Capitolo 48

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Stash

Cosa ci faccio qui?
Perchè mi sono cacciato in questo guaio?

Dopo essere uscito di casa, ho iniziato a girovagare, finchè non sono arrivato al ristorante dove lavoro, e anche se ho libero, sono entrato.

Uno dei miei colleghi mi ha subito riconosciuto e mi è venuto incontro, porgendomi quella che pensavo fosse una semplice sigaretta.

E così adesso mi ritrovo qui, nelle cantine, a giocare a Poker.
Mi hanno obbligato.

"Stash, cosa ci offri?"

"Niente. Devo andare. Alla prossima.", dico cercando di dileguarmi.

Mi alzo e abbandono la stanza.

"Ce la pagherai, Fiordispino!", sento urlare dalla stanza.

Torno in strada, girovagando senza meta, calciando qualche sasso, con le mani in tasca.

Ho lasciato Sara sola con Alex. È stata male, ed io me ne sono andato, come un codardo.

Adesso attendo Paola.
Stavo chattando con lei prima.

Spero solo di non fare altri disastri, ora.

Dobbiamo chiarirci: deve stare il più lontano possibile da me, Sara e dai miei amici.

"Ah, ciao bello!", dice sorridendo avvicinandosi.

"Ciao.", la saluto freddamente.

"Allora, cosa volevi dirmi?", incalza lei.

"Molla Daniele. E allontanati dalla mia vita. Ma non solo dalla mia. Anche da quella di Sara e Alex. Devi lasciarci in pace."

Mi fissa con gli occhi lucidi.

"È impossibile lasciare Dani. Io gli voglio bene."

"Tanto la verità verrà fuori, fidati."

"Stash... Non puoi chiedermi questo."

"Si, Paola, posso. Ora vado. Ciao."

"Posso fare un'ultima cosa prima di dirti addio definitivamente?"

Annuisco titubante, e lei si avvicina.
Appena avvicina il viso al mio, io mi sposto, e mi lascia un semplice bacio sulla guancia.

"Scusa Paola.", dico allontanandomi.

Ora vediamo a come risolvere con Sara.

Mi avvio verso casa, iniziando a preoccuparmi. L'ho lasciata sola quando aveva bisogno di me.

Sara

Stavolta non lo perdono.

"Sara, io non ti lascio sola. Non permetterò che tu ti faccia del male."

"Non mi faccio del male, Ale! Non posso ferire questo piccolo.", rispondo accarezandomi la pancia ancora quasi invisibile.

Siamo seduti sul divano, a guardare la tv.
Guardare per modo di dire.

All'improvviso la porta si apre, ma entra Dani.

"Ciao.", si toglie le scarpe e la giacca e viene anche lui sul divano. "Che succede? Stash?"

"Può anche non rientrare.", dico fissando il vuoto.

"Perchè?"

"Ti spiegherò più avanti."

A Dani squilla il telefono, e quindi va in camera sua a parlare.

Mi sdraio sul divano, e quando sto per addormentarmi, la porta si apre, ed entra Stash.

Chiudo gli occhi e fingo di dormire.

Lo sento avvicinarsi a me, e posa una mano sulla mia guancia.

"Scusami. Guarda come sei bella. Mentre dormi anche.", sposta la mano sulla pancia. "Io ti amo, vi amo. E si, la scuola potrai finirla. Perdonami, ti prego."

Una lacrima sfugge al mio controllo, e lui l'asciuga.
Apro gli occhi.

"Eri sveglia?"

Annuisco.

"Allora mi perdoni?"

"Non lo so... Anche io ti amo. Ma tu mi hai lasciata sola quando avevo bisogno di te!"

"Forse non ti piacerà ciò che ho fatto, ma l'ho fatto per noi."

Lo esorto a parlare, mettendomi seduta, e lui inizia a raccontare ciò che ha fatto.

Ha incontrato Paola.
Però me l'ha detto.

"Stash, ho bisogno di tempo."

Mi guarda tristemente, e si alza.
Va in camera nostra, ed io rimango ancora sul divano.

Verso le 19 inizio a cucinare: faccio una cotoletta.
Alex mi aiuta a preparare tutto.

"È pronto.", dice il mio amico avvisando gli altri due.

La cena trascorre silenziosamente, e c'è tensione, si sente.

Dopo cena, Daniele decide di lavare i piatti.
Io vado in camera, e poco dopo vengo raggiunta da Stash.

"Allora? Mi perdoni?", chiede dolcemente.

"No.", rispondo.

Prendo in mano il ciondolo della collana che mi ha regalato a Natale, e nello stesso momento lo fa lui.

"I am here to stay, dice la collana."

"Io ci sarò sempre, Stash. Ma sei tu che mi allontani, in un modo o nell'altro."

"Io? Allontanarti? Sei te che te la prendi per cazzate!", inizia ad urlare e mi prende per il polso.

Colta alla sprovvista, faccio un salto all'indietro.
La sua stretta è forte, sul polso sinistro.

"Stash...", sussurro.

Ha gli occhi più scuri del solito, non sembra lui.

Questo non è il mio Stash.

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