Capitolo ventisei

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"Bene ragazzi, per prima cosa oggi andremo ad esplorare la natura." Esclamò la prof di scienze, che appunto, se ne intendeva di queste cose.

Cominciò a camminare verso la fitta foresta seguita da una decina di ragazzi e noi cinque.

"Hai dormito bene stanotte eh?" Ghignò Liam dandomi una leggera gomitata nel fianco.

Arrossii violentemente e mi fermai sui miei stessi passi, guardandolo. "I-io.." Balbettai cercando una scusa valida, lui in tutta risposta ridacchiò scuotendo la testa e venne vicino a me, prendendomi sotto braccio e ricominciando a camminare.

"Non devi dirmi niente." Sorrise e lo ringraziai mentalmente, rilasciando un sospiro che non ricordavo di aver trattenuto.

"Ma come mai non sei con lui?" Sussurrò per non farsi sentire dal diretto interessato, proprio di fronte a noi.

Feci spallucce mentre cercavo di evitare di inciampare tra un ramo e l'altro, "non parliamo da ieri sera" risposi a tono. Alzò le spalle e sospirai rumorosamente, tanto che Zayn si girò con uno sguardo confuso.

O incazzato.

In realtà era sempre più difficile da capire: aveva sempre queste sopracciglia aggrottate e la mascella tesa, come se non provasse nessuna emozione, eppure da bambino non era affatto cosi.

Ricordo che ero io quella ad essere sempre triste e che piangeva sempre, e lui veniva da me e diceva che non voleva vedermi così, e inventava qualsiasi cosa per farmi tornare a sorridere.

Ma ora non siamo più bambini.

Se prima piangevamo per una sgridata da parte della mamma o del papà, per un giocattolo non ricevuto, per esserci sbucciati un gomito o ginocchio, ora era per tutt'altro.

Ancora non riesco a spiegarmi perché Zayn faccia incontri di boxe, a quanto ricordo non aveva problemi in famiglia.

Mi risvegliai dai miei pensieri quando vidi Liam sventolare una mano davanti ai miei occhi. Sbattei più volte le ciglia e mi guardai intorno.

"Stai bene?" Chiese, mentre riprendevamo a camminare a passo svelto per evitare di perderci.

"Si, si." Accennai un sorriso, che però non venne ricambiato. Si fermò davanti a me e lo guardai confuso.

"Cosa?"

"Che ti prende?" Incrociò le braccia sul petto, aspettando una risposta.

"Nulla, Liam. Andiamo o rischieremo di perderci." Feci per camminare ma mi bloccò per un braccio.

"Jess." Mi richiamò. Sospirai, con lui potevo parlare, infondo sapeva tutto.

"Stavo solo pensando a quando eravamo piccoli, quella sembre triste ero io e lui ogni volta che mi vedeva piangere trovava sempre un modo per farmi tornare a sorridere. E niente..volevo solo ricambiare il favore, per una volta." Diedi un calcio ad un sassolino davanti a me, tornai a guardare Liam che mi guardò addolcito forse da ciò che gli avevo appena raccontato.

"Vorresti dirglielo, non è cosi?" Avanzò verso di me, abbassai lo sguardo annuendo una lacrima scivolò involontariamente giù per la guancia.

"Perché non lo fai allora?" Asciugò la lacrima con il dito, accarezzandomi poi la guancia.

Tirai su con il naso e tornai a guardarlo con gli occhi che mi bruciavano, "Ho paura, Lee."

Mi tirò a sè e mi strinse fra le sue braccia, cullandomi.

Avevo paura per una sua possibile reazione, non volevo perderlo proprio ora che lo avevo ritrovato.

"Piccola, non devi avere paura. Prima o poi dovrai affrontarlo, non credi? Non puoi mentirgli a vita. E non importa la sua reazione, magari potrà odiarti per non averglielo detto prima o magari sarà comunque felice di averti ritrovata. Lui tiene molto a te, intendo alla Jess che conosce lui. Tiene anche a te, ma non sa che in pratica sei la stessa persona. Dovresti dirglielo."

Pledge || z.m ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora