Twenty-Two

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"No, non è possibile" esclamò Louis, portando le dita tra i capelli per tirarli indietro. La sua esclamazione poteva essere interpretata in un duplice modo. Felicità: era assolutamente contento di ciò che gli avesse detto Sean; paura: era terrorizzato e pensava già a cosa avrebbe passato in futuro se avesse accettato.

La mattina seguente a quando aveva letto quel messaggio, si era diretto nell'ufficio di Sean per avere dei chiarimenti. Cosa era stato deciso?, si era chiesto.

"Sì, Louis. Sarebbe una bellissima opportunità per te. Sei un bravissimo calciatore ed è pure il tuo sogno... noi tutti lo sappiamo bene."

"Sto bene dove mi trovo però, non voglio lasciare la mia famiglia per la mia professione, lasciando tutti a chilometri e chilometri di distanza!" rispose.

"Lo capisco, Louis" annuì quindi Sean, comprendendo la sua situazione "Ma pensaci, è una bellissima occasione, molte persone vorrebbero essere al tuo posto, ma sei stato scelto tu perché hai delle qualità grandiose" provò a spiegare e a convincerlo, cercando di farlo ragionare.

Louis scosse la testa sospirando profondamente e rumorosamente, lasciandosi andare sulla sedia di fronte la scrivania di Sean, portando poi i gomiti sulle gambe e la testa tra le mani.

Cosa avrebbe detto ad Harry?

Come avrebbe affrontato l'argomento e come avrebbe detto che gli avevano offerto di andare a giocare in una squadra americana?

Come?

Certo, andare a giocare in America era da sempre stato il suo sogno, da ancor prima di conoscere Harry. Aveva sempre mirato in alto e aspettava una proposta del genere.

Sean si alzò dalla sua postazione, prese il fischietto da sopra la scrivania -che aggirò- e si fermò dietro di Louis. "Pensaci, okay?" Il liscio annuì. "Vieni ad allenarti?"

"No, oggi preferisco di no" deglutì e vide sparire Sean dietro la porta del suo stesso ufficio.

Doveva mettere in chiaro i suoi pensieri, i suoi obiettivi, i suoi doveri ed i suoi sogni.

Pensò ad Harry: se lo avesse lasciato da solo come avrebbe fatto con i bambini? Se fosse andato in America, come avrebbe fatto senza di lui?, senza i suoi abbracci, i suoi baci, i suoi sorrisi?

Sospirò ed uscì dall'ufficio e poi dal campo, diretto in casa propria. In quei mesi stava andando tutto liscio nella sua famiglia: i bambini erano sereni e felici, Harry aveva finalmente un lavoro e, beh, Louis continuava a fare ciò che aveva sempre fatto. Aveva anche, qualche volta, aiutato suo marito con le faccende domestiche e con il pranzo: non era una cima, questo lo sapevano tutti, ma almeno i suoi sforzi erano ben accolti ed apprezzati.

Parcheggiò nel vialetto di casa sua, attese qualche minuto e poi spense il motore, scendendo dalla sua Land Rover.

Entrò in casa e subito venne travolto da un piccolo uragano. Skylar gli si era fiondata addosso come se non lo vedesse da una vita.

"Papi, oggi andiamo al parco?" chiese mostrando i suoi dentini.

Louis tolse la sua felpa e la appese dal cappuccio. "Va bene, scricciolo. Ma prima devo parlare con papà di una cosa" le sorrise. "Tu nel frattempo vai a cambiare i vestiti, mh?" la bambina annuì felice e sparì dietro una porta.

Louis ne approfittò per raggiungere suo marito in camera. Si affacciò dalla porta già aperta e sorrise nel vedere Harry seduto a gambe incrociate, al centro del letto, con una tuta addosso, un codino alto e il computer portatile di fronte.

Louis avanzò fino a raggiungere il letto, su cui salì gattonando. "Lo sai che questa tuta ti rende davvero sexy?" gli sussurrò in un orecchio, mordendogli lievemente il lobo.

You're never • Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora