c o m p l e t a ;
"Consideralo un punto a tuo favore, okay? Ho un debole per le persone che hanno paura, evidentemente. Quelle incasinate, e solo perché hanno tutte quelle seghe mentali a tarpare le loro stesse ali. Sei una fuoriclasse in questo. E...
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- Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio o freccia di garofani che propagano il fuoco: t'amo come si amano certe cose oscure, segretamente, tra l'ombra e l'anima. T'amo come la pianta che non fiorisce e reca dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori; grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo il concentrato aroma che ascese dalla terra. T'amo senza sapere come, né quando, né da dove, t'amo direttamente senza problemi né orgoglio: così ti amo perché non so amare altrimenti che così, in questo modo in cui non sono e non sei, così vicino che la tua mano sul mio petto è mia, così vicino che si chiudono i tuoi occhi col mio sonno. Pablo Neruda, Sonetto XVII.
Ore 11.58 p.m., 5 Luglio, Gretna, Casa Styles.
Sono io! Mi viene da urlare.
Sono io, Harry. Ci sono io dietro questa porta che sbatte! Ma mi riesce immensamente difficile strillare e irrompere in questo silenzio. La piccola villetta è immersa nel buio, col giardino curato a ostentare tutta la passione e le attenzioni che Anne ripone in ciò che è suo, che può gestire, creare. Educare.
Non a caso, Harry, è la creatura migliore che ci sia.
Anche se alla porta non ci viene nessuno ad aprirmi.
Boom boom, sbatto ancora. Ma questa volta accompagno il suono con un grido smorzato. "Ehi!" Ma non serve a molto. Non per i due minuti successivi in cui resto ancora da sola, inghiottita nel silenzio della periferia di Gretna.
Poi. La porta si apre.
La porta. La porta si apre, le lacrime mi cadono via dalle guance perché non posso fare altro che piangerci davanti, a questa prospettiva.
Il tassista mi torna un secondo in mente: ma com'è che sto qui a pensare al tassista? Forse perché sto cercando disperatamente un pensiero fisso che mi distolga da quest'ansia che non posso scrollarmi via, e forse perché mentre mi portava qui - mentre mi diceva di conoscere perfettamente l'indirizzo e la zona - mi ha assicurato che, secondo lui, Harry sarebbe stato in casa e che mi avrebbe voluto con qui. Con lui.
Dietro questa porta, comunque, io pensavo che avrei trovato Anne. Ne ero sicura.
Ma c'è Harry.
Ci sta Harry, fra l'elegante arcata della porta. Con la sua rabbia nelle sopracciglia, con i capelli in disordine, con gli occhi pieni di niente, col verde sbiadito dal sale delle lacrime.
Forse lui crede che io non sia più qui? Crede ancora che io abbia perso la vita, ma se lui non c'è sì che la vita l'ho persa. Io non potrei perdere la mia vita, perché dipende dalla sua.
La sua energia che ancora tiene per sé: non vuole crederci ai suoi occhi, non vuole capirlo che io sto qua. Il che è totalmente estenuante, una bomba di emozioni che sgancio via coi lacrimoni sulle guance. Continuano a cadermi via, ma Harry mi sta di fronte e non capisce. Possibile non sia cosciente? Possibile sia diventato sonnambulo? Possibile che io sia tanto cambiata da essere irriconoscibile?