- And you never ever let me in.
Metro Station, Kelsey.- You see her when you close your eyes. Maybe one day you'll understand why everything you touch surely dies. But you only need the light when it's burning low. Only miss the sun when it starts to snow. Only know you love her when you let her go.
- Passenger, Let Her Go.Josephine
Adesso sto pensando come due minuti fa. Altri trecentocinquantaquattro secondi fa, come mezzora fa e come prima che scoccasse la lancetta dell'orologio in cucina. Sono sul bancone a bere dalla bottiglia grande. Mi attacco prepotentemente e una sorsata d'acqua dopo sto ancora pensando a quanto sono idiota. A quanto io sia debole. La solita tiritera odiosa, però mi tocca sorbirmi il frustrante rompicapo post decisione sbagliata.
Ho fatto bene? Perché l'ho fatto? Perché gliel'ho lasciato fare? Perché ho permesso a Harry di intromettersi ancora nella mia vita?
Topoina è ancora il modo in cui mi apostrofa William nel messaggio di risposta, mi dice che è okay, mi dice che va bene anche se la prossima volta magari eviterà di farmi scappare. Testuale. Non glielo dico, ma non ci sarà sicuramente una prossima volta. E la scelta di non informarlo non è dovuta alla delicatezza che solitamente una personcina per bene concede a un'altra personcina per bene. No. A me non me ne frega un cazzo di essere "per bene". A me, semplicemente, adesso non va di discutere. E di sorbirmi i "Perché? Che non ti sei divertita, con me?"
No. No che non mi sono divertita. Manco a dirglielo, altrimenti dovrei passare la notte a sentirmi in colpa perché non ho sensi di colpa quando sono schietta (è così ovvio e assurdo). La notte io preferisco passarla in compagnia del rompicapo su Harry.
Cosa mi frullava per la testa quando sono salita in macchina con lui?
Tre interi giorni di silenzio. Mi ha ignorata, non mi ha degnata di uno sguardo, non si è preoccupato di nulla. E ora, guidata da istinto solo puro istinto, sono davanti la sua porta a sbatterci tre volte il pugno contro.
"Harry!" Sto gridando?
"Entra."
Il disordine e l'aria fredda regnano sovrani. Finestra spalancata, tutto sparso in giro per la stanza. Alcuni fogli di carta bianchi riempiti di scarabocchi o irriconoscibili figure a causa delle molteplici grinze sono accartocciati a terra. Chissà. Magari il ritratto della diciottenne Josephine a Londra è uno dei fossili aggrovigliati sul pavimento, dato che non è più appeso al muro...
Chissà.
Comunque c'è lui che è alla scrivania, una sigaretta consumata a rovinare il suo viso angelico tra le labbra. E' a torso nudo. Accanto a lui un posacenere quasi pieno e dei pastelli sparsi disordinatamente sul mobile, tra le sue dita invece una matita rovinata e mangiucchiata e davanti ai suoi occhi una pagina di un quaderno da disegno piena di colore. Quando i miei occhi ricadono su quelle forme ritratte su carta lui chiude di scatto il suo quaderno e mi osserva intensamente.
"Dimmi?" Lui mi chiede di dirgli.
"Dimmi?"
"Sì, Joss, dimmi. Sei qui, cosa c'è?"
C'è un po' di velenosa rabbia crescermi dentro, ecco cosa c'è.
Per ora ho le tre R, la regola immutata finora delle tre erre tutta per me.
Resta calma, respira, ruggisci piano: "Ti volevo dire che per questa sera è andata così. Ma che sono irritata dalla tua invadenza spudorata. In pratica ti sto dicendo che ti devi fare i cazzi tuoi, Harry. Non mi devi più trattare come una ragazzina che non sa badare a se stessa."
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The Runaway (Harry Styles AU)
Hayran Kurguc o m p l e t a ; "Consideralo un punto a tuo favore, okay? Ho un debole per le persone che hanno paura, evidentemente. Quelle incasinate, e solo perché hanno tutte quelle seghe mentali a tarpare le loro stesse ali. Sei una fuoriclasse in questo. E...