Capitolo 13

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-Il giorno dopo-

Stash

Oggi devo di nuovo servire quelli di terza, ci sarà sicuramente Sara.

Ora stiamo facendo teoria, ed io mi sto annoiando a morte.
Sospiro, prendendo il telefono, quando vedo che ho un messaggio, da mio cugino.

"Zio si è risvegliato, inventati una scusa e vieni in ospedale."

"Quindici minuti e sono li."

"Prof, sto male, posso andare a casa?"

"No.", digrigno i denti.

"Posso almeno andare al bagno?"

"Vai, Fiordispino.", sospira.

Sorrido soddisfatto, e corro all'ospedale.

Appena arrivo, trovo Alex e Daniele davanti alla stanza di papà e zio.

"Vai, aspetta solo te!", mi dice sorridente Alex.

Entro in stanza, e dopo aver salutato zio, corro da papà e lo abbraccio.

"Non farlo mai più!", gli dico con le lacrime agli occhi.

"E tu non dire più che sei un pessimo figlio!", dice lui.

"M-mi hai sentito?"

"Si. È difficile da spiegare, ma sentivo tutto.", dice. "E sentivo pure i racconti su di te da parte di tuo cugino.", dice ridendo poi.

Credo di essere diventato rosso.

"Quando imparerà a tacere non sarà mai troppo tardi.", dico sospirando teatralmente. "Ora vado che il prof si preoccuperà."

"Perchè?", chiede ridendo.

"Gli ho detto che andavo al bagno."

"Allora fila in classe!", mi spintona scherzosamente.

"Ciao. Papà?"

"Dimmi."

"Ti voglio bene.", ed esco dalla stanza. "Torno in classe, a più tardi.", dico salutando i ragazzi e tornando a scuola.

Appena torno in classe, il prof ha subito da ridire.

"Tutto sto tempo per andare al bagno?"

"Gliel'avevo detto che stavo male.", rispondo strafottente io.

"Dai, vai a metterti la divisa, che tra poco arrivano i ragazzi di terza."

Mentre vado a cambiarmi, mi chiedo perchè dobbiamo servire quelli più piccoli.

Sara

"Vediamo se ci servirà Stash.", dice Angela euforica.

"Vorrei tanto sapere che ci trovi di così eccitante nell'essere servita a questa mensa.", le rispondo io.

"Non è male il cibo.", dice lei.

"Sarà.", dico alzando le spalle ed entrando in sala pranzo.

Possiamo stare in tavoli da due o da quattro, ovviamente io ed Angela stiamo sole.

"Ma chi si rivede.", mi dice Stash.

"La scuola è piccola a quanto pare.", rispondo io.

"Ja, venite che vi servo."

Sbuffo e lo seguo al tavolo.

"Ma perchè lo tratti così?", chiede Angela quando lui si allontana.

"Gli uomini vanno tutti trattati così.", dico.

Ritorna con due piatti di pasta al pesto.

"Pasta al pesto alla genovese, prego.", dice lasciandoci i piatti.

Scoppio a ridere, sembra un pinguino.
Lui mi guarda male, mentre io ed Angela iniziamo a mangiare.
Quando abbiamo finito, sparecchia e ci porta il secondo: salsiccia avvolta in uno stecchino, come se fosse uno spiedino.

"Questo è apposta per Sara.", dice malizioso lui poggiando il piatto.

"Si, perchè quelle vostre non soddisfano.", replico io.

"Se vuoi ti soddisfo dopo io.", dice facendo l'occhiolino.

"Io vorrei mangiare.", dice imbarazzata Angela.

"Scusa.", diciamo insieme, e poi si allontana.

"Scusami, sul serio.", dico quasi in un sussurro abbassando la testa.

"Ehi, tranquilla.", mi risponde.

"No, dovrei calmarmi. Invece peggioro e basta."

"A me vai bene così, okay?"

Annuisco, e continuiamo il pranzo.

Una volta finito, torniamo in classe: è la volta di sala.

Mi farà fare il test dell'altro giorno, ne sono sicura.

Che poi, io ho scelto accoglienza, mica sala, perchè ce la fanno fare?!

"Cefola, venga qui e recuperi il test!", dice non appena entra in classe.

Mi alzo dal mio posto, e vado vicino alla cattedra.

"Ha un'ora di tempo, buona fortuna."

Do un'occhiata alle domande, sono le stesse che aveva Angela, quindi so le risposte.

Quaranta minuti dopo, consegno il test.

Un'ora e venti dopo, la scuola finisce.

La prima cosa che faccio non appena esco, è accendermi una sigaretta.

Vengo affiancata da Stash, con una sigaretta tra le labbra pure lui.

"Che facciamo?"

"Usciamo?"

"Come due amici?", chiede titubante.

"Quando la smetterai di ripeterlo?", sbotto io.

"Quando tu sarai nelle mie stesse condizioni.", e se ne va.

Salgo sul bus e torno a casa.

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