Capitolo 24 (Incontro inaspettato)

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3 giorni dopo
Becky

Era un venerdì mattina come tanti, ma qualcosa nell'aria sembrava diverso. Arrivai davanti alla libreria con largo anticipo, come sempre. Mi piaceva avere quei minuti di solitudine davanti alla vetrina chiusa, stringere tra le mani il mio caffè-latte e respirare l'aria fresca del mattino. New York si svegliava con il suo caos quotidiano, e in quel breve istante sentivo che tutto questo era solo mio.

Decisi di aspettare fuori. Lily sarebbe arrivata a breve, e per una volta volevo sorprenderla con il suo caffè già pronto. Ordinai due caffè da Starbucks e mi appoggiai al muro di fronte alla libreria, osservando il flusso delle persone, le loro vite veloci. Ero immersa nei miei pensieri quando sentii il suono dei tacchi di Lily. Non avevo nemmeno bisogno di vederla per riconoscerla: era una parte del nostro mondo, del mio mondo.

Mi avvicinai, le tazze alzate in segno di vittoria, e lei mi accolse con un abbraccio. Insieme entrammo nella libreria, il nostro piccolo angolo di pace, dove ci aspettava l'odore di legno e carta, il nostro rifugio. Preparare il negozio all'apertura era diventato un rito: sistemare le novità sugli scaffali, prepararci per l'arrivo dei clienti. Mi sentivo serena, quasi come se tutto fosse sotto controllo.

Ma quel pomeriggio qualcosa si incrinò. Dopo aver finito di lavorare all'inventario e sistemato le ultime pratiche nel mio ufficio, un'inquietudine improvvisa prese il sopravvento. Mi sentivo dispersa, come se avessi perso il filo dei miei pensieri. Avevo bisogno di staccare, anche solo per un'ora.

"Lily," le dissi mentre mi dirigevo verso la porta, "ho bisogno di prendere una boccata d'aria. Puoi gestire tutto qui per un po'?"

Lei mi sorrise con comprensione. "Vai tranquilla, Becky. Ci penso io."

Mi infilai il cappotto e uscii. Il sollievo fu immediato. Camminai fino a Central Park, dove sapevo che quel venerdì ci sarebbe stato il mercatino settimanale. Era uno dei miei posti preferiti, con le sue bancarelle colorate, l'odore del cibo, i fiori freschi. Passeggiai tra la folla, fermandomi qua e là senza una vera meta.

Mi fermai davanti alla bancarella dei fiori, attirata dai tulipani bianchi e dalle rose arancioni, e stavo per sceglierne un mazzo quando lo vidi. All'inizio, non fui sicura di riconoscerlo. Era chinato su un quaderno di pelle, in piedi davanti a una bancarella di cancelleria. Qualcosa in lui mi sembrava familiare, ma il mio cervello non voleva fare il collegamento.

Poi si girò.

Theo. Il cuore mi saltò in gola e per un attimo il mondo intorno a me sembrò fermarsi. Theo era lì, a pochi passi da me, a New York. Era come se il passato fosse tornato a reclamare uno spazio che credevo fosse scomparso. Rimasi immobile, incapace di muovermi o di respirare. Non lo vedevo da anni, e mai avrei immaginato di trovarlo così, tra le bancarelle di un mercatino qualsiasi.

Un'ondata di emozioni mi travolse: sorpresa, confusione, un dolore sottile che non sapevo fosse ancora lì. Theo non mi vide. Continuò a camminare tra la folla, scomparendo tra le persone prima che potessi decidere se raggiungerlo o meno. Quando finalmente lasciai andare il respiro, mi resi conto di essere rimasta lì, bloccata, come se stessi ancora cercando di capire cosa fosse appena successo.

Con i fiori in mano, tornai verso la libreria, ma i miei pensieri erano ovunque. Cosa stava facendo Theo a New York? Era solo una coincidenza, o significava qualcosa di più? Quando rientrai, il sole stava già calando e la luce dorata illuminava gli scaffali. Lily era intenta a sistemare i "Classici Rari", immersa nel suo lavoro.

Mi avvicinai, cercando di nascondere il tumulto che mi sentivo dentro. "Ho preso dei fiori," dissi, mostrandole il mazzo, tentando di sembrare più serena di quanto non fossi davvero.

Lei mi sorrise, ma evidentemente percepì la mia agitazione. Senza pensarci troppo, le raccontai tutto. Del mercatino, del mio senso di irrequietezza, e infine di Theo.

"Lily..." esitai, sentendo il cuore martellarmi nel petto, "ho visto Theo."

Lei si fermò, il libro sospeso tra le mani. Mi guardò negli occhi e vidi un cambiamento nel suo sguardo. "Lo so, Becky. So che è a New York."

La sua risposta mi gelò. "Lo sapevi?" La mia voce era incredula. "E non me lo hai detto?"

Lily abbassò lo sguardo, visibilmente dispiaciuta. "Non volevo che soffrissi. Sapevo che sarebbe stato difficile per te."

Rimasi in silenzio, cercando di comprendere. Ma non provavo rabbia, capivo perché l'avesse fatto. "Non importa," risposi infine, sorprendendomi per la calma nella mia voce. "Sono solo... sorpresa."

Annuì, sollevata. Non c'era altro da dire. Riprendemmo il lavoro in silenzio, ma il pensiero di Theo continuava a rigirarmi in testa, come una canzone che non riuscivo a smettere di ascoltare.

Quella sera avevo un appuntamento con Kai. Mi aveva invitato in un ristorante elegante, uno di quei posti che avevo sempre visto solo nelle riviste. Anche se la mia mente era ancora confusa, decisi di accettare. Mi preparai nel retro della libreria, indossando un lungo abito nero con uno spacco laterale. Mi guardai allo specchio, cercando di convincermi di essere la donna sicura di sé che volevo essere.

Kai mi accolse con un sorriso quando venne a prendermi. "Sei splendida," mi disse, e per un attimo mi sentii davvero speciale. Il ristorante era esattamente come l'avevo immaginato, raffinato e con una vista mozzafiato. Cercai di lasciarmi andare, di godermi la cena, ma i miei pensieri continuavano a vagare altrove.

Kai se ne accorse. A un certo punto mi chiese, con il suo tono dolce: "Tutto bene?"

Esitai un momento, poi decisi di essere sincera. "Oggi ho rivisto una persona del mio passato," risposi abbassando lo sguardo. "Non me l'aspettavo, e mi ha un po' sconvolta."

Kai mi osservò con attenzione. "Era una persona importante?"

"Lo era per me," dissi. "Ma per lui... non credo fosse lo stesso."

Kai annuì, stringendomi la mano. "Becky, prendi tutto il tempo di cui hai bisogno. Io sarò qui, qualunque cosa accada."

Quelle parole furono come un balsamo per il mio cuore agitato. Anche se Theo continuava a occupare i miei pensieri, almeno sapevo che non ero sola in questa confusione.

Dopo cena, mentre camminavamo per le strade di New York, Kai iniziò a parlarmi di una piccola fuga che stava organizzando: un weekend fuori città, lontano da tutto. L'idea mi attirava, ma sapevo che non potevo scappare dai miei pensieri. Guardai Kai e gli sorrisi, consapevole di quanto fossi fortunata ad averlo al mio fianco.

Eppure, mentre tornavo a casa, capii che quella notte avrei dovuto affrontare le domande irrisolte che mi tormentavano. Non ero pronta, ma sapevo che era giunto il momento di fare chiarezza. Perché quella parte di me che aveva amato Theo non sarebbe mai stata davvero in pace finché non avessi deciso di affrontare quel fantasma una volta per tutte.

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