Venerdì, 13 Settembre
Becky«Mamma, vado a fare un giro in centro», annunciavo con decisione, scendendo le scale e dirigendomi verso la porta di casa. Non mi aspettavo che mia madre, con il solito libro in mano e gli occhiali spostati sulla testa, si fermasse di colpo dietro di me, ponendomi la domanda che sapevo sarebbe arrivata. «Con chi esci, tesoro?» Mi piaceva quando mi chiamava così. Sembrava voler farmi sentire piccola, come se in qualche modo avessi ancora bisogno della sua protezione, del suo affetto. «Da sola, vado al 'Mondo dei Libri', forse mi prendo un libro», risposi senza pensarci troppo. Il sorriso che lei mi regalò fu largo, un sorriso che sembrava esprimere orgoglio più che altro affetto.
Mi diede un bacio sulla fronte e mi lasciò andare.Il sole era ancora caldo sulla pelle mentre uscivo in giardino, eppure non mi dava fastidio. Quella sensazione di calore mi dava la sensazione di essere al centro di tutto, come se il sole avesse deciso di accarezzarmi in modo quasi possessivo. Eppure, se c'era qualcosa che amavo davvero, quella cosa era la notte. La calma della Luna e l'immensità del cielo punteggiato di stelle. Era nelle notti silenziose che leggevo, che mi rifugiavo nei libri, che ascoltavo musica con le cuffie, senza pensieri, senza preoccupazioni. Il giorno, invece, era per lo studio e i compiti, quei compiti che mi rubavano il tempo che avrei voluto dedicare a leggere. Ma, a quel punto, mi ero ormai rassegnata: ero una ragazzina e dovevo finire l'anno scolastico come si deve, con voti buoni e un comportamento esemplare.
Non era un grosso sacrificio, alla fine. Ma non potevo negare che mi mancasse quel tempo per me stessa, quello per la lettura. Mentre camminavo verso la libreria, non mi aspettavo di incontrare Theo. Lo vidi, lì, in fondo alla strada. Mi salutò con la mano e, in un attimo, mi sentii invasa da un'ondata di imbarazzo. Theo, il ragazzo che avevo segretamente amato per anni, il ragazzo che aveva invaso ogni mio pensiero nei giorni delle medie. Il cuore mi balzò in petto.
«Ciao, Becky, come stai?» mi chiese con quell'aria affabile e disarmante che gli faceva sembrare tutto più semplice di quanto fosse. Mi sentii come se fossi paralizzata. Non riuscivo a rispondere. Fissavo quegli occhi nocciola che mi avevano sempre messo in soggezione. Theo dovette agitarmi la mano davanti al viso per riportarmi alla realtà. «Oh... tutto bene, e tu?» risposi finalmente, cercando di recuperare un po' di compostezza. Con sorpresa, mi chiese: «Stai andando al 'Mondo dei Libri'? Pensavo di andarci anch'io, potrei chiederti consiglio su un libro da prendere. Ti vedo sempre con un libro in mano». Il mio cervello sembrava essersi bloccato. Non riuscivo a crederci: Theo, proprio lui, mi stava chiedendo di accompagnarlo in libreria. La mia libreria. La mia zona di comfort.
«Sì, ci sto andando, ma prima voglio fare un salto da Starbucks a prendere un caffè latte», risposi, cercando di sembrare il più naturale possibile. Lui sorrise, un sorriso che sembrava avere il potere di disarmarmi completamente. «Va bene, andiamo a prendere il tuo caffè latte e poi passiamo in libreria», disse.
Dentro di me, mi sentivo stordita, ma cercavo di mascherarlo. Il caffè latte lo presi, ma ero più concentrata su quello che stava succedendo: un pomeriggio inaspettato, con Theo, al mio posto preferito al mondo. Una volta entrati nel 'Mondo dei Libri', presi in mano il mio nuovo acquisto: Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen. Non era la prima volta che lo vedevo, ma ogni volta che lo vedevo sugli scaffali sentivo che dovevo prenderlo. Era un libro che avrei amato, ne ero sicura.
Poi guardai Theo, curioso di sapere cosa avesse intenzione di acquistare. «Un thriller o un giallo», mi rispose con un sorriso.
Lo accompagnai subito al reparto giusto, il reparto che conoscevo come le mie tasche. Alla fine, scelse Teddy di Jason Rekulak. Un thriller che avevo letto in tre giorni, un libro che mi aveva davvero spaventata. «Ottima scelta», gli dissi. «Io l'ho letto e mi ha fatto venire la pelle d'oca. È davvero inquietante». Theo sorrise di nuovo, quel sorriso che mi metteva sempre in difficoltà. «Spero di provare anche io quella sensazione», rispose, e quel sorriso non fece altro che aumentare il battito del mio cuore.Dopo aver scelto i nostri libri, lui decise di accompagnarmi a casa. Quando arrivammo davanti al cancello, lo ringraziai e lo salutai con un semplice cenno della mano. Lui fece lo stesso. Nel giardino, la luce del tramonto accendeva i fiori, creando un quadro che mi lasciava senza fiato. Stavo per rientrare quando sentii mio padre chiamarmi per la cena.
A tavola, la conversazione si concentrò subito sulle mie giornate. Mio padre raccontò di un incidente in cantiere, i miei fratellini del solito calcio con i vicini. Poi toccò a me. Mi fermai un momento, pensando se dire o meno di Theo. Non volevo che mio padre se la prendesse con lui, sapevo cosa pensava di lui ora che non era più il ragazzo che conoscevo. Mio padre lo vedeva come uno di quei "ragazzi sbagliati", con i suoi tatuaggi e il piercing al naso. Alla fine, scelsi la via più semplice. «Sono andata a prendere un caffè latte da Starbucks e poi ho fatto un giro al 'Mondo dei Libri', dove ho comprato un libro che volevo da tempo».
Le parole sembravano innocue, ma la reazione di mio padre non lo era. Sbuffò. «Che c'è, papà?» chiesi, ma già sapevo la risposta.
«Niente, solo... non ti stufi di leggere sempre libri? Dopo un po' sarà noioso, te lo dico io». Un dolore strano mi colpì al petto. Le parole di mio padre mi ferirono più di quanto avrei voluto ammettere. Lui che mi aveva sempre letto fiabe prima di dormire... come poteva dire una cosa del genere? Mia madre intervenne subito, e la sua difesa mi fece sentire meglio. «Thomas, non dire queste cose a una vera amante dei libri. Non vedi che le stai facendo male?», disse, con tono fermo.Mio padre non rispose, ma io sentii quel peso sollevarsi. Poi mia madre mi sorrise e aggiunse: «E comunque, Becky ha preso proprio da me la passione per la lettura... e ne vado fiera». Risposi con un sorriso e un semplice «Grazie», mentre mia madre mi faceva l'occhiolino.
Quella sera, dopo cena, andai a prepararmi per la notte. Quando uscii dal bagno, trovai mio padre lì ad aspettarmi. Mi guardò con gli occhi pieni di rimorso. «Mi dispiace per quello che ho detto a tavola», ammise. «Non volevo ferirti. Oggi sono stato un po' sopraffatto». Sospirai, lo abbracciai, e tutto sembrò tornare a posto. «Va tutto bene, papà», dissi. Poi ci dicemmo buonanotte e ognuno di noi si ritirò.
Nel mio letto, pensai al pomeriggio trascorso con Theo e al sorriso di mia madre. Nonostante tutto, avevo trovato la forza di affrontare le parole che mi avevano fatto male. E quella sera, mentre mi addormentavo, non c'era rabbia nel mio cuore, solo una dolce certezza: la lettura era la mia vera passione, e nulla l'avrebbe mai spenta.
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L'Anima dei Libri
ChickLitBecky, una giovane con una pressione profonda per i libri, sogni di aprire una libreria accogliente, dove storie e caffè si mescolano, creando un rifugio per chi cerca un momento di pace. Alla soglia dei diciotto anni, determinata a realizzare ques...