5. Un casino della Madonna

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- "Sono vera!" Affermò Alice, e si mise a piangere.
"Non diventerai più vera neanche un pochino col piangere, non c'è niente da piangere."
"Se non fossi vera", disse Alice, mezzo ridendo tra le lacrime, perché tutta quella storia era talmente ridicola, "non potrei piangere".
Lewis Carrol, Alice Attraverso Lo Specchio.

Josephine

Loro, adesso, proprio non lo sanno cosa devono aspettarsi.

E io che devo fare, ora? Adesso qual è il mio ruolo?

Il mio sguardo si muove impazzito tra due paia d'occhi che mi fissano profondamente.

Chiedo se "Mia madre è felice?" Stanno scattando, i miei occhi, tra i nocciola di Zayn e quelli che sembrano essere due pietre grezze acquamarina: è Dylan ma sembra Cleo. Lui e lei hanno gli stessi occhi – mi manca tanto.

"Certo." Zayn continua a fissarmi e mi risponde senza esitazione, sicuro di quel che dice. Sposto i miei occhi su Dylan che annuisce con aria serena. Come se avere certezza sul benessere di mia madre fosse per lui una priorità.

Probabilmente lo è diventata. Ed io, ancora una volta, mi dico che non ero presente per poter vedere la mia famiglia fondersi con quella dei miei amici d'infanzia.

Metà del mio cuore è completamente in subbuglio, l'altra metà è combattuta. Sono preda di una lotta con me stessa, perfettamente in contrasto con le mie emozioni. Tutto questo mi rende felice e mi danneggia in un solo colpo. Consapevolezza schifosa che ci va giù pesante. Abbiate pietà della stronza che non sapeva nulla di tutto questo, vorrei dire, e andateci piano.

Quasi, riesco a percepire il campanello d'allarme immaginario nella mia testa mentre comincia a trillare impazzito: Pericolo, va' via, pericolo.

Almeno, come se fosse davvero possibile, il mio cuore gioisce al solo pensiero di un autentico uomo amorevole per mia madre, di una famiglia apprensiva e soddisfacente, al contrario di sua figlia. Adesso, suo marito è un medico con le palle e i suoi figliastri sono sempre dediti allo studio e al lavoro.

E poi ci sono io, che davvero, parliamone. Sono un disastro. Sono quel che si definisce pecora nera della famiglia. O quel che è.

"Togliti quell'espressione dalla faccia e di' ciao ai tuoi nuovi fratelli maggiori!" Dylan allarga le braccia in segno d'invito, mi avvicino a lui e faccio per abbracciare entrambi. Famiglia o no, in questo momento ne ho davvero bisogno.

"Dopo tutto 'sto tempo in Europa mi aspettavo di ottenere fratelli adottivi migliori di così."

Sbuffo con entusiasmo, enfatizzando il mio tono scherzoso pur di smorzare un po' la tensione. I due fratelli ridacchiano e farfugliano qualcosa su quanto siano bravi, belli e forti e bla.

"E a proposito di fratelli, il mio è...?" Scruto i loro sguardi, in attesa di una risposta. Mi chiedo se anche loro percepiscono la mia tensione.

"Lui si è trasferito quasi subito dopo il matrimonio, si mantiene lavorando in un locale. Comunque lo vedrai tra pochi giorni perché adesso non è a New Orleans, è andato fuori città per..." Zayn fa una lunga pausa cercando di trovare le parole, io piego la testa su un lato, guardandolo in attesa. "Ti spiegherà meglio tua madre, Jo. Lei dovrebbe rientrare a momenti comunque. E penso che sverrà quando ti vedrà-" Detto fatto: la serratura della porta d'ingresso emette un rumore metallico e il cuore lo sento nell'esofago pulsare impazzito.

"Eccola, cazzo resta calma." Non mi aiuta Dylan, però, con quel tono agitato.

"Sono tornata." Non è mia madre... "Dyl? Zayn? Ci siete?"

The Runaway (Harry Styles AU)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora