. Harry annuì, mettendo la mano sopra la sua per un breve istante, ritraendosi poi completamente e spostandosi, mettendo distanza tra di loro. Parlò poi in tono piatto, senza voltarsi a guardarlo: "Rispetterò la tua decisione, anche se non sono abituato a rinunciare a quello a cui tengo". Louis fu stupito da quelle parole, ma non replicò. "Ma lascia che io mi prenda cura di ciò che è mio, prima di salutarti" aggiunse, con un piccolo sorriso. "Io non sono, tuo" sussurrò Louis, chiedendosi cosa intendesse. Harry sospirò, scuotendo la testa: "Certo che lo sei".

Kitten per forza - Larry Kink Fanfiction (Non adatta a un pubblico sensibile)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora