La serata passò tranquilla con Harry e Liam. Scoprii che quello che loro chiamavano zio, in realtà non era tale, ma lo chiamavano cosi per il semplice fatto che da quando avevano messo piede a Los Angeles si era occupato di loro.Sembravano davvero parenti, persone che si conoscevano da una vita.
Alan era una brava persona, gentile e molto simpatica devo dire. Per quello che ho capito aveva offerto un posto di lavoro a Liam, Harry e Louis proprio lì, in quel ristorante, ma poi lasciarono per continuare la scuola e tra studio e tutto il resto non avevano tempo per continuare.
Mi sono sentita a mio agio in quel posto, con quelle persone e anche se Alan fosse ancora uno sconosciuto mi ha quasi obbligata a chiamarlo 'zio' come faceva il resto dei ragazzi.
Però non ero del tutto felice: la mia mente viaggiava alle parole di Zayn e alla discussione con Liam.
Quale problema aveva poiché servivano dei soldi? E molti, molto abbastanza da combattere illegalmente e sfreggiarsi la faccia e chissà quale altra parte del corpo.
In effetti Liam si accorse della mia assenza talvolta, che mi mandava occhiate per dire 'dopo parliamo', ma non parlammo più dato che avevo molto sonno e tornai subito nel mio appartamento.
Continuavo a girarmi e rigirarmi nel letto cercando di prendere sonno, ma senza risultato.
Troppi pensieri mi passavano per la mente, da quel problema a Zayn, come mi ha ignorata per quei pochi minuti che sono stata nella loro casa fino a dirgli che ero davvero io.
Io nel senso la ragazza che voleva cercare.
Ma a quanto pare non gli importava più di tanto dal momento che non mi ha chiesto più di aiutarlo e non mi ha più accennato nulla.
Da una parte mi sentivo in colpa, una colpa che forse nemmeno mi spetta. O forse si.
Insomma, ho sbagliato e lo so. Dovevo dirgli fin dal primo giorno chi ero veramente e non ridurmi all'ultimo momento.
Non so ancora il motivo per cui mentii, forse per paura, per paura che non mi avrebbe riconosciuto, per paura che si fosse domenticato di me. Una stupida paura, a quanto pare, dato che Liam mi ha detto che parlava sempre di me e della nostra promessa.
Una cosa è certa: dovevo dirglielo.
Mi rigirari un'ultima volta nel letto vedendo l'ora del cellulare, circa le quattro del mattino.
Non avevo dormito praticamente per niente e tra poche ore sarei dovuta andare anche a scuola.
Ricordai di dover chiamare mia madre domani e nel frattempo sentii le palpebre pesanti, per poi cadere in un sonno profondo.
Sentii un rumore alquanto fastidioso che veniva dal salone, un rumore che non ne voleva sapere di voler finire.
Aprii di poco gli occhi strofinandoli con le mani e cercai per tutto il letto il cellulare.
Non appena lo trovai notai sette messaggi e dodici chiamate perse da Harry. Aggrottai le sopracciglia, cosa era successo?
Lo sguardo cadde poi sull'orario, 8.07.
Sbarrai gli occhi e mi alzai di scatto col busto, grave errore. La vista mi si annebbiò e mi venne un forte mal di testa.
E per di piú quei rumori continuavano.
Mi alzai lentamente e mi diressi verso la porta col cellulare in mano, pronta a chiamare Harry ma quando la aprii notai quest'ultimo col cellulare in mano e un'espressione preoccupata.

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Pledge || z.m ||
FanfictionUna promessa. Dipende tutto da una promessa. Ma la domanda è, la manterranno? - "Qui ho conosciuto una bambina tempo fa, si chiamava come te." Sorride, forse ricordando il passato. "Da quel momento siamo diventati inseparabili." Continua, muovendo...