The Runaway (Harry Styles AU)

43. Siam tutti buoni a vivere senza segreti

- La più grande felicità nella vita è la convinzione di essere amati per quello che siamo, o meglio, nonostante quello che siamo.
Victor Hugo.

Josephine

Avere una mattinata impegnata mi ha fatto rimuginare parecchio sulla mia attuale mancanza di impiego. Nessun risultato malgrado tutti i curriculum che finora ho mandato. Ricordarmi che non sono una scansa fatiche mi fa sentire meglio, perché sono abituata a darmi da fare e a lavorare ormai da parecchi anni ed essere tanto inutile per la società è una sensazione che mi pesa – magari però è meglio Josephine – mi dico stupidamente – non volevi tanto lavorare su te stessa? Non avevi bisogno di un periodo di auto miglioramento?

Mi chiedo se questo stia dando dei frutti... e ci ho potuto riflettere a lungo questa mattina, mentre attendevo di entrare nel pretenzioso ufficio amministrativo di quell'accademia enorme e pittoresca: ho tartassato i timpani al rettore in persona, gli ho consumato le orecchie con le mie domande stupide, ma avevo bisogno di più informazioni possibili. Ho cercato di tenere tutto a mente mentre andavo a prendere Gemma, che è scesa quasi subito e ha caricato il suo borsone in macchina.

"A che ora stacca Harry? Voglio salutarlo." Ovviamente mi ha detto, mentre facevo la curva per il Music Store. Abbiamo aspettato che finisse il turno per un quarto d'ora più il tempo di tre sigarette in due, ma tanto con Gemma il tempo passa in fretta.

Così Harry è uscito presto dal negozio, ed ora eccomi qui, accasciata sul sedile del passeggero in questo parcheggio grigio e triste e pieno d'asfalto, in cui tutti si dedicano sorrisi e saluti. O addii.

Decido di restarmene per un po' lì, su quel sedile, lasciando ulteriore privacy ai fratelli Styles, e mentre Gemma e Harry si fanno i loro saluti, in questo parcheggio dell'aeroporto, rivivo con la mente l'intera giornata per non lasciarmi sfuggire gli importanti dettagli che il rettore dell'accademia d'arte mi ha spiegato: corsi dal lunedì al venerdì, dalle nove e mezza alle tre del pomeriggio, mi ripeto.

Non male, Harry potrebbe conciliare lavoro e lezioni, devo solo aspettare il momento giusto per dirgli ciò che ho fatto. Più che altro, devo solo aspettare di assicurarmi di completare l'iscrizione di Harry, e per farlo bisogna aver terminato di pagare la metà della prima retta per gli studi, dato che serve almeno quella per poter ufficializzare l'iscrizione. E per ora, ho bisogno di rateizzare la rata stessa del pagamento. Ma quanto sono miserabile? Mamma mia, andrà a finire che diventerò una barbona, e vivrò sotto un ponte. Ma voglio farlo per Harry, perché sarà un incentivo per lui; deve far scoprire la sua arte, voglio che finalmente la smetta di tenere nascosto il suo talento.

Dopo aver esaurito tutti i pensieri belli della giornata ed essere arrivata ai soliti un po' troppo macabri, per par condicio, davanti alla tenera atmosfera di mielosi saluti che si è creata, interrompo la magia saltando in braccio a Gemma piagnucolandole su una spalla. Sono stati due giorni piacevoli con lei e le voglio già un bene infinito. E inoltre si è creata una connessione speciale nel momento in cui le ho confessato gran parte dei miei problemi che, essenzialmente, tengo nascosti a tutti. Persino a Cleo, ma lei c'è fin troppo dentro a questa storia.

Durante gli opportuni saluti Gemma ci lancia una piccola frecciatina su quanto convenga vivere la vita senza segreti e rivelare i propri sentimenti, piuttosto che nasconderli. La trovo particolarmente difficile da mandare giù, quindi svio il discorso e la abbraccio ancora prima che vada.

Io e Harry prendiamo la strada di casa subito dopo, non è molto il viaggio dall'aeroporto fino all'appartamento, ma decidiamo comunque di fermarci al primo Drive Through che incrociamo lungo la strada, perché il suo stomaco sta brontolando da troppo tempo.