Capitolo 6

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Gianluca pov's.

"Entra." Le ordino aprendole lo sportello.

Faccio il giro della macchina ed entro anche io. Sono così incazzato, perché certa gente non la rinchiudono? Io proprio non lo capisco.

Poggio le mani sul volante e provo a riprendere fiato, sono sfinito, mi pare di aver corso per ore, invece ci siamo allontanati soltanto di qualche metro. Tengo la testa bassa, per una frazione di secondi tengo gli occhi chiusi, devo calmarmi.

"Grazie.." sento la sua voce, piccola e innocente, come un sussurro.

Il suo respiro è pesante, veloce come il mio.

"Non dovresti andare in giro così, di notte, da sola poi.."

Dico, ma è pazza? E se io non fossi stato lì? Cosa le sarebbe successo se io non fossi stato lì? Solo il pensiero mi fa venire voglia di vomitare, sento una strana sensazione crescermi dentro.

Fastidio, rabbia.

"Stavo andando alla mia macchina." Risponde secca.

Stringo ancora di più le mani al volante "Dove la tenevi? Alla fontana di Trevi?"

"Ti ringrazio davvero per avermi salvato, ma ti ricordo che ho appena rischiato di essere stuprata, in questo momento una ramanzina non è certo quello di cui ho bisogno!"

Mi giro di scatto e la guardo dritta negli occhi, ha appena alzato la voce con me?

Occhi contro occhi. La guardo così intensamente che ..

"Stai bene?" chiedo con un filo di voce. Non volevo farle pesare ancora di più questa situazione, è solo che, io ..

"No cioè si .. cioè, sto morendo di freddo."

Ho capito, adesso ci penso io.

"Allacciati la cintura."

Inserisco le chiavi e metto in moto, so come farla stare meglio. Ha bisogno di rilassarsi.

"Ti porto a bere qualcosa di caldo."

[...]

"Vengo sempre qui con i ragazzi, mi conoscono, ed è sicuro che non veniamo assaliti dalle fan." le intimo un secondo prima di scendere dalla macchina.

"Capisco, wow! E' davvero.. lussuoso!" la osservo richiudere lo sportello alle sue spalle e osservare ogni centimetro dell'entrata del 'Bistrot 125', così si chiama.

Ha ancora i capelli tutti bagnati, la pioggia è diminuita, per adesso non piove ma il cielo continua a non promettere nulla di buono. Ha le braccia strette al petto, sicuramente ha ancora freddo, magari più di prima.

"Aspetta.." riapro la macchina, se non sbaglio devo avere un altro giubbotto in pelle qui dentro, l'ho scordato qui qualche giorno fa nella fretta di salire in hotel. Controllo sui sedili posteriori ed eccolo li, si confonde un po' con il colore della moquette.

"Mettilo, ti sentirai meglio!" chiudo la macchina ed entriamo dentro.

Prendo un tavolo per due e ci fanno accomodare immediatamente al piano di sopra.

Emma pov's.

Il lusso è a dir poco sfrenato qui dentro.

Pareti ornate da quadri meravigliosi che raffigurano qualsiasi tipo di paesaggio, un magnifico parquet ai nostri piedi, alzo il naso all'insù e noto diversi grossi e sfavillanti lampadari in pietre moderne che luccicano vistosamente.

Un tizio, ben vestito e dall'aria molto professionale ci fa accomodare al piano di sopra, ci conduce ad un tavolo di fronte a una grande vetrata che permette di ammirare gran parte di Roma illuminata sotto un cielo privo di stelle, questa notte.

Mi stringo ancora di più sotto il giubbotto di Gianluca e mi accomodo al mio posto, di fronte a lui.

"Allora, signorino Ginoble, cosa posso portare a lei e alla bella signorina?"

Arrossisco di netto, adesso perché anche il cameriere mi fa il filo?

"Due cioccolate calde Elio, per favore."

"Subito!"

Il cameriere, vestito come un pinguino, si allontana a gran velocità, dirigendosi verso le scale per andare a comunicare l'ordine al piano di sotto.

Il silenzio è assordante, per la seconda volta. Che faccio?

Continuo a torturarmi le mani sotto il tavolo, come la sciolgo questa situazione?

Il moro continua a guardare fuori, ogni tanto lo noto osservarmi di nascosto, con la coda dell'occhio.

"Quindi .. è qui che venite a fare colazione tutte le volte?"

"Spesso e volentieri, ovviamente solo quando siamo a Roma." Mh, ma davvero? Pensavo che da Bologna, per esempio, ti alzassi la mattina alle quattro per venire a fare colazione qui e poi ritornare.

Improvvisamente, il cameriere di pochi minuti prima è di nuovo qui, con due grosse tazze. Deve essere la nostra cioccolata.

"Ecco a voi!" sorride lui a trentadue denti.

"Grazie!" esclamiamo debolmente all'unisono, per poi vederlo scomparire nuovamente.

Avvolgo la tazza con le mani, è calda, un brivido mi attraversa la schiena. Qualche secondo e provo subito una piccola sensazione di sollievo, stavo davvero morendo dal freddo.

Prendo la tazza, soffio e ne bevo una piccola sorsata. E' davvero squisita, la più buona cioccolata che io abbia mai mangiato in vita mia.

Lui sorride.

"Che c'è?" chiedo secca.

"Sei buffa." Ribatte, continuando a sorridere.

"E tu sei strano."

"Strano? E perché mai?" chiede, inarca un sopracciglio, interrogativo.

"Che ci facevi lì, dietro di me.. mi stavi seguendo?"

Esita un attimo. "No.."

"Menti." lo accuso, fulminandolo con lo sguardo.

"E va bene, ti stavo seguendo, volevo.."

"Si?" lo incoraggio, mandando giù un'altra sorsata di cioccolata, senza distogliere lo sguardo da lui nemmeno un momento.

"Volevo sapere il tuo nome." dice di getto, guardandomi serio. La voce ferma e decisa.

Schiudo le labbra, stupita, la tazza ancora a mezz'aria tra la mia bocca e il tavolo.

"Ti ho salvata stanotte, adesso me lo devi!"

"Mi chiamo Emma, Emma Muzio."

Sorride soddisfatto "Il mio nome già lo sai per via della televisione sicuramente, ma mi pare d'obbligo farlo io stesso. Sono Gianluca, Gianluca Ginoble."

[...]

"Ecco, siamo arrivati!" indico casa mia con il dito, lui accosta e spegne il motore.

"Grazie, per la cioccolata e per.. per avermi salvato. Se tu non fossi stato lì io.." mette un dito sulle mie labbra, improvvisamente mi blocco e non posso fare a meno di fissarlo.

"E' okay, l'importante che tu adesso stia bene, Emma."

"Sì.." affermo, abbassando lo sguardo. Divento di mille colori, le guance, sento che mi stanno davvero andando a fuoco.

"Adesso devo andare, Alex mi sta.. oddio, Alex!!" me n'ero completamente dimenticata, non l'ho più avvisata, né chiamata, non ho guardato il telefono per tutta la sera.

Prendo la borsa e apro lo sportello.

"Grazie, grazie ancora per tutto ma adesso devo scappare!"

"Ma.."

"Addio Gianluca!" forse questa volta per davvero.. 

Vacanze Romane// Il Volo - GianlucaGinoble (#Wattys2016) -IN REVISIONE- Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora