La guardo dormire da un pò, il suo vestitino bianco le cinge ancora il corpo. Ieri notte quando si è addormentata, le ho levato le scarpe e l'ho sistemata accanto a me, sotto le coperte.
Non è successo nulla, solo un bacio.Le scosto un capello dal viso.
Guardo l'orologio, sono le 6:30, forse dovrei svegliarla.
Le accarezzo delicatamente una guacia.
"Hey.. Buongiorno!"
Mugula, stropicciandosi gli occhi.
Quando li apre salta quasi giu dal letto, sembra proprio che non se l'aspettasse.
"E tu che ci fai qui?"
"Ti ho salvato da una sbronza, è la seconda volta che le salvo la pelle, signoria Muzio."
"Perché siamo in camera tua? E perché siamo sul tuo letto?"
Sta per delirare, lo sento.
"Ho un mal di testa che .."
Continua a guardarsi in torno, portandosi le mani alla testa.
"Ieri sera, eri sbronzissima! Hai bevuto un sacco alla festa, e ti ho portata qui."
"Chi? Io?"
"Guarda che qui dentro ci siamo solo io e te. Tranquilla, niente Ignazio dentro l'armadio."
"Che ore sono?" Mi chiede, alzandosi dal letto di scatto.
"Sono le 6:30!"
"Le 6:30?" Urla, sgranando gli occhi.
"Oddio, ma è tardissimo!!"
Si precipita verso la porta e la apre, comincio a correre per inseguirla ma lei si infila subito nella sua stanza e si chiude la porta alle spalle.[...]
Stasera tocca a Bari.
Il Pala Florio è gremito di gente.
"Sta andando alla grande eh!"
"Già."
Rispondo distrattamente a Piero, guardando un punto fisso davanti a me.
"Hey, stai bene?" Mi chiede, mettendomi una mano sulla spalla.
"Si, sto bene."
"Hey, cinque minuti e .."
Emma spunta da dietro la porta, siamo nel camerino di Piero, a giudicare dalla sua faccia nel vedermi, pensava che fosse da solo.
Piero mi lancia un'occhiata, credo che abbia capito che c'é qualcosa che non va.
Lo ignoro, proprio come faccio con lei da qualche giorno.
Dopo quella notte, non solo non mi ha ringraziato, ma ha anche cominciato ad evitarmi il più possibile.
Ho provato a parlarle mille volte, ma ogni scusa era buona per evitarmi e correre da qualche altra parte.
Finalmente ci lascia da soli, e Piero non perde tempo nel pormi qualche altra domanda sull'argomento.
"Cos'è successo?" Chiede, serio.
"Quando?" Faccio finta di nulla.
"L'altra sera, dopo la festa, cosa è successo Gian?"
"Nulla, era ubriaca e l'ho riportata in hotel, tutto qui."
"Tutto qui? Ma se non vi guardate nemmeno in faccia?"
Mi avvicino al tavolo, prendo il mio microfono e sistemo bene gli auricolari alle orecchie.
"È ora di andare." Mi volto di spalle ed esco dal camerino.
Lo spettacolo sta per cominciare.Ci sto riflettendo da un pezzo, devo parlarle. Non posso stare così, è assurdo, snervante, quasi invivibile.
Il concerto è finito da un'ora, ed è un'ora esatta che sono disteso sul letto, a fissare insistentemente il tetto con la speranza di convincermi a fare qualcosa, qualsiasi cosa.
"Basta! Devo parlarle.."
Prendo le chiavi della stanza dal comodino, le metto in tasca ed esco, chiudendomi la porta alle aspalle.Ecco, questa è la porta della sua stanza.
Busso.
"Chi è?"
Sinceramente, mi aspettavo aprisse direttamente la porta, come ha sempre fatto, forse si aspettava visite, magari la mia.
"Gianluca." Rispondo secco, sperando che apra.
La porta si schiude appena.
"Che cosa vuoi?"
"Vorrei parlarti, che ne dici se ti porto un po in giro per Roma?"
"La conosco già Roma, Ginoble."
Giuro che odio quando le ragazze si devono far pregare troppo.
"Apri la porta decentemente per favore, guardami in faccia quando ti parlo."
La sento sbuffare, finalmente la porta si apre del tutto.
Jeans e magliettina nera a maniche lunghe con un piccolo scollo a V.
Ha i capelli un po in disordine, ancora truccata dal concerto. Sembra proprio che non voglia andare a letto.
"Allora? Andiamo?"
Ci pensa ancora un po sù.
"Dove mi porti?"
"Dovunque desideri andare."
Le porgo una mano, lei la prende e mi guarda.
"Dammi solo un secondo."
Rientra in stanza, perde qualche minuto.
Si ripresenta alla porta con i capelli ben pettinati e con in dosso un giubbotto di pelle nero.Aspetta, ma io quel giubbotto lo conosco, è il mio.
"Possiamo andare." Afferma, chiudendo la stanza a chiave.
"Bel giubbotto." Le intimo all'orecchio, sorridendo compiaciuto.
Non risponde e ci avviamo verso l'ascensore.
Scendiamo al piano terra, uscendo dall'hotel ci dirigiamo verso la mia macchina, posteggiata qualche metro più avanti."Che ne dici di una passeggiata lungo il tevere?"
"Dico che mi va bene!"
Metto in moto e partiamo.[...]
Passeggiamo da qualche minuto, il silenzio è davvero assordante.
In compenso la vista è stupenda, la città è ancora in piena attività. Numerose macchine continuano a sfrecciare per le vecchie strade di Roma, ogni tanto qualcuno mi riconosce e butta un'occhiata fuori dal finestrino per assicurarsi che non soffrano di allucinazioni.
L'aria è fresca, la temperatura non è proprio delle più calde stasera.Nessuno dei due ha ancora aperto bocca, credo che tocchi a me farlo, di nuovo.
"Sai perché ti ho portata fuori?"
"Perché non avevi sonno?" mi provoca, incrociando le braccia al petto.
"No." rispondo di rimando, spazientito e infastidito dalla sua risposta.
"Sono giorni che non ci guardiamo nemmeno in faccia, si può sapere cosa ti ho fatto di male?"
La vedo fissare la punta delle scarpe, ci risiamo, non sa cosa dire.
"Non lo so, okay? L'altra mattina mi hai scosso."
"Allora tutte le volte che qualcuno ti aiuta tu reagisci così? Che non parli, non vedi e non senti?"
Sbuffa, innervosita.
"Non avevo bisogno di aiuto."
"Va bene, la prossima volta che ti succede qualcosa ti lascio in mezzo alla strada. Poi non dire che sono insensibile e che non mi frega di nulla all'infuori di me."
Questa volta alza lo sguardo e mi fissa dritto negli occhi.
"È complicato, va bene?"
"Cosa è complicato? Marco che ti sgrida per telefono è così tanto traumatico?"
Schiude le labbra, sorpresa.
"Cosa? E tu che ne sai?"
"Ti ho sentito urlare in camerino l'altro pomeriggio. La prima volta che l'ho visto mi sono trattenuto dal lanciargli uno schiaffo, ora ti ha ridotto in questo strano stato di isteria cronica, la prossima volta cosa succederà, Emma? Ti importa così tanto? Lo proteggi come fosse la cosa più importante della tua vita, cosa c'è, lo ami?"
La sua espressione è confusa, sorpresa, forse non si aspettava un tale sfogo da parte mia.
"E anche se fosse? A te, cosa importa Gianluca?"
"Figurati, fai quello che vuoi, ma la prossima volta, se hai il ragazzo, non andarti a sfondare di alcol per poi baciare chi ti sta attorno."
"Cosa? E con questo che vorresti insinuare?"
"Che mi hai gettato le mani al collo e mi hai baciato, se hai il ragazzo, cose come queste, evitale."
"Lui non è il mio ragazzo." mi urla, spintonandomi indietro.
"E allora cos'è?"
"Non ti interessa sapere cosa siamo io e lui. E non posso credere di.." Si blocca, balbetta quasi.
"Dillo." la incoraggio, gesticolando a caso.
"Dillo che mi hai baciato, dillo che nonostante fossi ubriaca, almeno un minimo lo volevi."
"Tu sei pazzo." Sussura, girandosi di spalle, scuotendo la testa.
"Si, sono pazzo, tu mi stai facendo diventare pazzo." confesso, avvicinandomi e prendendola per le spalle.
"Mi ha rinfacciato di aver commesso un'errore madornale ad accettate questo lavoro, a lasciare mia nonna da sola, ad aver lasciato gli studi, ad non averlo cercato, non averlo nemmeno informato della partenza.."
"Chi è lui per decidere cosa devi fare, eh? Dimmelo, perché così mi stai solo confondendo."Sono infuriato, odio la sua presunzione, odio il modo in cui la tratta, il modo in cui le condiziona la mente così facilmente.
Odio la sua possessività, l'ho odiato per tutte le volte in cui mi ha guardato storto quando stavo con lei.
"Non credo di amarlo.." Sussurra incerta, voltandosi nuovamente verso di me.
"E allora perchè? Perché non vai oltre lui? A me sembri ferma come un palo tutte le volte che ci pensi, tutte le volte che lo vedi. Emma dimenticalo, eliminalo da qui dentro." le indico la testa con un dito.
"Non posso farlo, io.."
"Tu cosa?" Sbotto aggressivamente, portando una mano fra i capelli.
"Io ho avuto, una specie di rapporto con lui, non è così semplice come sembra, Gianluca."
Perdo un battito.
Lui e lei.. Cosa?
"Non lo sopporto.." sussurro, sconfitto.
"Cos'è che non sopporti?"
"Baciami." La imploro.
"Che cosa..?" Dice con un filo di voce, a un passo da me.
"Baciami."Spazio autrice;
Ed è con mia grande gioia annunciavi che siamo arrivati alle 5.000 visualizzazioni!!! GRAZIE MILLE!! Non sapete nemmeno quanta gioia mi date, grazie infinite!Gianluca non ce la fà più, i suoi sentimenti per Emma cominciano a sfuggirgli di mano.
Cosa ne pensa Emma?
Come farà Gianluca ad andare avanti con questo senso di odio e fastidio verso chiunque osi avvicinarsi a lei?
Cosa penseranno Piero e Ignazio adesso? Prima o poi qualcosa la scopriranno!
Alla prossima tesori miei, grazie infinite ancora una volta, siete fantastici!! Vi adoro!-Ire.

STAI LEGGENDO
Vacanze Romane// Il Volo - GianlucaGinoble (#Wattys2016) -IN REVISIONE-
Fanfiction"Chiudo la chiamata, indosso la giacca in fretta e furia e apro la porta. Mi precipito fuori come un fulmine e urto qualcosa, o forse qualcuno. "Dannazione, stia attento a dove mette i piedi." Sono infastidito come non mai, ma perché la gente non h...