The Runaway (Harry Styles AU)

42. Ancora cose di casa

- Quei maledetti occhi mi fottevano sempre. Ci facevo l'amore solo a guardarli.
Charles Bukowski, Sfumature d'ombra.

Harry

"Quanto miele, questa notte. Che ti prende?" Riempio i polmoni prima di sussurrarle quelle parole, perché sto davvero cercando di sedurla. Sono nella sua camera , accanto al letto.

"Hai ragione, sono un cubetto di zucchero oggi. Mi succede sempre quando..."

"Quando?" La invito a continuare ma scuote la testa. Faccio spallucce e premo le mie labbra sulle sue soffici con un po' di impazienza. "Queste labbra..." Non è necessario elogiarle, sa benissimo che impazzisco per il suo viso e per il suo sorriso. Apro la bocca e le catturo entrambe le sue labbra, lasciando un succhiotto umido su quella bocca rosea.

"Ew" dice a fatica in un sorriso intrappolato fra i miei denti. "Fai schifo, mi hai quasi leccato tutta la faccia."

"Non è colpa mia se le tue labbra sono tanto grandi. Acciuffarle entrambe è un'impresa." Joss mi guarda divertita. La libero dalla mia stretta per lasciarla sul letto sfatto.

"Vorrei restassi qui" dice in un sussurro mentre mi accoccolo su di lei. Incastro una mano nei suoi capelli annodati, come tutte le volte.

"Allora resto, piccola." Anche io voglio dormire qui con lei.

"Non mi sembra il caso, non è l'idea migliore. Ma quella certa Melanie che fine ha fatto? Perché cavolo mio fratello non si ferma più a dormire da lei?"

"Non stanno più scopando. Tutto qui. Comunque domattina ho il turno presto al Music Store. Posso restare e nessuno si accorgerebbe di nulla." Mi sento un tantino subdolo, mentre questi tentativi segreti di camuffare la realtà mi attraversano la mente. Ma quando quei due zaffiri brillano desidero solo e unicamente di stare qui e dimentico tutto.

Lei annuisce e bacia con gentilezza le mie labbra facendomi gustare tutto il suo sapore, la sua morbidezza e il suo respiro. Resta lì, con semplicità e naturalezza, le labbra rilassate e appoggiate sulle mie, senza muovere un muscolo e senza incentivare il bacio, ma la mia brama è sempre in crescendo quando lei è nei paraggi, così la mano che tenevo sulla sua canottiera è ora sui suoi pantaloncini sottili, di cotone consumato e usurato.

"Harry, aspetta." Joss sta ansimando mentre tira via la mia mano per il polso. "No, non è il caso. Non posso , questa sera."

La guardo confuso e mi acciglio. "Sarebbe a dire?" Suona troppo rude la mia voce, non avrei voluto.

"Sta' calmo, cavolo. Non essere acido. Dovrei essere io quella irascibile qui, oggi!" Sospira. "Vuol dire che non posso e basta, ho... ho le mie cose; esattamente come ogni mese, ma non è mai stato necessario informartene, al contrario di ora." Sbuffa esasperata.

Non posso trattenere la risata che devo attutire con la mano per non fare troppo rumore. "Perché sei così imbarazzata? E' un po' come quella volta in cui sono entrato in bagno e ti ho trovato con una striscia di ceretta spiaccicata sulla gamba, no?" Si acciglia e nasconde il viso nelle mani per l'imbarazzo.

Nella moltitudine dei giorni trascorsi senza rivolgerci parola, quando lei si trovava in bagno, fingevo spesso di dover fare una veloce irruzione recitando di non accorgermi che ci fosse già lei. Ma chiaramente era solo un modo per osservarla un po' più da vicino: la maggior parte delle volte era arrapante beccarla assorta e di sorpresa, coi pensieri in disordine mentre stendeva della crema idratante sulle sue gambe, o mentre era avvolta in un semplice asciugamano, o quando scuoteva i capelli umidi nell'aria rovente del fon. Ma in quell'occasione è stato davvero divertente guardarla infuriarsi e cercando di cacciarmi dal bagno. Impara a bussare, per Dio! Mi aveva urlato, lanciandomi dietro uno dei suoi calzini buffi coi pois.