Capitolo undici

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La luce del sole penetra dalla finestra, arrivandomi dritta in faccia. Sposto le coperte fino alla testa e sbadiglio; allungo poi una mano sul comodino alla ricerca del cellulare e non appena lo trovo, ritraggo la mano. Premo il tasto home per controllare l'orario e noto due messaggi non letti da parte di Harry. 

Da: Harry, 6.58 am.:
La festa di stasera comincerà alle 21.00, indossa qualcosa di carino.
Buongiorno, xx.

Da: Harry, 7.03 am.:
Passo io a prenderti, andremo a scuola insieme. Fatti trovare pronta per le 7.40.

Ruoto gli occhi e, con scarsa volontà, mi alzo dal mio amato e confortante letto, per poi dirigermi in bagno e fare una doccia. Lego i capelli in una crocchia disordinata e osservo il mio riflesso sullo specchio; diversi punti sul mio collo e petto erano arrossati, quasi violacei. Mi ritrovo a sorridere e ad arrossire come un'idiota mentre penso a ciò che è successo il giorno prima. 

Mi infilo sotto la doccia e lascio correre l'acqua bollente sul mio corpo, rilassandomi. Dopodiché esco e mi asciugo, tornando nella mia camera e indossando dell'intimo pulito. Apro poi l'armadio e prendo un paio di jeans chiari, strappati, una t-shirt bianca Hard Rock e la giacca di Zayn. Indosso poi le mie amate converse e torno in bagno. Decido di piastrarmi i capelli e applico un filo di eyeliner, del mascara e una tinta labbra nude. Faccio appena in tempo a prendere lo zaino e il cellulare, che sento bussare alla porta d'ingresso.

Attraverso la cucina e recupero le chiavi dell'appartamento, mettendole nello zaino, per poi aprire la porta e trovarmi un Harry sorridente con le sue adorabili fossette sulle guance.

Era uno stronzo, si, ma ciò non toglie che sia davvero bello.

"Buongiorno." Sorrido, osservandolo. Indossa una t-shirt nera dei Rolling Stones con le maniche risvoltate, jeans stretti neri strappati al ginocchio destro e un cappotto marrone in mano. Ovviamente non potevano mancare i suoi stivaletti marroni leggermente consumati e riesco a notare anche dei rayban immersi nei suoi ricci.

"Andiamo?" Mi risveglio dal piccolo stato di trance sul ragazzo che avevo di fronte e annuisco con il capo, chiudendo poi la porta alle mie spalle.

Arriviamo davanti alla sua auto nera e velocemente si precipita al lato del guidatore.

Zayn mi avrebbe aperto lo sportello, da gentiluomo, pensai.

Scuoto la testa ed entrai, sospirando leggermente.

"Qualcosa non va?" Butta letteralmente il cappotto nei sedili posteriori, dove noto si trovi anche il suo zaino, e accende l'auto.

Scuoto la testa, accennando un sorriso.

Mugola qualcosa in risposta e lascio correre, godendomi la bella veduta di Los Angeles dal finestrino alla mia destra.

"Siamo arrivati." Mormora, accostando e scendo dall'auto, aspettandolo.

Mi affianca quasi subito e cinge la mia vita con il suo braccio, mentre con l'altro manteneva ancora il cappotto.

"Non mi hai salutato prima." Mormora a bassa voce, all'improvviso. Mi volto verso di lui ed aggrotto le sopracciglia, osservando la sua mascella e un leggero ghigno sul viso, "Cosa?"

"Non mi hai salutato." Ripete e lo guardo male, protestando, "Si, invece. L'ho fatto al mio appartamento, ricordi?"

"Mh, no." Toglie il braccio e si ferma davanti a me, ad un estrema vicinanza e con ancora quel ghigno presente sulle sue labbra.

"Ma cosa-" Mi interrompe, baciando le mie labbra in un bacio a stampo, poi si allontana soddisfatto e sorride, "Ora va meglio."

Alzo gli occhi al cielo e avvicina la sua mano alla mia, stringendola, mentre ci dirigiamo verso l'entrata dove ci aspettavano gli altri ragazzi.

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