Thirty-Six

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"Ragazzi, vi prego, concentrazione" urlò Bruce, il coach, dal bordo del campo. "Domani abbiamo una partita importante e non possiamo non vincerla" continuò. "Facciamo quindici minuti di partita" concluse il suo breve discorso impugnando la sua cartelletta, portandola al petto e poi fischiando l'inizio della partita.

Dopo che alcuni giocatori portarono una delle due reti esattamente a metà campo, iniziarono a giocare. Tutti erano esausti dagli esercizi svolti prima e quella partita non la presero molto seriamente: volevano solo divertirsi e concludere quella sessione di allenamenti nel migliore dei modi.

"Dai ragazzi, un po' di concentrazione" si fece sentire il coach fischiando "Sono fondamentali per voi queste brevi partite, per migliorare i vostri movimenti, attuare le tecniche appena apprese..." gesticolò "Continuate, su!" fischiò nuovamente.


Pallonetti, finte, dribbling, quattro goals e tanto fiato dopo, il coach fischiò tre volte per segnalare la fine della partita. "Louis, mi raccomando!" urlò il coach dal bordo del campo, battendo le mani "Nella partita di domani ti voglio ben determinato"

Louis lo guardò, fermando la sua sessione di stretching "Significa che..."

L'uomo annuì "Sì, domani giocherai tutti e novanta i minuti," disse "salvo infortuni e perdite di tempo, ma spero di no" borbottò.

"Non ci credo" sussurrò Louis, per poi annuire.

"Bruce ripone massima fiducia in te" gli sussurrò Robbie Keane, un po' in confidenza, dandogli una pacca sulla spalla.

Ed io non lo deluderò, pensò Louis, continuando ad allungare le gambe.

"Non vi deluderò" rispose con determinazione.

"Bravo Louis, è così che si parla!" Robbie alzò la mano chiudendola in un pugno in modo che Louis potesse battere contro di esso il proprio pugno.

"L'allenamento è concluso! Stasera riposatevi e non mangiate troppo, mi raccomando" concluse il coach prima di prendere tutte le sue cose e andare via, mentre tutti i giocatori tornarono nel loro spogliatoio per rinfrescarsi con una doccia e cambiarsi, per poi rientrare nei loro appartamenti e mettersi sotto le coperte calde.

In quei giorni la neve era scomparsa, ma l'aria si manteneva comunque fredda. Ci voleva tanto coraggio per allenarsi al campo con quel tempo: spesso Louis era stato tentato dalla voglia di rimanere sotto le coperte, anziché uscire per fare gli allenamenti. Ma il dovere chiama.

Quando Louis rientrò in casa, seguito da Jeff, passò dalla cucina per prendere una bottiglietta d'acqua e dopo aver augurato una buonanotte all'uomo davanti a sé, fece per salire le scale quando proprio quest'ultimo lo fermò.

"Non mangi?"

"Non ho fame, credo che andrò a letto" rispose "Domani sarà  un giorno importante e devo alzarmi presto" Jeff annuì e lasciò andare Louis, ricambiando la buonanotte.

Quando il liscio entrò nella sua stanza, si buttò a capofitto sul suo letto rilassando quindi tutti i muscoli della schiena. Allungò il braccio per impugnare il suo cellulare e cercò il contatto di suo marito. Cliccò su chiama e attese che qualcuno dall'altro capo del telefono rispondesse.

Uno, due, tre squilli e nessuno rispose. Louis riprovò. Ma anche la seconda volta fu vana. Perciò controllò l'orario sul display e non era poi così tardi, pensò Louis, dove si era cacciato Harry?

Improvvisamente però si ricordò della sfilata a cui avrebbe partecipato e lo immaginò intento a cercare il vestito perfetto per non sfigurare davanti agli altri. Ma Harry non avrebbe mai sfigurato: bastava anche un sacco della spazzatura e Louis l'avrebbe trovato sempre bello, comunque. Il più bello di tutti.

You're never • Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora