Capitolo 6 (Rivelazioni nascoste)

2 1 0
                                    

Martedì, 17 Settembre
Theo

Non avrei mai immaginato che quel messaggio avrebbe cambiato tanto.
Quando premere "invia" aveva significato, per me, compiere un piccolo gesto, come una boccata d'aria in un momento soffocante, non avrei mai creduto che la risposta avrebbe sollevato un intero mondo di domande. La sua risposta arrivò il giorno successivo, quando ormai avevo quasi smesso di aspettarmi qualcosa.
"Hey Theo, non ti preoccupare. Capisco, davvero. Non è successo niente. Ci vediamo in libreria, va bene?"
Era come se avessi sentito un respiro di sollievo da un lato, ma dall'altro, una nuova angoscia si insinuava. Come dovevo interpretare quel "va bene"? Era solo una risposta educata o un'apertura che non avevo saputo cogliere?

Quella sera, nonostante tutto, mi sentivo irrequieta. La scuola era passata in un turbinio di lezioni e sguardi sfuggenti, ma niente mi aveva distratta come il pensiero di come avrei dovuto affrontare Becky il giorno dopo. Ci sarei andato direttamente in libreria, o l'avrei incontrata casualmente nel corridoio? La sua risposta mi aveva spiazzato, ma non era ancora chiaro cosa volesse da me. Era una porta aperta, o solo un segnale che non avrei dovuto continuare a spingere?

Il mattino seguente, quando mi svegliai, il nodo nella pancia era più forte che mai. Sapevo che avrei dovuto agire, ma non sapevo in che direzione. Le lezioni sembravano lontane, quasi inutili, come se quel tempo potesse essere risparmiato per riflettere su ogni singola parola che Becky aveva scritto. Mentre mi preparavo per uscire, mi chiesi se stavo per commettere un errore. Ma non avevo più dubbi: avevo bisogno di vedere Becky di nuovo, parlare con lei. Non sarebbe mai stato facile, ma dovevo farlo. Non potevo permettermi di ignorare il mio cuore solo per paura di un altro passo falso.

A scuola, non fu difficile trovare il coraggio di avvicinarmi a lei. Quando i nostri occhi si incontrarono nel corridoio, la mia mente vacillò per un attimo. Non fu un saluto casuale, ma qualcosa di più. Lei mi sorrideva, ma c'era qualcosa di teso nella sua espressione. La dissi di vederci nel pomeriggio, come se fosse la cosa più naturale del mondo. E quando le parole uscirono dalla mia bocca, capii che avevo fatto la scelta giusta.

Il pomeriggio arrivò e, con esso, una sensazione di determinazione che avevo solo sognato. Mi diressi verso la libreria, il cuore che batteva forte, ma con una lucidità che non avevo mai avuto prima. Quando entrai, Becky non c'era. Solo il suono tranquillo delle pagine che sfogliavano i pochi clienti, i passi silenziosi sul pavimento in legno. Avevo paura che sarebbe stato un altro incontro imbarazzante, ma poi la vidi.
Era in fondo al corridoio tra gli scaffali, immersa nella lettura. Mi avvicinai con passo sicuro. Non c'era più tempo per esitazioni.

Becky alzò lo sguardo quando mi avvicinai e, per un istante, sembrò incerta su cosa dire. Ma quella pausa non mi fermò. "Ciao," dissi, con la voce che non tremava più.

Il sorriso che mi regalò non fu come quello che avevo immaginato. Non era né un sorriso di gioia né di delusione. Era qualcosa di più complesso, più delicato.
"Ciao Theo," rispose, abbassando il libro. "Sono contenta che tu sia venuto."
Non ero sicuro di come dovessi rispondere. Le parole che avevo preparato nella mia mente sembravano svanire, come se il momento richiedesse una sincerità che non avevo mai avuto.
"Ho pensato molto a quello che è successo," dissi, "E... volevo che tu sapessi che non avevo intenzione di ignorarti. Ho solo bisogno di capire cosa mi sta succedendo."

Lei mi fissò, non con sorpresa, ma con una comprensione che mi spiazzò. "Theo, non devi giustificarti. Io capisco."
Era come se avessimo finalmente trovato il modo di parlare, come se le parole stesse avessero aperto una porta che avevamo tenuto chiusa troppo a lungo.
"Mi interessa, Theo," continuò. "Mi interessa davvero come ti senti. Ma non c'è fretta. Se vuoi prenderti il tempo che ti serve, lo capisco."

Non sapevo se quella fosse la conferma che stavo cercando o solo un'altra porta che si chiudeva lentamente. Ma sentii una leggera speranza germogliare dentro di me, come un seme pronto a crescere. Non sapevo dove sarebbe finita, ma almeno ora potevo vedere il cammino.
"Allora, cosa ne pensi di una passeggiata nel parco?" chiesi, cercando di dare un senso alla leggerezza che sentivo in quel momento.
Becky sorrise, e per la prima volta da quando l'avevo incontrata, sentii che quel sorriso era un segno che stava per accadere qualcosa di nuovo.

"Mi sembra una buona idea," rispose.
E così, insieme, camminammo verso l'ignoto, ma con una consapevolezza nuova, una consapevolezza che ci apparteneva entrambi.

L'Anima dei LibriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora