18. Due metà imbrattate col sangue

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- Decidere se fidarsi o no di una persona è come decidere se arrampicarsi o no su un albero, poiché si potrebbe godere di una vista straordinaria dal ramo più alto, oppure ci si potrebbe semplicemente riempire di resina, e questo è il motivo per cui molta gente decide di passare il suo tempo sola e in casa, dove è più difficile pungersi con una scheggia. 
Daniel Handler (Lemony Snicket).

Harry

La fiducia non bisogno mai regalarla.

Concedere troppa fiducia, nella vita, equivarrebbe a sputtanarsela. Un modo assicurato per rendere le relazioni ancor più complicate di quel che già sono.

Josephine è evidente che la fiducia non la regala, troppo avara. Troppo stretta con le emozioni. Josephine, sembrerebbe, sia quel tipo di persona che non ragiona quando agisce. Non è consapevole delle conseguenze e, quando si trova a doverle affrontare, tira fuori la faccia tosta di andarsene – ed è quello che prova a fare adesso, cerca di sviare il mio corpo; sono impalato di fronte a lei che vorrebbe superarmi, mi guarda come fossi una sorta di minaccia. Forse fa bene a non fidarsi delle persone – sono io il coglione che non è mai stanco abbastanza di dare, dare, dare. E dare, Cristo santo...

Adesso lei cammina a distanza, mi guarda come la preda davanti al predatore. Quelle consapevoli che stanno per essere divorate, che ormai sono spacciate. Eppure, lei, tiene lo sguardo fermo. Seria, sopracciglia dritte, mento verso il petto e gli occhi nei miei. E' così che fa; è così che diventa. Come a voler sembrare minacciosa, con quelle iridi blu ad osservarti oltre le sopracciglia corrugate. Nel frattempo io sto valutando se diventare il predatore o no – arrivo alla conclusione che sono arrabbiato abbastanza per poterla fermare e, almeno, spiegarle il mio disappunto.

"Joss!" Mi piazzo nel corridoio, lei è al certo del salotto e, col passaggio bloccato, si avvicina alla penisola della cucina.

"Eh? Che cosa?" Fa, in torno scocciato.

"Ti pare una cosa normale?" Resta in silenzio, incrociando le braccia al petto. "Ti pare normale vincolare una persona in questo modo senza neanche il suo permesso? Non puoi bullizzarmi con queste stronzate. C'è tuo fratello, per quello."

Bullizzare; forse è un po' azzardato, ma è esattamente ciò che intendo, mi dico mentre mi volto, soddisfatto di averle spiegato che non può e non deve sentire le mie cose come sue, non senza chiedermi il permesso.

Incredibilmente, un pizzicore m'investe la spalla, poi un rumore metallico contro il pavimento. Porto lo sguardo sul parquet; è il mio mazzo di chiavi.

"Tiè, mamma mia. E calma i bollenti spiriti, animale che non sei altro."

Mi ha lanciato le chiavi. Mi ha lanciato le chiavi?

"Josephine" inizio con tono pacato, voltandomi a guardarla. "A proposito di animali. Ricordi di quel lupo di cui ti avevo parlato? Quello che potrei diventare, nel caso in cui venissi stuzzicato abbastanza da farmi incazzare?"

"Adesso sono curiosa, ah. Stai facendo soltanto i capricci per un paio di chiavi." Si infila un chewingum in bocca e lo mastica con troppo vigore. Con maleducazione e la faccia da schiaffi – ha l'espressione di una che non vede l'ora di litigare.

"Io, sto facendo i capricci? Sai benissimo di cosa sto parlando – è principio, non puoi fare il cazzo che ti pare con le cose altrui. E per Dio mi hai appena lanciato il mazzo di chiavi! Quanti cazzo di anni hai, nove?"

"Non sono infantile." Si difende sviando lo sguardo; lo fa perché sa che non è vero. Comincio a pensare che ci si metta d'impegno, pur di sembrarlo.

"Ahi ahi, touché!" Mi chino a raccogliere il mazzo di chiavi, avvicinandomi così al bancone e appoggiandovi i palmi per guardarla meglio. "E in ogni caso, l'hai detto tu – non io. Anche se potrei avere tutte le ragioni per darti dell'infantile. Mi hai dato dell'animale e stai lanciando oggetti come una bambina." Porto l'indice verso il suo viso. "E stai masticando quella gomma nel modo più fastidioso in assoluto. Cristo santo, sei odiosa."

The Runaway (Harry Styles AU)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora