Di un rifugio che non è luogo, ma tutto fuorché lì

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- This decision you're making is digging a hole, and where you're headed only heaven knows.
Gavin DeGraw, She Holds A Key.

Tengo quindi la polaroid tra le dita per scattare una foto alla cattedrale di Notre Dame, ma niente da fare; io già sto sognando il Sacre Coeur e la Tour Eiffel. Sono capace persino di staccare la testa pure dove sto in pace.

Comunque questa foto fa schifo, luce e nitidezza sono molto discutibili. Mi dovrei davvero impegnare e imparare a maneggiare questo complesso attrezzo. Vorrei rassegnarmi all'idea del mio scarso risultato da fotografa improvvisata, ma sono cocciuta; voglio riprovarci.

Adesso la fotocamera punta l'obiettivo verso il mio viso, così scatto, cercando di inquadrare anche la Senna sul retro e alcune di quelle bellissime riproduzioni parigine distribuite lungo il muretto.

Il dito intruppa; non ho premuto bene – riprovo. Sorrido e scatto.

Quando guardo la foto sorrido di nuovo e mi congratulo con me stessa mentalmente, perché dài, sul serio? Mi sto preoccupando della mia avversità nei confronti della tecnologia piuttosto che di lui. Non sto pensando alla mia migliore amica. A mia madre, a mio fratello e a tutto quello che ho lasciato alle mie spalle, tornando ancora qui.

Sono stati quelli più incasinati della mia vita questi ultimi tre anni! E questo è uno di quei casi in cui mio fratello mi sorriderebbe, Cleo mi abbraccerebbe, lui mi direbbe che devo spiegare le mie ali stropicciate, mentre io – sciocca e stupida – semplicemente caccerei fuori qualche cliché scadente, del tipo che ognuno è artefice del proprio destino. O merda simile.

Che poi, beh, probabilmente aggiungerei pure che, per quegli errori, se ne paga il salato prezzo, con tanto di interessi.

Questo fardello è il mio duro prezzo da pagare per non essermi fidata di Harry e per aver lasciato che tutte le mie paure mi tormentassero, e infatti ecco che mi ritrovo di nuovo nel giorno del mio compleanno, ancora da sola e lontana da casa. Celebrerò un altro anno di vecchiaia in viaggio; questa volta è il mio ventunesimo però, e i diciotto - l'anno in cui ero partita - sono ormai lontani, ma i ricordi bruciano come un colpo su una ferita ancora fresca.

I miei occhi studiano ancora un po' la Senna per poterne assorbire tutta la sua meraviglia, ancora una volta, prima di adocchiare la stazione della metro, ma il mio cuore perde un battito - forse due. Tre, quattro, cinque... - quando il mio telefono inizia a squillare impazzito, irrompendo nel silenzio della silenziosa nottata parigina.

Harry, ci sta scritto sul display.

"Porca puttana" dico. Sembro pazza che parlo da sola, eh?

Una mano sul viso e poi cedo sulle mie stesse ginocchia. E ci rimango pure, lì per terra. I san pietrini sono spigolosi ma io le rotule fracassarcisi contro non le sento proprio.

E' che non sono pronta.

Con un improvviso slancio di coraggio, raccolgo tutte quelle che penso siano le mie forze e scaglio il piccolo dispositivo nell'acqua del fiume.

Questo mi riporta a qualche anno addietro, ma in un'altra splendida città inglese: sto rivivendo un nitido déjà-vu. Un dolorosissimo déjà-vu.

Cristo santo. Dentro di me so che non ne uscirò mai, da questo ciclo infinito di fughe, anche se sono esasperata e stanca di scappare.




The Runaway (Harry Styles AU)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora