Capitolo 21

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-Due settimane dopo-

Sara

Domani mattina partiamo per Vienna.
Con noi ci saranno pure le quarte e le quinte.

Sto ultimando la mia valigia, piena di vestiti soprattutto per la sera.

Mi squilla il cell e rispondo senza guardare chi sia.

"Si?"

"Piccola, pronta per domani?"

Solo Stash mi chiama così, e da un lato mi fa piacere, ma dall'altro mi da fastidio.

"Prontissima tu?"

"Non vedo l'ora."

"Sono le 22 e 15.", dico scoppiando a ridere.

"Non puoi aver fatto sta battuta sul serio.", sospira lui.

"Invece si.", dico modestamente.

"Lasciamo stare. Domani in bus stai con Angela?"

"Mi pare ovvio."

"Ok. Ci vediamo domani, allora."

"Si, notte."

"Notte."

Chiudo la chiamata e mi siedo sul letto.
Com'è possibile che anche solo sentirlo mi aumenti il battito cardiaco?

Stash

Sentirla mi fa sempre stare bene.
Nonostante non rida o sorrida quasi mai, riesce sempre a far star bene gli altri.

Io ed i ragazzi abbiamo litigato da ormai una settimana. Non ci parliamo se non per lo stretto necessario.

Il motivo?
Semplice. Il loro licenziamento.

Non mi hanno detto nulla, e per evitare che quella farsa continuasse, ho chiesto come stava andando.
Sono crollati, e me l'hanno detto, ma quando hanno saputo che io lo sapevo già, abbiamo litigato.

A scuola finalmente sto andando bene, e ci credo, è anche la terza volta che rifaccio il quinto!

Mi sdraio pensando alla gita che avrà inizio domani, e presto vengo accolto da Morfeo.

-Il giorno dopo-

Mi alzo non appena la sveglia suona, è la prima volta che accade, ma per le gite questo ed altro.

Mi faccio una doccia, e dopo aver sistemato il mio amato ciuffo, prendo la valigia, saluto velocemente e freddamente mio cugino e Daniele, ed esco per andare alla stazione dei bus, dove è fissato il ritrovo per tutti.

Quando arrivo, Sara è già sul posto, che parla con dei ragazzi.

Quando mi nota, si avvicina e mi lascia un bacio sulla guancia, che ricambio.

"Tutto bene, piccola?"

"Prossima domanda?"

"Che hai?"

"Il compagno di mia madre, quando torno, verrà a vivere a casa MIA!"

"Un uomo che neanche conosci?!"

"Esatto. Mamma ha detto che vuole sapere cosa faccio.
Ora, dopo quattro anni in cui mi ha praticamente abbandonata.
Ora, che sono quasi maggiorenne.
E per di più vuole che sia lui a firmarmi le varie giustifiche, non vuole più che vada da Giovanna e Mario."

"Ma non ha senso!"

"Lo so!"

Sospira e poi sale sul bus, raggiungendo Angela.
Salgo anche io, e mi metto dietro di loro, che si sono posizionate nel mezzo.

Sara

"Pronta ad una quindicina di ore di bus?", mi chiede Angela.

"Certo!", dico mostrandole i libri che mi sono portata e le cuffiette. "Tu?"

"Ovvio!"

Essendo ancora le 5.30 di mattina, decido di dormire.

-La sera tardi-

"Siamo quasi arrivati.", la voce della professoressa di tedesco si fa sentire.

Urla si elevano da tutto il bus.

"Calmi, calmi! Adesso dobbiamo dividere le stanze, visto che manca mezzora.
Per le femmine abbiamo cinque camerate da due, dieci da quattro e cinque da tre. Per i maschi uguale, ma ne abbiamo otto da tre.
Ora passo a prendere i vostri nomi coi compagni di camera. Se non dovessero andarci bene le vostre formazioni, ovviamente, modifichiamo noi."

Dei 'bu' si fanno sentire dai maschi, ma alla fine si zittiscono, e passa la prof.

Ovviamente, io ed Angela stiamo insieme in camera, da sole.

Stash, posizionato dietro di noi, sta in stanza con Mattia e Luca.

Non so perchè, ma ho una bruttissima sensazione.

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