32. Amore che si chiede

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- You'll be a bitch because you can. You try to hit me, just hurt me.
John Mayer, Slow Dancing in a Burnin' Room.

Josephine

Pelle fredda e ossa intorpidite. E' questo malessere a svegliarmi, e quando apro gli occhi sfrego i palmi contro la braccia nude, che cerco un po' di calore. Sto così perché sono ancora nuda dopo ieri sera. I ricordi della nottata precedente strisciano nella mie mente. Le mie mani che sfregano sulle mie spalle mi riconducono a quelle di Harry, mentre affondano le unghie nella mia schiena. Le mie gambe nude e ricoperte di pelle d'oca mi fanno pensare che, quelle di Harry aggrovigliate alle mie, avrebbero calmato i brividi. Le lenzuola troppo sottili che mi avvolgono fungono da promemoria, e penso al suo corpo perfetto e rilassato sul lenzuolo candido, mentre lascia scoperta la sua magnifica linea a V che incornicia il suo ombelico. I ricordi dell'inchiostro scuro sulla sua pelle che fa contrasto con il copriletto è ostile nei miei pensieri, non esiste che mi lasci in pace.

"Cazzo, Josephine!" Sto imprecando da sola, senza preoccuparmi di abbassare la voce. "Cazzo, cazzo, cazzo. Sono una stupida." La mia voce si rompe, mentre la mia coscienza mi sgrida riguardo al casino di questa notte. A cosa cazzo stavo pensando? Non posso legarmi. Non voglio, non voglio dipendere da qualcuno, tanto meno dal migliore amico di mio fratello, e non voglio che ciò condizioni la mia vita. Sarebbe da deboli, e quello che ho provato ieri notte con Harry era tutta la debolezza che fino ad oggi ho trattenuto ermeticamente in me. Lasciare che un uomo mi dissuada sarebbe pazzo, sarebbe da incosciente. Immaturo. Inutile.

Io non dipendo da nessuno,
io non mi innamoro.
Io non provo quello che ho provato ieri.
Io non divento il guaio di nessuno, non ho intenzione di trascinare Harry nel buio che ho innalzato intorno a me, lasciando che si spazientisca appresso ai miei stupidi sbalzi d'umore fin quando,prima o poi, non decida poi di buttarmi via – sentimenti usa e getta è ciò che consuma gli uomini, l'umanità intera. E poi ci sono io.

A quel punto sarà tardi, quando lui mi avrà gettata via dando il mio cuore in pasto al buio dei suoi ricordi. Io mi sarò irrimediabilmente legata al suo spirito. Cuore mio a cercare il cuore suo, pronto a rifiutarmi. Un'anima prigioniera – ed io non voglio esserlo! Ed io non ho bisogno di crollare di nuovo. Ed io non voglio che sia a causa di un uomo, che si tratti di Harry o no.

Col lenzuolo che mmi strascica dietro mi avvio verso la cucina per il caffè. Lo preparo. E, prima o poi, doveva succedere: la porta della stanza di Harry scricchiola.

Guardo l'orologio. Sono le dieci del mattino, mio fratello è sicuramente a letto dopo aver fatto così tardi dal lavoro ieri notte.

Harry ha ormai raggiunto la cucina e il mio cuore sta tentando disperatamente di uscirmi dal petto. "Buongiorno, Josephine" dice.

Gli do ancora le spalle. La sua voce ruvida è ancora più profonda del solito e immagino i suoi ricci spettinati in modo adorabile. "'Giorno. Vuoi del caffè?" Non lo guardo, non ancora, sto temporeggiando prendendo un biscotto dalla confezione.

"Grazie." Lo sento sbadigliare e immagino il suo viso fare quella smorfia buffa. Riesco a percepire il pizzicore sulle dita, la stupida necessità di raggiungerlo e carezzargli il viso. E magari potergli sorridere serenamente.

Reprimo.

"Hm" faccio scocciata alla fine. E lo sono, effettivamente. Sono stordita e arrabbiata per il groviglio di pensieri che mi sta tormentando, ma non riesco davvero a fare altrimenti. Ogni mia cellula mi induce a voltarmi per andare verso il suo corpo proteso verso il mio e lasciarmi abbracciare, mentre mi concede un irresistibile bacio post sesso e del buongiorno, ma non sarei io se non lasciassi che sia invece la mia parte marcia e piena di insicurezze a prendere il sopravvento.

The Runaway (Harry Styles AU)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora