Giovanna d'arco e la peste

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- forza! Giù dal letto! - urto con il corpo una superficie dura.
- pensi che potrò avere un risveglio normale almeno una volta?!-
- qui non c'è niente di normale- ribatte.

- stavo pensando, ma non puoi creare due gemelle per Smeagol e Gollum? -
- ma che razza di pensieri fai appena sveglia?-
- dipende tutto del risveglio!-

Scendo velocemente le scale seguendola, il pavimento gelato viene a contatto con i miei piedi scalzi e il pigiama sembra quasi non esistere.

- ciao Ana!-
- ciao Cocco!- lo saluto entrando in cucina.
- e comunque non capisco perché non puoi farlo- continuo e mi ricevo un'occhiataccia da cocco.

Uff che palle! Mi dimentico sempre che sta perdendo i poteri!

- da domani ti allenerai a combattere con la spada con Cocco-
- cosa? Perché?-
- perché si da il caso che i nostri nemici si siano creati delle protezioni per evitare ferite da armi moderne. Quindi li combattiamo con armi antiche.
Pensa se si arrivasse ad uno scontro, io e cocco non possiamo pensare a tutti. Devi difenderti da sola. -

- ok, tanto tu non hai mai avuto un'idea sensata-
- dev'essere solo da quando sei arrivata, sai la tua compagnia fa morire il cervello-

Sorrido.
In fondo questo è il nostro rapporto, il nostro modo di volerci bene.

- sai cara, se vuoi che il tuo tatuaggio si veda devi darti una tagliatina ai capelli- ride cocco.
Oh cavolo è vero!
Mi ero dimenticata dell'impiccato sul retro del mio collo.

- no, non mi interessa che la gente lo veda-

Wow, sono sorpresa dalle mie stesse parole.
I capelli ormai mi arrivano quasi alle spalle.
Prendo una tazza di latte caldo e vi metto dentro dei cereali, immergo il cucchiaio e prima che possa metterlo in bocca lei schiocca le dita e ci ritroviamo sospese sopra ad una piazza gremita di gente. Per fortuna la mia colazione è ancora con me.

- puoi portarci giù?!- chiedo quasi istericamente.
- non pensavo soffrissi di vertigini. -
- se sono in un posto chiuso no, se sono all'aperto si!-

Lei scoppia a ridere.
- ridi ridi stronza!-

Ci porta lentamente giù, quasi al centro del cerchio formato dalle numerose persone.
Davanti a noi c'è una struttura in legno, e sopra di essa, legata ad un palo c'è una ragazza.

- lei è Giovanna d'arco. Ho sempre nutrito un odio profondo per lei perché pensava sempre agli altri e mai a se stessa, credeva di poter cambiare il mondo. Così, com qualche trucchetto ho fatto in modo che tutti credessero fosse una strega.
Questo, cara, è il giorno in cui, nella storia vera, la prima strega viene condannata al rogo.
Va bene o fai una delle tue crisi isteriche perché dici che non ti spiego mai niente?!-
- non iniziare a litigare!-

Una persona interamente vestita di nero, con una maschera anch'essa nera si avvicina alla pira che accende con una torcia.
- quello è il carnefice, colui che si sporca le mani. Solitamente erano coperti per non farsi riconoscere e quindi non essere al centro delle vendette. -

Le urla strazianti della ragazza invadono l'aria insieme al crepitio del fuoco che assale le membra della sfortunata e l'odore di legna bruciata.

- non ho più fame- dico facendola ridere.

Poi, così come sono iniziate, smettono di botto e il fumo inizialmente grigio diventa quasi nero. Quando il fuoco si spegne si vedono alcune ossa ed il cuore.

- come ha fatto a resistere il cuore?- chiedo.
- grazie a me, mi serviva per un'altro scopo. -

Vedo il carnefice provare più volte a dare fuoco al cuore ma questo non bruciava mai.
Un signore abbastanza anziano fa un passo avanti e ordina di buttare tutti i suoi resti nella Senna.

Il carnefice si mette il cuore nella tasca destra e ne estrae uno dalla sinistra che consegna agli uomini che si sono offerti di eseguire l'ordine.

Iniziamo a seguire il giustiziere che si sta allontanando e quando è sicuro di non essere visto si toglie la maschera rivelando due occhi e lunghi capelli viola.
Con uno schiocco di dita si cambia.
E con un'altro scompare e noi con lei.

Ci ritroviamo su un campo di battaglia, a terra c'è un mare di cadaveri che iniziano a puzzare e i pochi superstiti si incamminano verso l'accampamento.

Electra del passato si avvicina ad un cadavere.
Ha il petto squarciato.
Allunga una mano che passa attraverso le costole e gli strappa il cuore buttandolo dietro di se.
Estrae dalla tasca quello di Giovanna e inizia a passarci sopra la mano a pochi centimetri di distanza.

Questo si riempie di macchioline nere e lei lo mette nel cadavere che subito prende vita e le ferite si richiudono.
Si alza in piedi e lei si avvicina ad un suo orecchio.

- vai, contamina e poi ucciditi. La peste nera è iniziata-
Lui esegue gli ordini seguendo gli altri.

- tutto qui?-
-  cosa ti aspettavi?- siamo di nuovo nel castello.
- non so, ma che creare epidemie fosse più bello-
- lo è cara- ride cocco.

- si ma non ha fatto nulla di eclatante! Ha solo fatto ammalare un cuore e fatto rivivere una persona con lo scopo di contagiare le altre!-
- è proprio questo il bello, vedere come vi autodistruggete. - continua lui.

- e poi ci sono stati 75 milioni di morti senza che nessuno scoprisse che ero dietro a tutto.
La bravura non sta nell'uccidere tante persone, ma nel non farsi scoprire. - dice lei.

- e la coppa non c'era- constato.
- cara, non ti è mai venuto in mente che la coppa è in voi stessi? Le spalle formano due linee che si vanno ad incontrare alla vita dove siamo più stretti, poi dalla vita si passa alle gambe dove le linee tornano ad essere due ed allargarsi, anche se di poco.
Risultato? Una coppa stilizzata o simile ad una clessidra, è uguale. Nei maschi è meno evidente ma esiste lo stesso. - ( media)

L'incontro con il diavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora