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Passo l'intera mattinata a fare una ricerca per la scuola, almeno mi porto avanti.

Il mio cellulare squilla dopo pochi minuti e rispondo distrattamente, senza neanche guardare.

«Jas» sento dall'altra parte del telefono.

«Cosa c'è?» cerco di far finire subito la conversazione.

«Vieni da me» è impazzito?

«Impossibile, sono occupata» rispondo distrattamente.

Sento che mi parla ma non ascolto neanche mezza parola, troppo concentrata a leggere. Finché d'improvviso sento finalmente silenzio, così poso il cellulare e leggo tranquillamente.

Alla fine vado da Rafe nel primo pomeriggio e lui non è felice di vedermi, è ancora arrabbiato per stamattina.

«Ti ho già spiegato che ero impegnata, stavo facendo una ricerca» ripeto per l'ennesima volta.

«E una ricerca è più importante di me?» mi risponde irritato.

«La scuola è più importante di te» fa una faccia sorpresa.

«Vuoi così tanto andartene e tornare in quel posto?»

«Quel posto è diventato casa mia» gli ricordo.

«Questo non può continuare così»

«Che intendi?» lo guardo confusa.

«Non può funzionare. Pensaci, tu in Spagna e io qui. È impossibile»

«Questo discorso potevi farmelo anche prima di partire» faccio riferimento alla stupida promessa fatta.

«Pensavo di riuscirci, ma un rapporto a distanza non fa per me» alzo gli occhi sentendo queste parole.

Non c'è distanza ne tempo che tenga quando vuoi stare realmente con qualcuno. A quanto pare non è abbastanza maturo per affrontare una relazione del genere.

«Matura Rafe, ecco perché tra di noi non ha funzionato» incrocio le braccia.

«Io devo maturare?» alza le sopracciglia, facendo una faccia sorpresa.

«Certo» annuisco con superiorità. «Sei tu che non riesci a mantenere una relazione a distanza»

«Ho bisogno di te, ma accanto a me»

«Il tempo senza di me l'hai passato bene però»

«È diverso» dice a bassa voce. «Capiscimi Jas»

«Io capisco! Però tu capisci me!» quasi urlo, ormai stanca.

«Io ti capisco»

«No, Rafe» scuoto la testa. «Non lo fai»

«Quando non ti avrei capito?» strilla perdendo la pazienza.

Faccio una risata ironica. «Perché mi avevi chiamata?» cambio argomento.

Si passa una mano sulla faccia e sospira. «Mio padre vuole donare la mia croce. Ma non posso impedirglielo. Dovrò sbrigarmela da solo»

«Di che parli?»

«Recupero la croce» mi dice con un mezzo sorriso. «E quando l'avrò, con tutti quei soldi» ride felice al solo pensiero. «Andremo via da qui e steremo bene» annuisce ripetutamente. «Staremo bene, fidati di me»

«Dove vorresti andare?»

«Non importa, basta che sei con me» mi guarda intensamente e sorrido sentendo questa risposta.

Porta una mano sulla mia guancia e si avvicina lentamente, finché non mi sporgo e unisco finalmente le nostre labbra.

«Sai che litigheremo, vero?» ridacchio, non appena ci separiamo.

«Perché?»

«Tu vuoi vivere in un'isola mentre io voglio la terra ferma» continuiamo a battibeccare come al solito.

«Non ti serve quel posto» dice a un certo punto, riaprendo la discussione di prima. «Stai con me»

«Fammi capire un attimo» dico irritata, mettendo i capelli dietro le orecchie e poi li butto dietro le spalle. «Tu sei l'unico con degli obbiettivi» facendo riferimento alla croce. «E io l'unica cosa che voglio a quanto pare è stare con te. Non sono così disperata Rafe» sbotto.

«Non intendevo-»

«Ho capito benissimo ciò che intendevi» esco dalla casa, sotto i suoi richiami.

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