Il compito di Ursula

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Mi allontano dagli altri e cammino fino a trovare un fiume. Entro nell'acqua gelata che arriva fino alle ginocchia e il mio corpo assume una temperatura corporea bassa in modo da non sentire il freddo.

Seguo il corso d'acqua aggirando la collina su cui vi è il castello e noto con piacere che da questa parte è una scogliera a strapiombo sul mare.

L'Irlanda è un posto magnifico per imprigionare esseri.

Il fiume finalmente sfocia tra le onde che si infrangono violentemente contro le rocce e non esito ad immergermi completamente.

Mi è mancato sentire l'acqua nei capelli, giocare con le correnti, vedere gli animali marini e soprattutto nuotare.
Sono passati secoli dall'ultima volta che ho nuotato!

Sento un lieve pizzicore subito sotto la mandibola, si stanno formando le branchie.
La vista da appannata si fa nitida, si sono rigenerate le membrane trasparenti che mi permettono di vedere sott'acqua e infine mani e piedi diventano palmati.
Tutto questo con in aggiunta la spinta che riesco a farmi dare dall'acqua posso nuotare fino ai 100 chilometri l'ora.

Meglio mettersi al lavoro.
Setaccio la parte di scogliere immersa con gli occhi ma non vedo nulla di insolito, nessuna caverna o cavità.
Mi avvicino cautamente per non essere sbattuta sulle rocce dalle onde.

Sembra tutto normale, ma all'improvviso sento una corrente più forte che va ad intermittenza.
La seguo fino a trovarmi di fronte ad un buco non più grande di un gatto dove l'acqua viene risucchiata.
Sarà questa l'entrata?

Mi sembra un po' piccola, ma d'altronde non me vedo altre.
Faccio entrare uno dei miei tentacoli nell'insenatura alla ricerca di qualche traccia, e, come previsto, ad un certo punto sento dell'aria.
Ritiro il tentacolo ed inizio a scavare finché non c'è abbastanza spazio per farmi entrare completamente.

Il cunicolo è molto più grande di quel che credevo e questo rende più facile nuotare.
La corrente accelera sempre di più fino a che mi ritrovo nel vuoto a precipitare giù da una cascata.

Riemergo con un bernoccolo sulla testa per la testata che ho battuto sul fondale.
Sono fuori allenamento.

L'acqua qui arriva solo fino alla vita e quindi mi tocca arrancare per andare avanti.
Il terreno sabbioso è un continuo alto e basso costringendomi ad immergermi e riemergere continuamente.

Numerosi metri e due mine esplose dopo, arrivo finalmente in una specie di camera circolare dove vi sono una ventina di celle.

L'acqua riempie completamente la sala, le sbarre sono ricoperte da alghe ed incrostazioni, non essendoci luce di alcun genere è impossibile vedere all'interno delle celle.

Mi avvicino alla prima e sbircio all'interno, solo alcuni scheletri ancora incatenati.
Proseguo con la seconda e vedo un essere con molte pinne che nuota freneticamente.
Passo alla terza e rimango sgomenta.

- Scilla?- chiedo allibita.
Lei mi vede e ci avviciniamo alle sbarre.
- attenta, le conchiglie sulle sbarre hanno un veleno potente, se ti tagli morirai- mi avverte.
- come sei finita qui?-
- un'imboscata, io e Cariddi stavamo tornando nel nostro mare quando ci hanno teso l'agguato.
Erano migliaia di umani ma riuscivano a respirare sott'acqua. -

- umani che respirano sott'acqua? Che novità è questa?-
- non so, ma non avevano mute da sub-
- questi farabutti che pensano di poter controllare il mondo!- alzo la voce.
- e Cariddi?- continuo.
- lei è riuscita a trasformarsi in tempo e a liberarsi. -
- tranquilla, ti tirerò fuori da qui appena possibile. Sai dov'è Medusa?-
- settima cella-
- grazie-

Mi avvicino alla cella e guardo dentro riconoscendo subito la sagoma dei serpenti.

- Medusa?-
- Ursula? Ursula!- si avvicina rapidamente contenta di vedermi, nonostante non ci fossimo mai viste.
- devo liberarti- dico.
- perché?-
- Electra ha bisogno di te-
Si ammutolisce.

Ora devo solo capire come fare a buttare giù le sbarre senza tagliarmi i tentacoli con le conchiglie.

- tieni- mi passa un coltello mal ridotto con il quale inizio a cercare di toglierle.

Tutto inutile.
Provo a sgretolarle con la forza dell'acqua ma non funziona.

- rendile di pietra!- dico all'improvviso.
- secondo te in tutti questi anni non ci avrei provato se potessi? -
- cosa vuol dire che non puoi?-
- mi hanno tolto gli occhi-
Merda. Merda. Merda.

- come hai fatto a riconoscermi?-
- i serpenti vedono e mi parlano, ho imparato a parlare il serpentese. -
Ormai sono tutti fissati con il serpentese?!

- devo far crollare le pareti, stai indietro- le dico.

Sono fuori allenamento e quindi devo stare attenta a non far danni.
Spalanco la bocca facendo uscire i tentacoli che mi spaccano subito la mandibola.
Con tutta la forza che ho accumulato premo sulla roccia aiutandomi con la pressione dell'acqua.
Si formano delle crepe e dopo pochi minuti crolla qualche pezzo.
Afferro con i tentacoli i pezzi di ferro che sono usciti dalla muratura e con uno strattone scardino le sbarre.

Faccio la stessa cosa per liberare Scilla e tutte e tre ci avviamo velocemente verso l'uscita.

L'incontro con il diavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora