Capitolo 10

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Piero pov's.

"Pronto, Gian?"

"Sono Ernesto .."

Ma come Ernesto? Adesso lascia pure il telefono a casa?

"Hey, ciao, sono Piero, Gian?" chiedo, seccamente.

"E' sceso a Roseto a fare una passeggiata, non so se abbia scordato il telefono o se l'abbia lasciato qui apposta."

Bene, interessante, adesso cerca pure di rendersi irraggiungibile, io l'ammazzo appena lo rivedo giuro.

Dietro di me si apre la porta, credo sia Ignazio. "Ignà, Gianlu.." mi volto e improvvisamente mi muore la voce in gola. A meno che a Ignazio non siano cresciute un paio di tette durante la notte, credo proprio che la persona davanti a me non sia lui.

"Martina.." dico, con un filo di voce. Dio credo che potrei sentirmi male, mi sento la pressione calarmi sotto i piedi. Adesso che diamine le dico? Diventa una bestia se scopre che Gian è a Roseto, a Montepagano, e non qui con noi, e inoltre senza averla nemmeno avvisata. Che cazzo faccio? Panico.

Lei sorride e indica il telefono con la mano. "E' Gian al telefono?" sembra sospettosa ogni secondo che passa.

"Hem, no, era Ignazio." Chiudo prontamente la chiamata e infilo il telefono in tasca, lì non potrà mai prenderlo, almeno credo.

"Davvero? Credevo stessi parlando con lui.." la sua espressione cambia, sembra un diavolo imbizzarrito, non sono bravo a raccontare cazzate, per quello c'è Ignazio.

Dove diamine è finito anche lui? Mi lasciano tutti solo adesso?

"Dov'è Gianluca, Piero..?"

Bene, sono morto.


Gianluca pov's.

"Quindi tua nonna sta male?"

"Non esattamente.." sembra preoccupata, le sue parole non mi convincono più di tanto. E' visibilmente turbata, non può negarmelo.

"Vuoi che ti accompagni?"

"No guarda, davvero ti ringrazio ma vado da sola." Sorride appena e fa per andarsene, la prendo per un braccio e la tiro leggermente.

"Con quella faccia non vai da nessuna parte, non da sola. Dai, ci facciamo una passeggiata, ti accompagno io, non mi costa nulla."

"Sono sicura che avrai da fare.." incalza, cercando di svincolarsi ancora una volta.

"Assolutamente no, credimi. Ero uscito a comprare il pane per pranzo, e per godermi un po' le strade di Roseto, non vengo quasi mai qui, sai, il lavoro.."

Abbassa lo sguardo, fissa la punta delle sue scarpe.

"Già, il lavoro." Sussurra.

"Qualcosa non và?"

Aspetta, che stupido, Ginoble, ovvio che c'è qualcosa che non va. Sua nonna è ricoverata in ospedale e tu chiedi cosa c'è che non và? Mamma mia che inventiva.

"Sai, lavoro a Roma, devo stare una settimana qui, ho paura che mi licenzino, sono ancora in prova lì, e ho bisogno di quel lavoro, per quanto lo odi, ma ne ho bisogno."

I suoi occhi, sono così sinceri.

"Capisco, dai non preoccuparti una settimana passa veloce." La rassicuro, mostrandole un sorriso splendente.

Cominciamo ad incamminarci, fianco a fianco, io con le mani in tasca e lei con le braccia incrociate al petto. Improvvisamente si blocca, e mi dice "E tu? Non dovresti avere una specie di tour, o una cosa simile? Sei uno de 'Il Volo', insomma.."

Vacanze Romane// Il Volo - GianlucaGinoble (#Wattys2016) -IN REVISIONE- Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora