Forty-One

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Fortunatamente, i giorni a seguire furono abbastanza tranquilli. La mattina, Harry si svegliava presto per andare a lavorare; preparava la colazione per la sua amata famiglia e lasciava un bacio ai suoi figli ed uno a Louis prima di andare via. A mezzogiorno tornava a casa, dove trovava già il pranzo pronto -fortunatamente niente di bruciato- e la tavola apparecchiata; i bambini lo attendevano impazienti, già seduti ai loro posti. Dopo un breve riposino pomeridiano, in cui i piccoli ultimavano i loro compiti e i due coniugi si coccolavano sul divano, uscivano per fare una passeggiata al parco.

Quello era un pomeriggio di quelli. In realtà, il loro pomeriggio di divertimento si era concluso e stavano tornando a casa.

"Papi, mi porti sulle spalle?" chiese Skylar, tirando la giacca di Harry per richiamare l'attenzione.

"Certo, piccola, vieni qui" Harry tese le braccia e portò la sua bambina sulle spalle. "Va bene così?"

"Sì, grazie!" esultò, poggiando le mani sulla testa di Harry.

Ad un tratto Matt corse verso un punto impreciso e Louis si allarmò "Matt, torna qui, dove vai?" lo inseguì e vedendo il bambino accovacciarsi "Che succede?" gli chiese.

"Gatto... non avere paura"

Louis si affacciò e notò un dolce e tenero gattino dietro ad un cespuglio. Era bianco con delle grandi macchie grigie, li guardava con grandi occhioni verdi, sembrava infreddolito, tremava ed era molto magro.

Harry si avvicinò e "Non toccatelo". La sua indole protettiva uscì fuori e osservò quel gatto che, sentendo le urla di Harry, si accucciò ancora più in se stesso.

"Papà, non urlare! Lo fai spaventare così!" lo rimproverò Matt. "Ti sei perso, gattino?" continuò, "Vieni qui, non ti faccio niente"

Il gatto non si mosse nemmeno di mezzo millimetro e chiuse per un attimo gli occhi. Matt gli si avvicinò ancora di più e riuscì ad accarezzarlo. "Papà, possiamo portarlo a casa?" chiese, facendo gli occhi dolci.

"Sì, dai papà! Portiamolo a casa"

"Non possiamo" rispose Harry "Resterebbe da solo durante il giorno"

"Ma non possiamo lasciarlo qui, muorirebbe"

Louis rise per l'errore fatto da sua figlia, ma non disse nulla. " Ha ragione, portiamolo a casa"

Harry sbuffò "Poi dovrò badarci io, come sempre" borbottò.

"No, papà!" disse Matt "Posso farlo io"

Harry tentennò e ci pensò un attimo. Lui e Louis non avevano mai progettato di avere un animale domestico, semplicemente perché già avevano i loro due figli a riempirgli le giornate. "Me lo prometti?"

"Sì sì sì sì" rispose felice. Allora Harry annuì e i bambini esultarono. Quindi Matt prese in braccio il gatto e cercò di coprirlo con il suo giubbotto per non fargli prendere più freddo.

"Però quando torniamo a casa corri a lavare le mani, ok?"

Il bambino annuì distratto, troppo preso dal piccolo cucciolo che teneva tra le sue braccia.

Quando tornarono a casa, la prima cosa che fece Louis fu cercare uno scatolone o una cesta e una vecchia coperta, in garage, dove poter far riposare il cucciolo. Harry, invece, con l'aiuto dei suoi figli, riempì una piccola bacinella d'acqua calda e prese una spugna, la bagnò e la passò pian piano sul corpo del micino, per lavarlo e nel frattempo riscaldarlo. Sembrò apprezzare quelle attenzioni tanto da emettere un leggero miagolio che scaturì una serie di "aww" da parte della famiglia Tomlinson-Styles.

You're never • Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora