"Harry, ma che-"
"Mamma!" Harry lasciò cadere il piccolo borsone a terra dalle sue mani e si fiondò addosso a sua madre, senza lasciarle il tempo di metabolizzare il fatto che suo figlio fosse lì.
Il riccio, dopo essere uscito di casa, aveva messo in moto la macchina, si era asciugato gli occhi bagnati dalle lacrime con la manica della felpa e si era diretto senza indugio verso casa di sua madre, ad Holmes Chapel, consapevole di dover affrontare tre ore di strada. Non aveva avvertito nessuno, voleva solamente tornare da sua madre, in quel luogo dove era cresciuto e dove poteva sentirsi sicuramente importante e considerato.
Una volta arrivato davanti il vialetto della sua vecchia casa, aveva spento il motore e, con mani tremanti aveva preso il suo cellulare e aveva cercato il contatto di Sophia.
A Soph (10:37) - Hey Soph, so che sei a lavoro, ma puoi farmi un favore?
Da Soph (10:46) - Harry, tranquillo. Dimmi!
A Soph (10:47) - Potresti portare tu i bambini a casa? Non credo Louis si ricordi di prendere i bambini..
Da Soph (10:49) - Certo Harry! Ma perché, tu dove sei?
A Soph (10:50) - A Holmes Chapel..
Anne lo strinse forte tra le sue braccia e gli baciò la spalla: nonostante la sua altezza era comunque il suo piccolo bambino. Si scostò per farlo entrare, prese il borsone da terra e chiuse la porta, mentre lui si dirigeva in cucina.
"Ge-Gemma e Ro-Robin non sono a casa?" chiese tra i singhiozzi, guardando sua madre.
"No tesoro, Robin è a lavoro, mentre Gemma e in facoltà!" rispose la donna, avvicinandosi al suo bambino, che annuì e abbassò lo sguardo sulle sue mani. "Che è successo?" chiese preoccupata dopo un po'.
Harry si morse il labbro inferiore e sospirò pesantemente, organizzando le parole da far fuoriuscire dalla sua bocca "Louis.."
"Che ha fatto?" si sedette accanto ad Harry e sgranò leggermente gli occhi.
"Mi ha trattato male, mamma.." tirò su con il naso e vedendo sua madre aprire la bocca sorpresa e corrugare la fronte, portò le mani in avanti e si affrettò a precisare le sue parole "No mamma, non pensare male. Non mi ha toccato nemmeno con un dito!" disse quindi. E così le raccontò l'accaduto della sera precedente e della stessa mattina. Sua madre non poteva crederci, ma da adulta qual'era e con la testa a posto cercò di non lasciarsi trasportare dagli affetti familiari e ragionò pacatamente.
"Magari non voleva dire davvero quelle cose" provò a dire una volta che Harry ebbe finito di raccontare.
"No mamma, ha esagerato. Mi ha detto che sono nessuno per lui, capisci? Siamo sposati da molti anni ormai e non può venire a dirmi che sono nessuno. Mi occupo dei suoi figli, gli lavo il bucato, gli faccio trovare sempre il pranzo o la cena pronti e lui mi ricambia con cosa, mamma? Dimmelo.." iniziò a singhiozzare nuovamente. Anne gli strofinò una mano sulla schiena per farlo calmare. "Ho pure lasciato il lavoro che amavo per lui e per i bambini" Harry si portò le mani davanti la faccia per nascondere le lacrime che copiose erano tornate a rigare il suo viso. Aveva ancora fresche le parole di Louis in testa. Quel nessuno gli vorticava tra i pensieri in maniera incessante insieme a quel ringrazia che non ti abbia tradito. Cosa sarebbe successo se non ci fosse stato Niall? E le altre volte? L'aveva detto perché era già successo? Scosse la testa molto lentamente, non voleva pensarci.
Anne si alzò dalla sedia, si abbassò appena verso la testa di Harry e gli lasciò un bacio tra i capelli lunghi. Si mosse verso il piano cottura e prese un pentolino dove avrebbe riscaldato dell'acqua per il tea.
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You're never • Larry Stylinson
FanfictionLouis Tomlinson, trentenne, calciatore affermato e famoso. Harry Styles,ventiseienne con la passione per la fotografia. Un matrimonio e due bambini adottati: Matthew, otto anni, e Skylar, quattro anni. Sembrano una famiglia felice e perfetta. Ma cos...