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È quasi il tramonto e noi siamo ancora qui, sono appoggiata ad una colonna a guardare il mare, mi trasmette così tanta calma e tranquillità.

Mi sono innamorata di questa casa, non è grande come quella che avevano prima ma io la preferisco. Ha uno stile più moderno e in più ha una veranda che da direttamente sul mare.

Mi perdo nell'immensità dell'oceano finché una voce non mi fa sobbalzare dallo spavento, mi giro e mi trovo davanti Ward.

«Jasmine» mi sorride debolmente, non ha affatto una bella cera. «Come va?»

«Va» dico semplicemente.

Voglio solo tornare alla mia vita.

«Mi dispiace per Singh» mi dice mentre si avvicina.

Mi guarda come se non trovasse le parole giuste e aggrotto le sopracciglia quadrandolo. Mi deve dire qualcosa, perché non parla e basta?

Continuo a guardarlo ma lui si guarda intorno, questo mi fa solo innervosire.

«Cosa devi dirmi?» gli chiedo, visto che non è intenzionato ad aprire bocca.

«Sai qualcosa di Sarah?» mi chiede a bassa voce, facendomi alzare le sopracciglia.

Non sa che non ci parliamo dalla sua "morte"?

«Non sai niente?»

Mi guarda attentamente e si avvicina. «Cosa devo sapere?»

«Con Sarah non parliamo da quando... dalla tempesta» sussurro. «Credo sia arrabbiata con me perché non siamo dalla stessa parte» scrollo le spalle e lui sospira.

«Non lo sapevo» si siede e abbassa lo sguardo per pochi secondi, per poi tornare a guardarmi. «Non ti ho mai ringraziato per ciò che hai fatto» gli faccio un mezzo sorriso, non sapendo cosa dire. «Sei una brava ragazza Jasmine, sono felice che Rafe stia con una persona come te» abbasso lo sguardo, a quanto pare non sa neanche questo.

Perché le notizie negative devo darle io?

«Ehm... in realtà ci siamo lasciati» sussurro, sentendo ancora un peso sul cuore.

«Oh... sistemerete tutto»

«Non credo» scuoto la testa sentendo gli occhi lucidi.

«Perché non credi?» lo guardo e il suo sguardo diventa compassionevole quando nota le lacrime.

Perché dopo mesi ci piango ancora?

Alzo le spalle non sapendo cosa rispondere, ed è la verità. Non ho una certezza ma ho solo una sensazione che mi dice questo.

«Abbi fede. Si risolverà tutto. Jasmine, quel ragazzo ti ama. Sposterebbe le montagne per te, se tu glielo chiedessi»

«Non lo so» alzo le spalle. «E se quello con cui voglio passare il resto della mia vita, non la pensasse come me?»

«Lui con te è un'altra persona. Sei il suo punto debole, e vedo che lui è il tuo»

«Jas?» una terza voce ci fa girare. «Tutto bene?»

Guarda prima Ward e poi sposta lo sguardo su di me, allarmandosi subito per le mie lacrime.

«Che le hai fatto?» si avvicina al padre, ma lo fermo mettendo le mie mani sulle sue braccia.

«È tutto ok» lo rassicuro.

«Sai piangendo»

«È tutto ok» ripeto con sicurezza.

Lui guarda nuovamente il padre e poi mi prende la mano trascinandomi dentro casa.

«È arrivato l'aereo?»

«Cosa ti ha detto?» mi chiede invece lui.

«Niente, non preoccuparti»

Amo il modo in cui si preoccupa per me.

«Andiamo» mi prende la mano ed usciamo di casa.

Forse ha ragione Ward, forse riusciremo a sistemare tutto. Dobbiamo solo venirci incontro e cambiare il nostro punto di vista.

Dopo alcune ore finalmente arriviamo. Inutile dire che durante il viaggio ho dormito tutto il tempo.

Scendo sbadigliando l'ultimo gradino e mi stropiccio gli occhi. Abbasso gli occhiali da sole, anche se è sera.

«Ti accompagno a casa» mi dice e annuisco senza fare storie.

Durante il tragitto non parliamo, troppo immersi nei nostri pensieri.

«Grazie» lo ringrazio, non appena raggiungiamo casa mia. Mi sorride e mi guarda finché non entro in casa.

«Mamma?» urlo, chiudendomi la porta alle spalle.

In un nano secondo mi ritrovo avvolta da delle braccia.

«Ero così preoccupata»

«Io credo che eri più arrabbiata» puntualizzo.

«Sono ancora arrabbiata, non penserai davvero di scamparla» alzo gli occhi al cielo.

Mi lascia andare per darmi una pulita, sto sotto la doccia più del dovuto e poi mi cambio, mettendo qualcosa di comodo.

«Sono tornata un essere umano» commento, entrando in cucina in tempo per la cena.

«Ti stavo per chiamare. La cena è pronta, metto nei piatti» annuisco e prendo le ultime cose che mancavano a tavola.

Appena ci sediamo mi guarda in attesa del mio racconto e così inizio a raccontare da quella sera in biblioteca.

«Non ho ancora capito perché hanno preso te in ostaggio. L'ostaggio serve per convincere la persona a fare ciò che lui vuole, e con Kiara non hai chissà quanto rapporto. Mentre con Rafe...» mi guarda in modo strano, non so cosa le stia passando per la testa. «E Ward... non riesco ancora a credere che sia vivo» dice scioccata. «Lo danno tutti per morto»

«È ovvio. Si è fatto esplodere da una barca»

«Con la scuola invece?»

«Posso recuperare questi giorni, questo è certo. Sono la prima della classe, qualcosa dovrà pur significare»

«Sta tranquilla tesoro» mi da un bacio in testa.

Continuiamo a parlare per il resto della serata, finché il sonno non ha la meglio.

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