Capitolo 15

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"Hai intenzione di scendere, oppure perdi l'aereo anche questa volta? Ah no scusa, stavolta si torna a casa, perciò l'aereo non lo perderai per nulla al mondo, no?"
Piero, l'ha con me da due settimane, questa situazione sta diventando insopportabile.
"Arrivo." rispondo secco, chiudo la telefonata e scendo di casa.

É il 16 Dicembre, non manca molto al Natale e non vedo l'ora di essere di nuovo a casa.
Ho bisogno di parlare con Ernesto, é l'unico che può capirmi adesso.
Il tragitto in macchina per l'aeroporto mi sembra infinito, non riesco a star fermo, nemmeno la musica riesce a calmarmi.
Tiro le cuffie giu dalle orecchie con un movimento forte e deciso, Piero mi guarda.
"Tutto bene?" Chiede, sono giorni che non ci rivolgiamo la parola.
Annuisco e basta, non ho voglia di parlargli.
"Dai Gianlù, finiscila."
"Hai iniziato tu, Piero."
"Oh, che siete? Picciriddi? Smettetela di fare cosí, mi sento da Maria Defilippi!"
Sarà, ma a me non importa, non ho voglia di discutere anche con lui ora.
Piero ci riprova, toccandomi le mani.
Sussulto un'attimo, mi fanno ancora male.
"Ma sono nere .."
Non rispondo di nuovo.
"Ginaluca, sto parlando con te."
"E a me non importa, va bene?" Urlo, voltandomi a guadarlo.
"Cosa hai fatto a Martina?"
"Nulla, cazzo Piero, non ti è portato dall'inizio, bhe allora non preoccupartene nemmeno ora, non ne voglio parlare."
Ignazio blocca Piero, sussurrandogli qualcosa all'orecchio. Piero si allontana da me, avvicinandosi a Ignazio. Gli chiede le cuffie, le mette all'orecchio e comincia ad ascoltare la musica. Ha lo sguardo assente, ma non mi importa.
Voglio stare da solo.

[...]

"Tesoro mio!!"
"Mamma!!" Eccola li, in tutto il suo splendore.
"Entra caro, qui fuori fa un freddo.."
Mi accomodo ed ecco papà che mi accoglie con un gran sorriso, gli stringo la mano e poi l'abbraccio.
Ernesto è dietro di lui, quando papà mi molla mi salta letteralmente in braccio.
"Mi sei mancato!" gli dico sinceramente all'orecchio.
"Hey, guarda che non ci vediamo da circa una settimana!" Dice stringendomi forte, faccio altrettanto.
Quando ci lasciamo mi guarda bene in faccia. Credo che abbia capito qualcosa.
"Ne parliamo dopo cena, okay?" Annuisco, sorridendo appena.
Prendo la mia valigia e la porto in camera mia. Mi chiudo la porta alle spalle e mi lascio cadere sul letto.
Chiudo gli occhi e li rivedo, rivedo sempre gli stessi occhi verdi.

"Gian, é pronta la cena!" Ernesto mi scuote la spalla.
Ecco, mi sono addormentato un'altra volta.
"Sì, arrivo.."

Entro in cucina, mia madre ha già messo il piatto al mio posto. Mi siedo e comincio a mangiare.
Papà, alla mia destra come sempre, mi da una pacca sulla spalla.
"E allora Gian, come va il lavoro?"
"Bene .." Dico, mandando giù un boccone di bistecca.
"Martina? Quando viene?" Chiede la mamma, super eccitata.
Il boccone che avevo appena mandato giù mi va improvvisamente di traverso.
Ernesto mi fulmina con lo sguardo, gli lancio un'occhiata e mi intende al volo.
"Bene mamma, a Natale dove siamo?"
Chiede per distrarla.
"A casa di Martina, tesoro! Ho parlato con sua mamma circa una settimana fá!"
Okay, adesso è troppo, sto per vomitare.
"Ah, ma .. Perché non rimaniamo a casa? Invitiamo Alessandro e gli altri!"
Mamma scuote la testa, a mó di 'No' categorico.
Le mani cominciano a sudare. Adesso che faccio? A quanto pare qui nessuno sa nulla.
Il telefono di casa squilla, chi è ora?
"Vado io!" mamma scatta in piedi e corre verso il telefono di casa.
Rimane di la qualche minuto, e io non la smetto di sbattere il piede per terra fino a quando non torna da noi.
"Gianluca, tesoro, é Martina!" Sorride e mi porge il telefono.
Adesso credo di essere bianco come un lenzuolo, e sono sicuro che, apparte Ernesto, qui non ha capito e non sa nulla proprio nessuno.
Afferro il telefono, incerto.
Mi alzo dal tavolo e corro in camera mia, chiudo bene la porta prima di mettere il telefono all'orecchio.
"Cosa vuoi?" Sbotto nervosamente.
"Sei a casa, quindi.."
"Già, sono a casa e voglio starmene qui in pace, da solo."
"Ti passo a trovare dopo cena.."
"No Martina, forse non è chiaro. Sono stanco di te e della tua ossessivita.
A Natale sto a casa mia, puoi dirlo a tua madre, adesso, se vorresti scusarmi, ero a tavola. Ciao, Martina."
Chiudo il telefono e lo tiro sul letto.
Vado in cucina e invento una scusa su due piedi, non mi va nemmeno più di mangiare.
"Mamma, papà, scusate ma non ho fame.. Casomai mangio dopo."
"Ma .. Gianluca!" Mamma sembra un pizzico arrabbiata.
"Mi dispiace.. Ma sono in camera mia."
Ernesto si alza, raggiungendomi.

"E quindi adesso non state più insieme?" Chiede, ancora forse un po confuso.
"Esatto .."
"E tutto ciò perché hai perso un'aereo?"
"E perché per giorni non le ho risposto alle tefonate, quando io ero a Roseto e lei a Bologna." Sbuffo, portandomi le mani al viso e stropicciandomi per l'ennesima volta gli occhi.
"Se posso darti un consiglio, hai fatto bene .. Era troppo assillante."
Rido appena "su questo non c'é dubbio."
"Adesso che dirai a mamma e papà?"
"Non lo so.." mi alzo dal letto, il telefono nella mia tasca vibra.
Se è Martina lo tiro dalla finestra ..
Tremante, prendo ed accendo lo schermo.
Messaggio da Emma: "Hey, come stai?"
Mi si illuminano gli occhi, giuro non me l'aspettavo.
"Hey Gian? Ci sei? Fissi il telefono come un'ebete!"
"Eh .. Sisi, ci sono."
"Chi é?"
Non rispondo e mi appresto a scriverle un messaggio.
Messaggio a Emma: "Hey, bene, dove sei?"
Risponde quasi subito.
Messaggio da Emma: "A Roseto, perchè?"
No, non ci credo.
Messagio a Emma: "Anch'io sono a Roseto, prendiamo un caffè?"
Ernesto continua a fissarmi sperduto.
Messaggio da Emma: "Ma certo, ci vediamo giu in piazza fra mezz'ora."
Bene, perfetto, quello che ci voleva.
"Ernè, ne parliamo dopo, adesso scappo!"
"Dove vai?" Mi urla, mentre io sono già davanti la porta di casa con il giubbotto in dosso e la sciarpa al collo.
"Ti spiego dopo.." Apro la porta e ..

Vacanze Romane// Il Volo - GianlucaGinoble (#Wattys2016) -IN REVISIONE- Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora